Caos a Baku tornano i comunisti

L'ex brezneviano Aliev al governo mentre la capitale azera è assediata dai ribelli L'ex brezneviano Aliev al governo mentre la capitale azera è assediata dai ribelli Caos a Baku: tornano i comunisti 7/presidente Elcibej in fuga MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Gheidar Aliev, l'ex numero uno comunista ai tempi dell'Azerbajgian sovietico, è tornato al potere a Baku in una situazione da colpo di Stato, ma ancora confusa e dagli esiti per ora imprevedibili. Il colpo di scena è avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì, sembra durante drammatici incontri tra il presidente Abulfaz Elcibej e i ministri della Difesa, degl'Interni e della Sicurezza nazionale. I tre avrebbero detto chiaro e tondo a Elcibej che non intendevano opporre resistenza se il colonnello Surat Guseinov - in marcia sulla capitale alla testa di una buona metà dell'esercito azero - avesse sferrato l'offensiva su Baku. A questo punto il Presidente in carica ha deciso di abbandonare la capitale, «per evitare ha detto un suo portavoce spargimenti di sangue, ma anche per ragioni di sicurezza personale». In piena notte un aereo speciale lo ha portato nella Repubblica autonoma del Nakhicevan, l'enclave azera schiacciata tra Armenia, Turchia e Iran, dove Elcibej è nato. Ma anche, ironia del destino, testa di ponte da cui Gheidar Aliev aveva iniziato la sua seconda marcia verso il potere. Aliev è infatti ancora presidente del Soviet Supremo del Na- khicevan. Anche se ormai puntava più in alto. Quattro giorni fa Elcibej - incapace di venire a capo della ribellione del suo ex amico e sodale (entrambi erano dirigenti del Fronte Nazionale), Guseinov - aveva chiamato Aliev a Baku offrendogli la carica di premier e chiedendogli, in cambio, di usare la propria autorità per dissuadere Guseinov dal lanciare l'offensiva su Baku. Aliev, dopo due giorni di trattative con Elcibej, dopo avere fatto da «mediatore», recandosi a Ghiandzhi (seconda città dell'Azerbajgian, in mano ai ribelli) per parlare con il 33enne colonnello Guseinov, aveva accettato la carica di pre¬ sidente del Parlamento. Posto che gli assicurava la guida dello Stato in caso il Presidente in carica, per qualche ragione, non potesse proseguire il mandato. La trappola doveva scattare il 18 giugno, scadenza dell'ultimatum lanciato a Elcibej da Guseinov. Le dimissioni a catena del premier, e dei tre «ministri della forza» avevano ormai messo Elcibej con le spalle al muro. Ieri mattina Aliev è apparso in televisione per annunciare che, «a termini di Costituzione», in assenza del Presidente, prendeva il potere. Lo ha fatto con un discorso ambiguo, in cui si è assunto il merito di aver scongiurato l'assalto alla capitale, ma non ha risparmiato critiche alla «dirigenza» del Paese per non aver saputo affrontare la crisi. Ha fatto appello alle parti a evitare altri spargimenti di sangue ma ha prima preso le distanze dal Presidente legittimo. Ma un comunicato del Fronte Nazionale - che accusa, tra l'altro, la Turchia di avere abbandonato Elcibej e Aliev di agire in combutta con Mosca - ha riconfermato ieri l'appoggio al Presidente fuggitivo, pronosticando che Abulfaz Elcibej «non perderà il potere». Previsione che, in serata, è apparsa rafforzata. Il Parlamento, riunitosi d'urgenza nel pomeriggio, non ha preso nessuna decisione. Negoziati sarebbero in corso per trovare una soluzione. Le pressioni di Ankara - che ha seccamente invitato le parti a trovare un compromesso - sembrano avere ottenuto qualche effetto. Lo stesso Aliev - correggendo la sua prima dichiarazione televisiva - ha detto che «il presidente Elcibej è sempre il presidente, non ha dato le dimissioni e io ne ho soltanto assunto le funzioni in sua rappresentanza». Ma Guseinov è a 120 chilometri da Baku e l'offensiva armena a Nord del Nagorno-Karabakh è in pieno sviluppo. [g. a]

Persone citate: Aliev, Gheidar Aliev, Surat Guseinov