I musulmani di Bosnia: apocalisse chimica per l'Europa

I musulmani di Bosnia: apocalisse chimica per l'Europa EX JUGOSLAVIA «Negli impianti di Tuzla abbiamo veleni sufficienti per distruggere ogni forma di vita». La Krajna vota l'unione a Belgrado I musulmani di Bosnia: apocalisse chimica per l'Europa La minaccia via fax alle Nazioni Unite per porre fine all'assedio serbo di Gorazde SARAJEVO. I musulmani bosniaci dell'enclave di Tuzla hanno minacciato ieri di distruggere con armi chimiche «ogni forma di vita nella quasi totalità dell'Europa», se i serbi non porranno fine all'assedio di Gorazde entro stamattina. La notizia è stata resa nota da Radio Sarajevo. Un responsabile militare di Tuzla, secondo l'emittente controllata dai musulmani, ha inviato un fax al Consiglio di Sicurezza dell'Onu in cui si sostiene che «è stato messo a punto un piano e sono stati approntati sufficienti quantitativi di cloro e di altre sostanze chimiche per annientare ogni forma di vita in Europa». Tuzla, una delle sei «zone protette», è un centro industriale della Bosnia settentrionale ed è sede di un importante complesso chimico dove possono essere immagazzinati notevoli quantitativi di cloro. Recentemente, alcune organizzazioni ambientaliste avevano sostenuto che l'impian¬ to - nel caso di un incidente - potrebbe costituire una minaccia per tutto il bacino del Mediterraneo. Il fax inviato all'Onu - secondo Radio Sarajevo - reca la firma di Hazim Sadic, il comandante del secondo corpo d'armata bosniaco. «Non possiamo comprendere l'ipocrisia e la scarsa sensibilità verso la sofferenza umana e il genocidio - afferma il testo -, in particolare nelle regioni che voi stessi avete proclamato "zone protette"». Sadic aggiunge che entro le 8 di stamattina «un numero significativo di Caschi Blu dell'Onu deve entrare a Gorazde assieme a convogli di aiuti umanitari per la sua popolazione». «Dopo la scadenza dell'ultimatum - aggiunge - faremo ricorso ai rimedi più estremi per porre fine alla nostra e alla vostra sofferenza». Centinaia di persone sono rimaste uccise negli ultimi giorni, nel corso dell'offensiva serba at¬ torno a Gorazde, dove si sono concentrati 70 mila profughi. Anche ieri le artiglierie serbo-bosniache hanno martellato l'enclave musulmana. Un osservatore militare norvegese dell'Onu è rimasto ferito, mentre altri quattro Caschi Blu (di nazionalità spagnola) sono dispersi: il loro veicolo blindato è precipitato nel fiume Neva. E intanto, decine di migliaia di serbi della Krajina di Knin - il territorio della Croazia centro-meridionale dove è stata unilateralmente proclamata una Repubblica indipendente - si sono recati ieri alle urne per decidere in un referendum se unirsi alla cosiddetta «Repubblica serba di Bosnia», mentre il primo ministro croato Nikica Valentie ha escluso ogni intervento militare dell'esercito croato e la città dalmata di Zara, a circa 15 chilometri dal territorio occupato dai serbi, è stata colpita dall'artiglieria. Gli osservatori sono sicuri che il risultato del referendum, che continuerà anche oggi, sarà ad ampia maggioranza per l'unificazione del territorio con la regione serba della Bosnia Nord-orientale. Ma gli scontri continuano: a Sarajevo un portavoce dell'Onu ha riferito che, nonostante la tregua entrata in vigore l'altro ieri, almeno una ventina di persone sono rimaste ferite dal fuoco dei cecchini. Sempre ieri, Radio Croazia ha segnalato violenti combattimenti tra croati e musulmani a Kiseljak e Novi Travnik, nella Bosnia centrale, nei quali sarebbero rimaste uccise 13 persone e altre 30 ferite. I disordini sconvolgono anche Belgrado, dove 10 mila persone hanno sfidato il divieto della polizia e sono scese in piazza per chiedere la scarcerazione del leader dell'opposizione Vuk Draskovic e le dimissioni del presidente serbo Slobodan Milosevic. II ministro degli Esteri della Federazione jugoslava, Vladislav Jovanovic, intanto, ha affermato che il nuovo piano per la Bosnia che sta per essere proposto da serbi e croati non prevede lo smembramento dell'ex Repubblica jugoslava. Secondo Jovanovic, la Bosnia Erzegovina «sarà una confederazione o una federazione di tre regioni, senza modifiche alle sue frontiere», [e. st.] ti presidente bosniaco Izetbegovic e a destra il corteo che a Belgrado ha chiesto la liberazione di Draskovic (FOTO REUTER)

Persone citate: Draskovic, Hazim, Izetbegovic, Jovanovic, Neva, Slobodan Milosevic, Vladislav Jovanovic, Vuk Draskovic