Per l'economista il prelievo del 15% sugli enti previdenziali è un autogol di Francesco Forte
Per l'economista il prelievo del 15% sugli enti previdenziali è un autogol DISAVANZO & TASSE Per l'economista il prelievo del 15% sugli enti previdenziali è un autogol Italia, 22 anni di finanza allegra Monti accusa: così si distrugge il risparmio ROMA Va male. E non da oggi. Ventidue anni di anomalie del bilancio dello Stato vengono denunciate da Mario Monti, rettore dell'università Bocconi. Il disastro della finanza pubblica italiana non consiste solo, secondo l'economista, nella dimensione del debito, superiore al prodotto interno lordo mentre nel resto della Cee è pari al 60%. Il problema è rappresentato dal fatto che il disavanzo deriva in gran parte dalla spesa corrente, sostenuta per il funzionamento dello Stato, dal pagamento degli stipendi all'acquisto di beni. Il convegno dell'Arie, l'Associazione tesorieri di istituzioni creditizie, conclusosi ieri all'Hotel Excelsior, ha offerto l'occasione per approfondire i guai dell'economia italiana. Monti, che è stato a un passo dall'entrare nel governo di Carlo Azeglio Ciampi, ha ricordato come il deficit sia cresciuto a dismisura dal 1971. E così «in Italia il disavanzo pubblico ha assorbito il 43,8% del risparmio privato e, da solo, il disavanzo corrente ha assorbito, anzi ha distrutto, il 25,8% di tale risparmio». Il rettore della Bocconi ha compiuto un'analisi impietosa: ha sostenuto che il «coefficiente di distruzione del risparmio» è stato pari a 7,2 volte quello del resto della Cee. E a giudizio dell'economista sia i documenti di politica economica sia l'opinione pubblica non danno «ancora la necessaria attenzione» al problema del disavanzo corrente. L'obiettivo della politica di bilancio dovrebbe invece essere «l'azzeramento del disavanzo, salvo modeste oscillazioni in relazione al ciclo economico». Per Monti «l'indebitamento dovrebbe essere consentito solo per le spese in conto capitale» sostenute per gli investimenti pubblici o per favorire quelli privati. Solo negli ultimi dieci anni, ha osservato l'economista, il debito pubblico è cresciuto di un milione e 230 mila miliardi, ma oltre la metà di questa somma è stata impiegata «a fronte del nulla» perché il ricavo dei privati è stato consumato o ridistribuito nel settore pubblico. Le preoccupazioni di Monti riguardano anche il presente. L'economista giudica negativamente il vincolo imposto agli enti previdenziali di girare allo Stato il 15% delle loro disponiblità: questa misura viene contestata perché avrebbe «la funzione di favorire il disavanzo e non quella di ridurlo» e «estende la logica della coercizione fiscale al settore finanziario». Al convegno dell'Atic si è anche discusso a lungo sui rapporti tra banche e imprese. Monti si è detto preoccupato per il permesso accordato agli istituti di credito di entrare nel capitale delle industrie: «La modifica - ha detto - può portare ad un sistema bancario e a un sistema economico basato più sulla cultura amministrativa che su quella di mercato». D vicedirettore generale della Banca d'Italia Tommaso Padoa Schioppa, pur condividendo i timori, ha confermato il giudizio positivo sulla svolta approvata dall'istituto di vigilanza: «Tali preoccupazioni devono averle i banchieri. Non ritengo che queste preoccupazioni debbano essere tradotte in una tutela della banca da certi pericoli», [r. ipp.] Il ministro delle Finanze Franco Gallo Mario Monti Il senatore del psi Francesco Forte
Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Franco Gallo, Mario Monti, Tommaso Padoa Schioppa
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