Segni un voto decisivo guai a chi va al mare

Segni: un volo decisivo guai a chi va al mare Segni: un volo decisivo guai a chi va al mare L'UOMO REFERENDUM TORINO ARIOTTO Segni «torinese», fra la gente di via Roma, nei bar alla moda, in piazza San Carlo, nel Caffè frequentato dal conte di Cavour, per sostenere Valentino Castellani: «Il sindaco del nuovo». Gli domanda un cittadino: «Sino a ieri lei era pappa e ciccia con Occhetto. E adesso? E' vero che c'è stato il divorzio?». Segni, cortese ma secco: «In assenza di matrimonio non può esserci stato nessun divorzio». Ancora: «Dicono che lei stia perdendo colpi, è vero?». L'intervista incomincia da qui. Onorevole, l'ipotesi del doppio turno elettorale è stata battuta alla Camera. E' passato il turno unico, ha vinto, come si dice, il partito della Repubblica presidenziale: si sta appannando la stella del leader dei referendum? «Direi di no. Non ho mai fatto guerre di religione su uno o due turni elettorali. Nel movimento referendario erano previsti entrambi». Con il turno unico c'è da aspettarsi un effetto polacco? La babele politica, un'Italia divisa? «Vedremo. E' tuttavia chiaro che la battaglia per il rinnovamento istituzionale non finisce qui. Continuerà nella prossima legislatura». Quindi è vero, il voto di giovedì alla Camera allunga la «battaglia istituzionale». «La battaglia continuerà, certo. Adesso siamo nel bel mezzo di una grande svolta. Ma sia chiaro, questa svolta è partita da iniziative referendarie che non sono né appannate né in declino». Nel testo redatto dal de Mattarella la legge prevede il 75 per cento di eletti con il sistema maggioritario e il 25 con il proporzionale. Ancora troppo proporzionale? «I due turni avrebbero avuto bisogno di meno riequilibrio. Con uno solo, il 25 per cento di proporzionale (non di più) mi pare giusto». Voto semplice o voto doppio? Con una o due schede? Pds, psi e psdi hanno scelto la prima ipotesi. E lei? «Sono d'accordo con loro, perché il voto doppio inquinerebbe il discorso referendario». Onorevole, a Milano contro il pds e quasi a favore del leghista Formentini, a Torino con. gli uomini di Occhetto per Castellani e in polemica con Bossi. Ha ragione l'ex sindaco Novelli? Sotto la Mole ha partecipato alla confezione di una «marmellata»? «A Torino non abbiamo fatto nessuna marmellata, ma abbiamo realizzato un'operazio¬ ne politica importante. Ai pattisti milanesi ho lasciato libertà dfvoto, non ho mai detto di puntare sul candidato della Lega. All'ombra del Duomo la gente è angosciata perché deve scegliere tra due estremismi». Quali estremismi? Onorevole, non le sembra di esagerare? «No, affatto. I milanesi non schierati con la Lega o con Rifondazione sono costretti a scegliere tra il populismo di Dalla Chiesa e le tre Italie - il Nord leghista, il centro del pds e il Sud dei vecchi partiti - di Formentini. Capisco la ioro angoscia. A Torino il discorso è diverso. I gruppi e i movimenti che appoggiano Castellani in parte ripropongono la formula trasversale che ci diede la vittoria ai referendum». Cosa risponde a Bossi e Farassino che invitano i leghisti a disertare le urne, ad andare al mare? «E' la storia che si ripete. Bossi invitò i suoi ad andare al mare già due anni fa. Prima ci fu un altro che invitò gli italiani ad andare al mare. Sbagliò tutto e si è visto». [g. san.] Mario Segni: col pds di Occhetto non c'è mai stato matrimonio

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