I gollisti chiedono aiuto alla Lega di Irene Pivetti

I gollisti chiedono aiuto alla lega Convegno «trasversale» senza Cossiga con Fini, Sterpa, radicali, socialisti e lumbard I gollisti chiedono aiuto alla lega D'Onofrio: referendum per un'Italia presidenzialista e federale I «SEGUACI» DEL GENERALE AROMA LIA fine i presidenzialisti si sono ritrovati senza presidente. Francesco Cossiga non è venuto, infatti, al raduno su «Rifondare lo Stato e la Patria» promosso da Italia settimanale, al quale si sono ritrovati tutti i gollisti d'Italia, dal fedelissimo de Francesco D'Onofrio ai missini di Gianfranco Fini, dai seguaci di Craxi alla minipattuglia liberale di Sterpa, ai radicali, fino alla Lega Nord, proprio quella del Bossi federalista, presidenzialista della prima ora, ai tempi del Gran Picconatore. E' possibile, oggi, un patto fra chi punta alla Repubblica una e presidenziale, e chi vuole un'Italia divisa e federata? Era la domanda posta dalla rivista di Marcello Veneziani, nell'auletta parlamentare gremita. Forse sì, hanno risposto uno a uno gli invitati, rifiutando l'idea di un patto ma non chiudendo del tutto la porta alla proposta lanciata da D'Onofrio di un referendum da fare a ottobre che mo- difichi i poteri della Bicamerale, per poter mettere mano in sei mesi alla Grande Rifporma: quella presidenzialista e quella federalista. Un modo per ricucire la grande alleanza gollista, sostituendo al peso di Craxi quello, crescente, del Bossi. «Se le elezioni non si possono comunque tenere in autunno ma, nella migliore delle ipotesi nella primavera del '94, perché occorro¬ no dei mesi per ridisegnare i collegi, perché non dare al Parlamento un anno e mezzo di tempo per costruire tutta la nuova casa istituzionale, e non solo la parte relativa alla legge elettorale?» chiede D'Onofrio. Alma Cappiello, rappresentante di quel che resta del fronte craxiano, è d'accordo. Rimpiange la Grande Riforma abbandonata dal suo partito a mezza strada, «di cui era momento forte il presidenzialismo». Anche Fini appare disponibile. Sottilizza, insistendo che «il federalismo deve voler dire forte decentramento del centro, preminenza dei municipi e non regionalismo burocratico che equivale a una minaccia dell'identità nazionale». Ma accantona la richiesta di elezioni subito, offrendo l'appoggio del suo partito. «Non c'è contraddizione fra l'esigenza di andare al voto e e quella di mettere qualcosa di più in cantiere - sostiene Fini -. Nessuno pensa più a elezioni a ottobre e quindi nulla impedisce che le elezioni di primavera siano precedute da un referendum a ottobre, che avrebbe l'appoggio del msi». E la Lega? A rappresentarla, al posto dell'invitato Miglio, è venuta Irene Pivetti, responsabile della consulta cattolica. Favorevole all'idea di Riforma presidenzial-federale, ma non a patti e accordi preelettorali. «Un regionalismo forte è la prima delle riforme che si devono fare nel nuovo sistema. Per questo il presidenzialismo diventa una necessità costituzionale nella realtà italiana», concede all'inizio. Ma di fronte alla proposta esplicita di un referendum subito si tira cautamente indietro. «Per noi la riforma centrale è il federalismo. Tutto il resto, come è successo con la riforma elettorale, siamo pronti e disponibili a discuterlo, ma dopo». D'Onofrio non si scoraggia. Per la richiesta del referendum, in questo caso, secondo l'art. 138 della Costituzione, basta la firma di un quinto dei parlamentari. «La richiesta dovete farla voi che siete perle elezioni subito - spiega, fuori dall'auletta, a un gruppetto di missini e leghisti -. Se parte da noi, sembra che vogliamo cavarci d'impiccio per non votare». I leghisti ascoltano attenti. Oggi sono contrari, ma domani, chissà. Maria Grazia Et ruzzane In alto: Fini Di fianco Francesco D'Onofrio A destra: Irene Pivetti

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