Nel plastico messaggio a Gonzàlez di Mimmo Candito
Nel plastico messaggio a Gonzàlez Nel plastico messaggio a Gonzàlez L'obiettivo è sabotare le trattative socialisti-baschi ATTENTATO AL GOVERNO E RANO scesi in campo tutti i protagonisti, per le elezioni di domenica 6, in Spagna: Gonzàlez e Aznar, naturalmente, e i partiti in lotta, ma anche la crisi economica, i 3 milioni di disoccupati, la corruzione, i sindacati e la confindustria, il vecchio Carrillo, il manifesto degli intellettuali, perfino il fantasma artritico di Franco. C'erano tutti, ognuno al proprio posto, secondo copione; uno soltanto mancava: la mala pianta del terrorismo. L'intorbidamento del voto che si temeva per la minaccia di attentati era mancato, e lo scontro politico aveva potuto rispettare le regole della scelta senza le pressioni della paura (anche se Franco, alla fine, un peso decisivo lo ha gettato sulla coscienza pavida di molti indecisi). Quell'unico assente dello spettacolo è comunque arrivato, ieri mattina, con i due attentati di Madrid: e pretende subito di imporre la propria presenza a tutti gli altri comprimari. Da quando i francesi hanno deciso di bruciar via le loro vecchie tradizioni di tolleranza e di scarso impegno poliziesco sulla bellissima fascia di terre verdi che va da Biarritz fino alla frontiera di San Juan de Luz, i «santuari» che l'Età aveva formato nel Paese Basco Francese sono diventati un colabrodo, ed è crollato l'intero retroterra di appoggio logistico e di complicità, solidarietà, passione nazionalista, che sempre aveva coperto l'attività militare degli etarra in Spagna. Un intreccio non sempre chiaro di volontà negoziali e di interessi politici ambigui aveva poi accompagnato, in questi ultimi anni, il progetto di una «uscita pacifica» dalla logica delle armi: più volte gli emissari del governo avevano incontrato, ad Algeri, a Santo Domingo, anche sulla Sierra di Madrid, uomini e capi della struttura armata basca. Era dunque mutato profondamente lo scenario nel quale si muovevano i commandos dell'Età, e la somma delle due novità - la perdita dei santuari, e l'avvio di un negoziato - aveva inciso aspramente sulla compattezza dell'organizzazione nazionalistica. Non c'erano stati, l'anno scorso, i temuti attentati alle Olimpiadi di Barcellona, all'Expo universale di Sevilla, al treno su- perveloce Ave; e l'ultimo colpo mortale dell'Età, dopo lo smantellamento successivo di alcuni gruppi di fuoco caduti nella rete della polizia, era ormai di sedici mesi fa. Senza grandi illusioni, si faceva comunque strada la probabilità che andasse riducendosi lo spazio dell'ala militarista dell'Età, e che si avvicinasse il tempo per una pacificazione dell'antico contenzioso tra lo Stato nazionale e le rivendicazioni indipendentiste. Le due autobombe di ieri mattina valgono soprattutto per il loro significato strettamente politico. Sono, in pratica, come un tragico messaggio inviato a due destinatari. Il primo destinatario è certamente interno all'Età, ed è formato da quell'ala meno intransigente («disfattista» la chiamano i militaristi) che considera chiuso un ciclo storico e vuole avviare un negoziato autentico con il governo, pronta a pagare oggi il costo del compromesso. In questo, non ci sono grandi novità: il ricordo delle ultime vicende delle Brigate rosse può spiegare bene, all'osservatore italiano, le dinamiche che si interpongono nelle fasi finali di una lotta armata. Anche a Madrid, dunque, si prepara una resa dei conti, che è dovere del governo - e delle forze politiche basche - rendere ora la meno tragica possibile. Lo stesso governo di Madrid e i partiti di Bilbao e Guipùzcoa sono poi i secondi destinatari del messaggio mortale di ieri mattina. Il voto di domenica 6 ha per la prima volta posto il psoe (cioè un partito «nazionale», non basco, anche se in alleanza con una forza locale, la Euzkadiko Ezkerra) in testa alle preferenze del Paese basco, penalizzando tutti quei partiti che, moderati o intransigenti, sono comunque portavoce diretti delle rivendicazioni autonomistiche della regione. Ma soprattutto sconfitto è apparso il partito Herri Batasuna, che rappresenta nello scenario parlamentare gli obiettivi fondamentali della lotta armata: Hb ha perso due seggi, ha perso il controllo di Guipùzcoa, ha dovuto contare che la somma dei voti dei partiti «spagnolisti» equipara per la prima volta i risultati dei partiti abertzales. Mentre Gonzàlez sta tentando un difficile accordo per la formazione di un governo - un accordo nel quale il partito moderato basco pnv può avere un ruolo molto importante - far esplodere due bombe omicide a Madrid significa perciò voler comunicare: agli «spagnolisti», che bisogna far sempre i conti con chi ha tuttora le armi in mano, e può continuare a uccidere, dovunque e in qualsiasi momento; ai politici baschi, che intraprendere la strada dell'accordo con Madrid è una scelta che costerà altro sangue e altra violenza. In un'Europa segnata amaramente dal complesso di colpa e dall'impotenza che le stragi nella ex Jugoslavia hanno messo a nudo, mescolando le velleità politiche delle cancellerie e le tensioni incontrollabili dei nazionalismi, due esplosioni di un mattino di quasi estate a Madrid risuonano di un'eco sinistra. A Madrid la risposta dev'essere ferma, e politica; e immediata. Mimmo Candito II premier spagnolo Gonzàlez: poco dopo la rielezione i terroristi dell'Età lo «avvertono» con una strage nel centro della capitale
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