La paura della grande retata

La paura della grande retata La paura della grande retata «Se sciolgono le Camere, ci arrestano tutti» IL PALAZZO E E GIUDICI CROMA LAUDIO Martelli l'argomento lo tira in ballo all'improvviso, tra un giudizio su Mario Segni e un altro sul pds. Così, giovedì sera, in un Transatlantico di Montecitorio semideserto, l'ex ministro della Giustizia evoca «la grande paura». Che cos'è? Non è né una previsione, né un cattivo pensiero da esorcizzare. Martelli ne parla come se fosse un epilogo certo, sicuro, quasi già visto: «Quando le Camere saranno sciolte e noi perderemo l'immunità, vedrete che faranno la "grande retata", ci metteranno dentro. Io ne sono convinto. Eppoi, aldilà delle mie congetture, nei corridoi del Palazzo di Giustizia di Milano, tutti danno per scontato un fatto del genere». Sì, di questi tempi si può parlare di tante cose nel Transatlantico di Montecitorio, ma alla fine i discorsi finiscono sempre lì, sulla «grande retata», sull'immagine dell'arresto di massa di tutti i politici incappati nelle indagini di Tangentopoli. Nel Palazzo politico se ne discute in ogni angolo, segretamente, con discrezione. Ma quel timore, quel rischio drammatico, è un chiodo fisso, un tormento per molti. Spiega Antonio Del Pennino, uno dei primi deputati raggiunti da avvisi di garanzia: «Ha ragione Claudio, io la possibilità di finire in cella l'ho già messa in conto. Vedete, i processi non li celebrano e appena perdiamo l'immunità quelli ci mettono dentro. Non lo fanno per avere un'ammissione di colpa, ma nella speranza di sapere chissà cosa. Basta stare appresso alle vicende del povero Medri. Lui aveva mandato il suo avvocato dai giudici per confessare di aver preso altri quattrocento milioni e quelli, invece, lo hanno rimesso dentro. E sta lì da tre settimane». Del Pennino parla con rassegnazione di questo pericolo. Il suo è più uno sfogo che un tentativo di reagire. «Avete visto quello che è successo a Darida? Non so cosa abbia fatto, ma ormai era fuori dalla politica da parecchio tempo. E, invece, lo hanno arrestato per una cosa di sette anni fa. E noi stiamo qui dentro, inermi. Certo c'è un disegno di legge in commissione che cerca di evitare gli abusi nella carcerazione preventiva, ma sarà mai approvato? Eppure dovremmo essere tutti consapevoli di che rischiamo, a meno che non siamo diventati dei masochisti». A sentir questi discorsi nei corridoi del Parlamento, si ha una strana sensazione. Si è quasi portati a pensare che le transenne e le ronde dei carabinieri intorno a Montecitorio, rafforzate per la paura delle bombe, servano più che a difendere il palazzo, a controllare chi vi è dentro. Sarà un'immagine distorta, quasi una provocazione, ma la disperazione degli inquisiti, il loro sentirsi assediati, braccati, gli dà un non so che di reale. Del resto i comportamenti stanno lì a dimostrare che molti di loro trascorrono le giornate nel terrore di quel momento. C'è chi, come Bettino Craxi, gira per l'Europa in cerca di asilo. E chi, come molti altri, sta tentando di abituarsi all'idea di passare qualche giorno dentro. Altri, invece, non hanno perso la speranza e cercano di trovare la forza per reagire. Ci sono quelli che partecipano alle riunioni delle 7 del mattino con Pannella per difendere la legislatura. O quelli che tifano per la «grande confessione», per la «soluzione politica» predicata da Francesco Cossiga. E, infine, c'è chi come Remo Gaspari, ex ministro democristiano, si arrabbia se solo qualcuno gli prospetta il pericolo di una «grande retata». «Non esiste esplode -. Una