Due indagini indipendenti denunciano gravi omissioni da parte di polizia e giudici di Tito Sansa

Due indagini indipendenti denunciano gravi omissioni da parte di polizia e giudici Due indagini indipendenti denunciano gravi omissioni da parte di polizia e giudici «Riaprite l'inchiesta su Dubcek Non fu incidente ma omicidio» LA MORTE DELL'EROE DI PRAGA '68 ABUDAPEST LEXANDER Dubcek, l'ex segretario del partito comunista cecoslovacco, eroe della «Primavera di Praga» nel '68, morto il 7 novembre scorso in seguito a un misterioso incidente stradale avvenuto due mesi prima, sarebbe stato assassinato. La voce circolava da mesi a Bratislava, capitale della neonata Slovacchia, ma ora ha preso contorni precisi, la avallano decine di indizi raccolti (indipendentemente) da uno storico slovacco democristiano, Kalman Janics, e da un avvocato del partito socialdemocratico, Liboslav Leksa. Dubcek stesso, che rimase cosciente durante quasi tutti i 70 giorni intercorsi tra l'incidente» (così scrivono usando le virgolette i giornali slovacchi) e la sua morte, ha manifestato dubbi e sospetti: al figlio Pavel, medico, e allo stesso presidente della Repubblica ceca, Vaclav Havel, suo amico e compagno di lotta in «Charta 77», che lo visitò al capezzale. «Due sconosciute automobili nere del tipo 613 ci hanno seguito costantemente ad alta velocità e a distanza ravvicinata» aveva raccontato Dubcek, aggiungendo che durante il viaggio il suo autista Jan Reznik gli aveva «versato un caffè». Due circostanze apparse strane alla vittima, sulle quali non si è mai indagato, afferma il dottor Janics, intervistato nella sua casa di Galanta, presso Bratislava, dal quotidiano conservatore ungherese «Magyar Nemzet». Con paziente lavoro di ricerca, Kalman Janica ha raccolto 40 indizi che inducono a sospettare che Dubcek sia stato ucciso. I più probanti: il ferito Alexander Dubcek giaceva, dopo la sbandata della sua Bmw sull'asfalto bagnato, più di 15 metri «davanti» alla macchina, le cui portiere erano tutte chiuse e i cui vetri, salvo quello posteriore, erano intatti. «Escludo categoricamente che una sola porta della macchina possa essersi aperta» ha detto al giornale «Nerodna Obroda» l'ingegner Preschke, della Bmw di Monaco di Baviera, al quale è stato vietato di fare la perizia tecnica sulla vettura. La quale macchina non è stata fotografata sul luogo dell'incidente ed è scomparsa per alcuni mesi. E ancora: la valigetta in cui Alexander Dubcek aveva documenti di accusa al Kgb sovietico circa gli avvenimenti praghesi del '68 (documenti che l'ex segretario del partito comunista avrebbe dovuto portare a Mosca pochi giorni dopo) è stata riconsegnata alla famiglia vuotata delle carte compromettenti, mai più ritrovate. Sparita l'automobile, spariti i documenti, scomparsi due dei tre testimoni accorsi subito dopo l'incidente (il terzo ha fatto una deposizione timorosa) gli inquirenti non hanno mai interrogato Dubcek finché era cosciente e si sono rifiutati perfino di sentire le persone che lo avevano avvicinato in ospedale, tra cui il figlio medico e il presidente ceco Vaclav Havel. C'è poi un altro mistero che fa pensare a una possibile manomissione della Bmw. La mattina prima del viaggio fatale l'autista Jan Reznik, benemerito del partito, scomparve per un'ora - dalle 6 alle 7 - con la vettura e si è sempre rifiutato di dire dove fosse btato. Una riapertura del processo all'autista Jan Reznik, la cui condanna a un anno di reclusione è stata confermata da un tribunale militare ceco, viene chiesta dall'avvocato Liboslav Leksa, i cui sospetti di assassinio si basano su elementi completamente diversi. Indiziato è - secondo quanto ha detto al settimanale «The European» - lo stesso autista Jan Reznik, rimasto quasi incolume, noto per la sua guida pessima e spericolata. Tanto rischiosa che l'ex vice ministro degli Esteri cecoslovacco Rudolpk Fiskus, attuale ambasciatore slovacco a Vienna, lo rifiutò perché «pericoloso», tanto che lo aveva «fatto tremare di paura». Secondo Leksa questo «autista pericoloso» sarebbe stato destinato appositamente a Dubcek dai servizi segreti cecoslovacchi. Tanto lo storico Janics quanto l'avvocato Leksa chiedono la riapertura dell'inchiesta sulla morte di Dubcek, e ambedue si domandano «cui prodest?», a chi serviva. Secondo il giornale ungherese «Magyar Nemzet», siccome Dubcek «era l'unico politico slovacco di rango internazionale che si opponeva alla divisione della Cecoslovacchia, i motivi della sua morte sono da trovare in questa direzione» (cioè tra i separatisti slovacchi). Secondo «The European» invece «le autorità slovacche desiderano mettere una pietra sulla vicenda, per il futuro delle buone relazioni tra la Slovacchia e la Repubblica ceca» (facendo insomma sospettare di quest'ultima). A Bratislava la popolazione e i giornali continuano a dubitare e chiedono chiarezza. Tito Sansa Non si fece luce sulle due auto nere che seguivano la sua su un cane non richiesto e una valigia sparita Lo scomparso leader della Primavera di Praga e la sua auto dopo l'incidente