Lelouch tre fedi un pastrocchio di Lietta Tornabuoni

Non convince «La belle histoire», reincarnazione e amore con Beatrice Dalle PRIME CINEMA Non convince «La belle histoire», reincarnazione e amore con Beatrice Dalle Leloudi, tre fedi, un pastrocchio Duemila anni fa Lanvin è un Gesù tormentato oggi è un gitano proprietario di un Luna Park NELLE tre ore e un quarto d'uno dei suoi film più ambiziosi e peggio riusciti, Claude Lelouch riversa le tre fedi che a quasi sessant'anni son diventate per lui essenziali. La prima è la fede nella metempsicosi, nella reincarnazione delle anime in diversi corpi successivi nel corso del tempo: una convinzione già espressa in altre sue opere. La seconda è la fede nello spettacolo, presente in questo film in tante sue forme: cinema, corrida, musica, canto, danza, fiera, teatro di marionette, Luna park. La terza è la fede nella virtù dell'esagerare, di mettere in piedi progetti cinematografici folli e costosissimi, di sfidare il pubblico, di proporre ogni estremismo o irrazionalità pur di non fare il solito cinema prevedibile, ripetitivo, gretto e senza desiderio degli Anni Novanta. Fedi legittime, si capisce: ma stavolta è andata male. La «bella storia» del titolo non è bella, il copione megalomane e romantico scritto dal regista ha un effetto d'accumulazione confusa, l'incomprensibilità della vicenda è accentuata da tagli improvvidi, la generosità di ideazione si muta in velleità. Naturalmente ci sono momenti spettacolari anche ammirevoli, Lelouch sa fare il suo mestiere: però sommersi in un pastrocchio pretensioso. La vicenda altalena dal primo secolo al presente; dalla Palestina dei tempi di Gesù (girata in Israele) a Nìmes e alla Francia contemporanea; da un ghetto in cui i centurioni romani tengono segregati criminali, cenciosi, lebbrosi, vecchi, malati, ribelli destinati a una morte imminente a un castello in cui un gitano principesco raccoglie a vivere tutta la sua gente. Quasi duemila anni fa Gerard Lanvin è un Gesù tormentato, oggi è Jesus il gitano, torero, incarcerato con l'inganno, proprietario d'un Luna Park; Beatrice Dalle è la donna che lo ama, da sempre e per sempre; Vincent Lindon è prima un centurione, poi un poliziotto. Tra la guerra del Golfo vista alla tv, un incidente aereo provocato che elùnina diversi personaggi, oggetti d'arte rubati messi all'asta, saggi burattinai e cultura zingara, è sempre presente l'ape: protagonista mitica, simbolo di umanità e regalità, del Verbo, dell'anima che ha lasciato il corpo. E sono numerosi i motti sentenziosi, «La morte ha più fantasia della vita», «Al mondo nulla finisce, tutto continua». Lietta Tornabuoni LA BELLE HISTOIRE di Claude Lelouch con Gerard Lanvin, Beatrice Dalle Vincent Lindon, Marie-Sophie L. Patrick Chesnais Drammatico. Francia, 1991 Ideal di Torino; Capranlca, Excelsior, Maestoso di Roma Beatrice Dalle e Vincent Lindon in una scena di «La belle histoire»

Luoghi citati: Francia, Israele, Palestina, Roma, Torino