«Dalle urne a Palazzo Chigi» di Alberto Rapisarda

Il leader referendario accoglie la proposta del pri. D'accordo anche liberali e Barbera (pds) Il leader referendario accoglie la proposta del pri. D'accordo anche liberali e Barbera (pds) «Dalle urne u Palazzo Chigi» Segni: voto diretto per ilpremier ROMA. E ora bisognerà far eleggere direttamente dal popolo il presidente del Consiglio. Questa idea dei repubblicani, che era stata accantonata alla commissione bicamerale per le Riforme, viene ora accettata dal referendario Mario Segni, oltre che dai liberali. E anche il pidiessino Augusto Barbera la prende in considerazione. Il senso di questo ritorno di fiamma del presidenzialismo nelle sua forma edulcorata è una sorta di avvertimento alla de: hai voluto stravincere col sistema uninominale ad un turno che non favorisce le alternative di schieramenti, in modo da rimanere tu sempre al centro di tutto? E noi proponiamo un capo del governo scelto dai cittadini e non figlio della tua conservata centralità mediatrice. Dice Mario Segni al Messaggero: «Se la nuova legge non si rivelerà sufficiente a garantire stabilità di governo e non permetterà ai cittadini di scegliere direttamente l'esecutivo, sarà inevitabile pensare ad un'altra soluzione di natura istituzionale. L'elezione diretta del capo del governo». Questo, ha precisato Segni, anche per bloccare sul nascere le tentazioni presidenzialiste che vorrebbero far eleggere direttamente il presidente della Repubblica. Pronta ed entusiasta la risposta dei repubblicani: «Segni riconosce che innestare sul turno unico l'elezione diretta del capo del governo è una delle pochissime varianti rimaste, dopo la bocciatura del doppio turno, per garantire automaticamente la stabilità di governi coesi con un sistema elettorale maggioritario uninominale». Comunque, precisa il pri, non è la riforma presidenzialista perchi la sfiducia del Parlamento a) premier direttamente eletto comporterebbe nuove elezioni. «Il difetto del presidenzialismo, invece, è proprio l'inamovibilità del presidente». Anche il capo dei deputati liberali, Melillo, conviene che bisognerà accompagnare la riforma con l'elezione diretta del capo del governo. Ma è ancora più interessante la posizione del costituzionalista del pds, Augusto Barbera, che in una intervista a Panorama lascia capire che dopo le elezioni col nuovo sistema potrebbe diventare necessario il presidenzialismo. «L'obiettivo della riforma dice Barbera - era fare uscire dalle urne una maggioranza chiara che poi avrebbe espresso un governo, ma con il turno unico non ci si arriverà facilmente. Allora, è necessario cercare un'altra strada e potrà essere considerato inevitabile arrivare al presidenzialismo». Dichiarazioni impegnative alle quali, dall'interno del pds, risponde il responsabile per le riforme, Cesare Salvi, che prende le distanze e addebita al tipo di riforma che sta varando il Parlamento la responsabilità di ridar fiato alla campagna presidenzialista. «Non è accettabile tenere in vita più del dovuto questo Parlamento con il pretesto di una riforma costituzionale dirompente come il presidenzialismo che questo Parlamento non è legittimato a porre al suo ordine del giorno». E così Salvi non esclude che il prossimo Parlamento possa, però, affrontare il problema. In realtà, in questo momento emergono due tendenze presidenzialiste. C'è quella che vorrebbe fare eleggere il capo dello Stato dai cittadini, e che ha in Cossiga il suo profeta e trova nella de pochi seguaci (tra i più attivi c'è Francesco D'Onofrio), ha l'accordo dei missini e ebbe il consenso dei liberali di Altissimo. C'è, poi, la proposta repubblicana di fare eleggere direttamente il capo del governo che non sarebbe, però, inamovibile. Due versioni di una soluzione che rafforza la funzione di guida del Paese e che ebbe in Craxi il primo sostenitore. Ieri i «cossighiani» hanno discusso del problema col missino Fini e con la leghista rivetti, sperando di avere il loro consenso per affrontare subito il problema, sin da ottobre. Un modo per tentare di rinviare ulteriormente le elezioni che, invece, missini e Lega dicono di volere al più presto. Comunque, la Lega è disposta ad affrontare il problema «esclusivamente in un contesto federalista», dopo le elezioni. La conclusione è che il riparlare proprio ora di presidenzialismo, specie da parte di Segni, pri e Barbera sembra soprattutto un tentativo per premere sulla de affinché la prossima settimana sia meno rigida nella difesa della riforma elettorale redatta da Sergio Mattarella. Alberto Rapisarda «E' inevitabile se la nuova legge non garantirà un governo stabile» A sinistra: Augusto Barbera (pds) Nella foto in alto Sergio Mattarella (de)

Luoghi citati: Altissimo, Roma