Nasce la «nuova» Rai ma a colpi di fiducia di M. G.

Dibattito rovente, pds e pri con Ciampi Dibattito rovente, pds e pri con Ciampi Nasce la «nuova» Rai ma a colpi di fiducia Al Senato la Lega attacca Scalfaro E Speroni: «Il governo è squallido» ROMA. Ciampi mette la fiducia e la Lega si arrabbia, attaccando il governo, Scalfaro e le cravatte. Succede al Senato, dove la riforma della Rai va avanti a colpi di fiducia, scavalcando le migliaia di emendamenti presentati dalle opposizioni. Ciampi ha motivato la decisione, inedita per il suo governo, con la necessità di dare in fretta un governo alla Rai e di consentire altrettanto rapidamente ai senatori di dedicarsi all'esame della legge elettorale. L'aula si è spaccata: pds e pri nella maggioranza e liberali fuori, al fianco di Rete, Rifondazione, msi e Lega, il cui capogruppo Speroni, quello col laccetto da cowboy, se l'è presa col governo «squallido e meschino», per poi dilagare: «I malfattori si difendono riunendosi all'alba e chiamando a sostegno il loro capo: l'uomo del Colle, Scalfaro, che continua a rifiutarsi di sciogliere le Camere, mentre nel Palazzo le forze della reazione in giacca e cravatta, capitanate da quel Gerardo Bianco che ha imposto la cravatta, usano tutti gli strumenti per ritardare le elezioni». Lei rischia «l'accusa di vilipendio», gli ha ricordato il vice-presidente Lama. Fiato sprecato. «Esercitare il diritto di critica su mandato dei popoli del Nord è un diritto». Oggi, intanto, si riunisce per l'ultima volta il vecchio consiglio d'amministrazione della Rai. All'ordine del giorno il palinsesto della tv dei ragazzi. Scongiurata la solita scorpacciata di nomine all'ultimo momento. Il sindacato dei dirigenti Rai ha fatto la voce grossa e il direttore generale si è affrettato a smentire. Il leghista Staglieno aveva già gridato allo scandalo, sciorinando il nuovo organigramma della sede milanese, con Michele Tito capo della redazione, un «vero blitz di regime». Macché, avevano solo scherzato. In pensione, allora. Nato nell'era di De Mita e Agnes, ma sopravvissuto ottimamente all'avvento del Caf e di Pasquarelli, il consiglio era ormai scaduto da anni. Cederà il passo a un comitato di garanti che Spadolini e Napolitano nomineranno a cavallo del prossimo week-end, non appena il Senato avrà licenziato la legge già approvata dalla Camera. Ma qual è l'identikit del consigliere che piace al tandem istituzionale? Di sicuro, per non incorrere nel sospetto di una lottizzazione mascherata, i presidenti delle camere escluderanno dalla rosa dei papabili i giornalisti e gli ex giornalisti della Rai, per non parlare dei politici. Porte aperte, invece, a professori universitari, magistrati, economisti, esperti di bilancio e di strategie aziendali. Fra i nomi sondati, tutti illustri, anche qualcuno conosciuto al grande pubblico, come quello di Umberto Eco. Per lui sarebbe un ritorno agli anni della gioventù, quando con Furio Colombo ed altri intellettuali costituì il primo (i maligni aggiungono «unico») trust di cervelli della tv di Stato. Per la poltrona di direttore generale, che Pasquarelli lascerà in anticipo di due mesi rispetto alla pensione, restano in lizza due accoppiate: FabianiLocatelli, graditi all'azionista Prodi, e Guerzoni-Zaccaria, sponsorizzati dalla nomenklatura interna che teme salti nel buio. Per quel che vale, in testa a tutti i pronostici c'è Roberto Zaccaria, al quale potrebbe però nuocere l'eccessiva caratterizzazione politica (sinistra de). Come cambiano i tempi... [m. g.]

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