cosa del genere di fatto sarebbe un colpo di Stato. Chi ne parla, chi ne ha paura, è solo uno psicolabile. In commissione c'è già un disegno di legge per farla finita con questi modi di usare la carcerazione preventiva. Vi posso garantire che in 20 giorni quel provvedimento sarà approvato da tutte e due le Camere». In questo Gaspari ha ragione. In molti si stanno dando da fare per scacciare quell'incubo. Al gruppo de della Camera, Gerardo Bianco ha affrontato in una serie di riunioni segrete l'argomento e tutti puntano le loro speranze sul disegno di legge presentato dal pidiessino Cor¬ renti in commissione, che cerca di dare un'interpretazione rigorosa delle norme sulla custodia cautelare. Sull'argomento, inoltre, i cosiddetti «inquisiti» trovano la solidarietà anche di molti altri parlamentari, preoccupati per l'invadenza della magistratura nei confronti di altri poteri. «Certo che puntano - spiega ad esempio Giuseppe Gargani - a metterli tutti dentro. Che dubbio c'è? E' quasi automatico, non c'era bisogno che lo dicesse Martelli. La situazione è drammatica. Loro, i magistrati, sono andati troppo avanti. E se noi non facciamo qualcosa, rischia di finire in quel modo». Una preoccupazione che ritorna nei discorsi dell'ex ministro socialdemocratico Ferdinando Facchiano. «La situazione - spiega - è peggiore di quello che sembra. Hanno già chiesto l'autorizzazione all'arresto di molti deputati, a partire da Formica, e quando questi perderanno l'immunità parlamentare, quei provvedimenti diventeranno operanti. Il fatto vero è che i magistrati stanno abusando della carcerazione preventiva, non siamo più in uno Stato di diritto. Altroché rivoluzione non cruenta!». Paure, incubi, rassegnazione e qua e là qualcuno che ha ancora voglia di resistere: questi discorsi nei corridoi di un palazzo che fino a pochi mesi fa era l'immagine stessa del potere hanno un non so che di surreale, di incredibile. Eppure la realtà è questa. Così, alla fine, nessuno si stupisce più se il socialista Umberto Basso De Caro, difensore di Bettino Craxi nella commissione per le autorizzazioni a procedere, paragona questo periodo alla fase del «Terrore» nella Rivoluzione francese. «Ci manca solo ironizza - che qualcuno si presenti in questo palazzo per ripeterci le parole che Saint-Just disse a Luigi XVI, che implorava un processo più giusto: "Maestà non sono qui per giudicarvi, ma per condannarvi"». Augusto Minzolini Martelli: aspettano solo che cada l'immunità Del Pennino: ho messo in conto anche la cella Ma è pronta una legge sul carcere preventivo IL PALAZZO INQUISITO TANGENTOPOLI E MAFIA richieste di oulcxizzozione a procedere per i reoli di corruzione e illegolilà polilico o di associazione maliosa] 77 52 1 68 41 1 HI DEPUTATI IH DOMANDE 7 11 s 10 * nana J 5 6 DC PSI PRI PSDI PDS PU I DEPUTATI PIÙ' INQUISITI D'ITALIA 13 RICHIESTE CCO? w VCD I ^P^JI 11 RICHIESTE aitasi tutte per iflamozione Franco PIRO (PSI) Romano FERRAUTO (PSDI) Vittorio SGARBI (PLI) Pi 10 RICHIESTE • DE LORENZO (PLI) P.CIRINO POMICINO (DC) Bettino CRAXI (PSI) ?■ DI DONATO (PSI) S. D'URSO (DC) ___ I NUMERI %Ì22 DOMANDE PERVENUTI NELL'ULTIMO ANNO IDI CI» 147 DECISE E 79 CONCESSE) y AC 212 DEPUTATI COINVOLTI DC 154 DOMANDE E 75 DEPUTATI, 'ARTIT0 MENO COINVOLTO USTA PANNELLA (NESSUNA DOMANDA) rif 172 REATO PIÙ' FREQUENTE NELLE DOMANDE CORRUZIONE E ILLEGALITÀ'rt 106 DEPUTATI COINVOLTI IN TANGENTOPOLI DEPUTATI INQUISITI PER MAFIA A sinistra, Gerardo Bianco Sotto, Remo Gaspari e Antonio Del Pennino A destra, Martelli con Craxi

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