Torino-Milano

Torino-Milano AL GIORNALE Le valigie di Consolo e le meraviglie nascoste delle donne «Caro Vigorelli, stupidi sono i trasformisti» Nel contesto di una intervista di Claudio Altarocca, apparsa ieri sulla Stampa, alla domanda «Vincenzo Consolo ha dichiarato che se a Milano vince la Lega, lui fa le valigie e se ne va. Che cosa gli risponde?», il critico Giancarlo Vigorelli così risponde: «Prendi le tue valigie e vai - gli dico -. Ci fai molto piacere. Stupido!». Io credo che la stupidità appartenga al potere, all'anarchia e alla cecità del potere (il recente crollo di un certo regime politico nel nostro Paese ne è la prova); credo che appartenga soprattutto agli insetti, alle zecche che del corpo, del sangue corrotto di quel potere si sono nutriti. Credo che la stupidità appartenga ai trasformisti, a quelli che abdicano alla idealità e ubbidiscono alla opportunità, alla personale, meschina convenienza. Prendo atto che Giancarlo Vigorelli, frequentando il professor Miglio, simpatizzando per i leghisti, ne ha adottato lo spirito e il linguaggio, ha adottato l'intolleranza e l'insulto. Io non insulto a mia volta il Vigorelli. Il Vigorelli si insulta da sé. Apprendo dall'intervista sopra citata che il critico compirà lunedì ottant'anni. Constato che invecchiando peggiora. Auguri! Vincenzo Consolo Milano Non soltanto «natiche deliziose» Sulla maggioranza dei mass media è ormai costume diffuso di dare vistoso e quasi compiaciuto rilievo al riconoscimento della liceità di comportamenti liberi in fatto di morale, in nome della libertà di opinione (diventata praticamente licenza) e a seguito del supposto crollo di tutti i tradizionali antichi valori, mostrando una certa sufficienza nei confronti di chi osa esprimere al riguardo qualche perplessità sull'andazzo generalmente diffuso. Nessuno nega che «il corpo femminile sia meraviglioso» e da apprezzare, come del resto molte altre cose del Creato, ma non è un bel nudo l'unico aspetto, né il più importante, a dover essere quasi esclusivamente e ossessivamente offerto in pasto quotidiano a plebi bisognose di tutto, fuorché di intensive eccitazioni erotiche. Tanto più che l'esibizione viene al solito presentata non nel suo spontaneo atteggiamento naturale o artistico, ma con sapiente e raffinata malizia, in modo da renderla molto più appetibile che nella realtà e tale da suscitare pulsioni ben oltre i desideri umanamente e normalmente presenti nell'individuo. Una donna va apprezzata nella sua nobile integrità (bellezza, virtù, grazia, intelligenza, sentimento, cultura, serietà, operosità ecc.) e non ridotta soltanto a due «natiche deliziose» atte a soddisfare le voglie del maschio. Emilio Cerrato Genova Pubblica istruzione fra tagli e sprechi Sono un insegnante di liceo, ho trentaquattro anni e insegno da otto (cattedra per concorso ordinario). Ho molto apprezzato il discorso sulle spese dello Stato che il presidente Oscar Luigi Scalfaro ha fatto in occasione della festa della Marina Militare (quello, per intenderci, «del cilindro e delle braghe di tela»). Forse è un discorso che andrebbe ripetuto e «allargato». Il governo Ciampi (nel quale il ministero della Pubblica Istruzione è uno dei pochi che non ha subito forti cambia- menti) prevede tagli al settore scolastico, che si riverseranno soprattutto sugli stipendi dei giovani insegnanti, sul blocco del «turn-over», sulla quasieliminazione dei supplenti temporanei (quelli che finora hanno salvato gli anni scolastici in cambio del solo stipendio di un contratto a termine, cioè gli unici che hanno applicato una «filosofia del lavoro» che in altri Paesi è normale, ma che in Italia è atipica), sull'aumento del numero di alunni per classe. Può darsi che siano provvedimenti necessari. Ma confrontiamoli con quanto segue: - La dubbia efficienza della parte centrale della Pubblica Istruzione. - L'entità delle spese per gli stipendi e le missioni degli ispettori tecnici, sulla valutazione di alcuni dei quali è lecito nutrire seri dubbi. -1 «gettoni» annuali concessi ai presidi quando nelle loro scuole si organizzano corsi di aggiornamento (attenzione: non quando loro li gestiscono o li tengono: quando li «organizzano» nelle loro scuole). - L'enormità dei gettoni lordi per universitari e ispettori nei corsi di aggiornamento. Tali spese sono così alte da indurre molti provveditori e presidi a preferire «corsi di serie B» (ma saranno poi tali?) tenuti da insegnanti e presidi di buona volontà, perché altrimenti, nel caso di chiamata dei suddetti esperti, i soldi a disposizione si esaurirebbero nel corso di uno-due incontri. - 48 miliardi annui, pari a circa 1656 stipendi annui lordi di un insegnante come me, spesi per libri e riviste dalla Pubblica Istruzione. Provo dunque a chiedere non una «picconata», né un discorso retorico, ma un semplice invito a una maggiore razionalità e giustizia sociale. Paolo Bertini La Spezia «La Einaudi deve restare a Torino» Siamo stati invitati come Consiglio d'azienda della Giulio Einaudi Editore a partecipare lunedì 14 corrente mese alla trasmissione Milano, Italia, durante la quale ci è stato consentito un piccolo intervento. Letto attentamente il resoconto della trasmissione pubblicato martedì 15 giugno, con stupore abbiamo constatato che il problema «Einaudi» non aveva richiamato l'attenzione dell'articolista, nonostante il forte ed esplicito impegno dichiarato dall'on. Novelli, che ha già presentato addirittura una interpellanza parlamentare, e dall'ing. Castellani, che ha inserito la difesa dell'Einaudi nei suoi eventuali futuri compiti. Siamo convinti che Torino non debba diventare una città «ex» sotto tutti i punti di vista, come giustamente ha fatto ri¬ saltare il conduttore Riotta, e che la difesa dell'Einaudi, e di una Einaudi torinese, non stravolta dagli smembramenti, faccia parte integrante di questo progetto. Non si dimentichi che nella settimana del Salone del Libro abbiamo raccolto più di seimila firme di solidarietà per mantenere l'Einaudi a Torino: hanno firmato i torinesi, ma non soltanto loro, anche visitatori da fuori. Sono tutte persone convinte che il futuro della città non può né deve passare attraverso le alchimie combinatorie, le fusioni di impresa a scopi puramente finanziari, ma attraverso la difesa della specificità creativa e quindi innovativa di aziende «vere», autentiche, che hanno già, come la nostra, ampiamente dimostrato, con gli sforzi e la professionalità di tutti coloro che vi lavorano, come si può fattivamente operare per la cultura e in definitiva la salvezza e il rilancio di Torino. Il consiglio di azienda dell'Einaudi Torino «Esistiamo da sempre nelle cellule degli avi» Sono d'accordo con Gian Piero Bona (lettera al giornale pubblicata il 12 giugno) circa il concetto di reincarnazione. Io credo nel samsara, cioè la reincarnazione come la chiamano gli indiani. Siamo sempre esistiti come cellule nei corpi dei nostri avi. Quando nasciamo, somigliamo ai nostri genitori e da loro ereditiamo pregi e difetti, compresa la predisposizione a certe malattie. Anche per la religione cristiana noi, dopo la morte, torneremo a vivere nel Regno di Dio. Dante Lo Piano Faenza (Ravenna)