Rivela all'amico le mazzette

Funzionario Cis nei guai per una confidenza sull'appalto per la discarica di Cavaglià: «Pagai tre politici» Funzionario Cis nei guai per una confidenza sull'appalto per la discarica di Cavaglià: «Pagai tre politici» Rivela all'amico le mazzette Ma poi nega davanti al giudice: arrestato Un ex impiegato del Cis (azienda del gruppo Fiat) è stato arrestato ieri pomeriggio per falsa testimonianza. A mettere nei guai Luigi Cima, in pensione da pochi mesi, sarebbe stato un racconto fatto ad un amico nell'estate del '91: «Sai, ieri ho consegnato in Provincia, a Vercelli, tre buste, destinate ad esponenti politici. C'erano dentro rispettivamente 500, 400 e 200 milioni». Altro non aveva voluto aggiungere. Le mazzette sarebbero state pagate per agevolare l'appalto per la discarica nel Comune di Cavaglià. Qualche tempo dopo l'amico gli aveva chiesto notizie sui destinatari di quelle buste, ma Cima avrebbe risposto: «Tra poco vado in pensione e preferisco vivere tranquillo». La vicenda è approdata, non si sa per quali vie, in procura. Il pm Ferrando ha raccolto prima la testimonianza dell'amico, poi ha interrogato Cima. L'ex impiegato ha negato: «Non so nulla di questa storia, mai parlato di mazzette». E' stato messo a confronto con l'amico che ha riconfermato la sua versione. A quel punto Cima avrebbe esclamato: «Ma sì, forse l'ho detto. Ma era soltanto una battuta. Mi sono vantato di aver pagato i politici per i quali non ho mai nutrito molta simpatia. Niente di più». La versione dell'ex impiegato non ha convinto il pm Ferrando e neppure il procuratore aggiunto Maddalena. Cima è stato lasciato per un'ora in un ufficio, a meditare sulle sue dichiarazioni. Non ha cambiato idea ed è stato accompagnato alle Vallette. Luigi Cima non è la prima vittima dell'inchiesta sulla discarica di Cavaglià, uno degli episodi elencati dall'amministratore della Fiat Cesare Romiti nel memoriale consegnato ai magistrati. Il 29 maggio è finito in carcere per concussione il consigliere regionale psi Nereo Croso, uomo di punta del partito socialista in Valsesia, fedelissimo di Beppe Garesio. Avrebbe preteso una tangente di 400 milioni dalla Fisia, un'altra società del gruppo Fiat Impresit. E dopo Croso è finito nei guai Beppe Garesio, raggiunto da un avviso di garanzia per concorso in concussione. Mentre il pm Ferrando interrogava Cima, nell'ufficio accanto il collega Corsi sentiva come teste l'ingegner Sergio Pininfarina. Il noto industriale è arrivato in via Tasso poco prima delle 17 e vi si è trattenuto un'ora e mezzo. Top secret l'argomento del colloquio. Si sa soltanto che è stato sentito come «persona informata sui fatti». Quali? Una vecchia vicenda che risalirebbe al 1980. L'avvocato Mauro Nebiolo Vietti (foto a sinistra) e Nereo Croso consigliere regionale del psi (qui a fianco)

Luoghi citati: Cavaglià, Cis, Comune Di Cavaglià, Vercelli