L'infermiere-killer condannato a 28 anni

^infermiere-killer condannato a 28 anni Milano, il pm aveva chiesto l'ergastolo, dopo la sentenza è scoppiato in lacrime: sono innocente ^infermiere-killer condannato a 28 anni Iniezioni letali a due pazienti per le mance dall'impresa funebre MILANO DALLA REDAZIONE La condanna è pesante: 28 anni. E l'infermiere killer del Fatebenefratelli, Antonio Busnelli, scoppia in lacrime. E' sempre stato tranquillo durante il processo, si è sempre proclamato innocente. Adesso si aggrappa alle sbarre, si protende verso la moglie, la figlia, i parenti. La sentenza è pesante, anche se la corte non ha accolto la richiesta dell'ergastolo, avanzata dal pubblico ministero Gianni Griguolo. «Responsabile - è il verdetto - di omicidio per la morte di Ida Guardamagna: condannato a 21 anni. Responsabile del tentato omicidio di Giuseppe De Marchi: condannato ad anni sette». Il tutto, secondo l'accusa, per procurare nuovi «clienti» alle imprese di pompe funebri pronte a versare una mancia al Busnelli per ogni segnalazione di decesso. Antonio Busnelli, in sostanza, è stato ritenuto responsabile di aver attentato, in due occasioni, alla vita di Giuseppe De Marchi, ricoverato al Fatebenefratelli. L'infermiere avrebbe iniettato al paziente un farmaco con l'obiettivo di provocare una crisi cardiaca. I medici, in quest'occasione, riuscirono ad evitare al momento il peggio ma pochi giorni dopo la seconda iniezione, De Marchi morì. E sei giorni dopo quel decesso, l'8 maggio del '90, si verifica al Fatebenefratelli un'altra morte sospetta. Ida Guardamagni arriva in rianimazione e muore tre quarti d'ora dopo. Troppe analogie con il decesso del De Marchi, qualche indizio sospetto confermato dalle analisi. Eppoi ci sono le fiale, cinque fiale vuote di un far- maco che nessun medico aveva prescritto. E i riflettori si spostano sul Busnelli: lui ha armeggiato con una siringa vicino ai due pazienti; lui, circondato dalla fama di jettatore sia per l'alto indice di mortalità durante i suoi turni di guardia («una volta - disse un medico - morirono due pazienti su tre a lui affidati») sia per i rapporti con le pompe funebri. «Sì - ha confermato lui in udienza - avevo rapporti con loro, perché lo stipendio era quello che era». All'ospedale, del resto, lo chiamano non a caso il «becchino». E, a favorire questa fama sinistra, c'è pure la circostanza che il Busnelli aveva un doppio lavoro: guidare i carri funebri. Tra l'altro pure il carro dell'ultimo viaggio del De Marchi... «Anche questo - sillaba nella sua arringa finale il pubblico ministero - serve a descrivere il clima allucinante di questa vicenda», condita di omertà e di denunce insabbiate di colleghi. Ma Busnelli, va rilevato, ha sempre sostenuto la sua innocenza. "W L'ospedale Fatebenefratelli

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