Un golpe pacifista a Sarajevo
Congelato Izetbegovic, un leader provvisorio (croato) tratta a Ginevra Congelato Izetbegovic, un leader provvisorio (croato) tratta a Ginevra Un golpe pacifista a Sarajevo Dai 12 «uomini e denaro» per le aree protette SARAJEVO. Un golpe «pacifista» sembra aver cambiato i rapporti di forza all'interno della leadership bosniaca. Alija Izetbegovic continua a ricoprire, ufficialmente, la carica di presidente della Repubblica, ma si va facendo sempre più pesante il ruolo ricoperto dal suo principale antagonista, il musulmano moderato Fikret Abdic. Quella di ieri potrebbe risultare come una giornata determinante per il futuro della Bosnia. La presidenza collegiale bosniaca si era riunita per decidere sull'eventuale partecipazione alla riunione che si terrà oggi a Ginevra e che discuterà il nuovo piano di pace che prevede la suddivisione del Paese in una confederazione di tre miniStati etnici. Izetbegovic era contrario alla partecipazione a questi negoziati. Ma sulla sua linea si è schierato solo Ejup Ganic. Gli altri otto membri della presidenza hanno deciso di «dire sì» a Ginevra e al termine della riunione hanno annunciato che il croato Boras era stato nominato «presidente ad interim». Sembrava che il golpe si fosse già consumato, ma dopo poche ore è giunta una rettifica: Boras si recherà a Ginevra, ma il suo ruolo sarà solo quello di «presidente della delegazione». Una «rettifica» che non modifica però la sostanza delle cose. Izetbegovic (che secondo la Costituzione dovrebbe comunque perdere fra qualche settimana la carica di Presidente) non è più l'«uomo forte» della Repubblica bosniaca. Il suo posto è stato preso da Fikret Abdic, più disponibile a trattare sulla divisione etnica del Paese. Ne fa fede una sorta di gaffe compiuta ieri da Mitterrand al vertice Cee di Copenaghen. Durante i lavori il Presidente francese ha interrotto il suo discorso per una sorta di commemorazione politica di Izetbegovic, rendendo omaggio «alle qualità dell'uomo che ha animato la resistenza bosniaca». Che il mini-golpe nei vertici bosniaci sia definitivo, è ancora presto per dirlo. Il comandante dell'esercito bosniaco (in maggioranza musulmano) gen. Rasim Delie ha dichiarato che sarà d'accordo con le decisioni della presidenza collegiale «solo se anche Izetbegovic sarà d'accordo». Sta di fatto che, da oggi, a Ginevra si apre una nuova fase della complicatissima vicenda della ex Jugoslavia. Ai negoziati parteciperanno i due promotori del nuovo piano di spartizione della Bosnia, il presidente croato Franjo Tudjman e quello serbo Slobodan Milosevic. I lavori si svolgeranno sotto l'egida dei due co-presidenti della conferenza sull'ex Jugoslavia, Thorvald Stoltenberg e David Owen. Parteciperanno alle trattative anche i leader bosniaci Mate Boban, per i croati, e Radovan Karadzic per i serbi. Il giornale di Belgrado «Borba» ha pubblicato ieri una mappa della Bosnia tripartita, come vorrebbero serbi e croati: assegna il 50% del territorio ai serbi, che attualmente ne controllano militarmente il 70%, mentre ai croati andrebbe circa il 30% e ai musulmani resterebbe un 20%. Non è una spartizione che rispecchia i dati della popolazione bosniaca prima della guerra: su 4,5 milioni di abitanti, il 44% era musulmano, il 32% serbo e il 17% croato. I serbi avrebbero messo gli occhi anche su Sarajevo: Momcilo Krajisnik, presidente dell'autoproclamato parlamento serbo bosniaco, afferma che i serbi rivendicano la zona centrale della capitale. Se resta ai musulmani, ha detto, i serbi chiederanno una compensazione sotto forma di altri territori. Ieri l'Onu ha affermato che nei prossimi sei mesi almeno 200 mila tra musulmani, croati e serbi dovranno abbandonare le proprie case. Le previsioni delle Nazioni Unite non facevano riferimento al nuovo piano di spartizione etnica che dovrebbe comportare spostamenti di popolazione ben più massicci. (e. st.] Izetbegovic (a destra) con il ministro degli Esteri danese Petersen ifoto epa]
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