Testa a testa sotto la Mole di Diego Novelli

L'ex sindaco in libreria, il professore a spasso per il centro con il leader di Alleanza democratica L'ex sindaco in libreria, il professore a spasso per il centro con il leader di Alleanza democratica Testa q testa sotto la Mole E dopo lo scontro, il ramo d'ulivo TORINO. Hanno riposto la spada i duellanti della Mole. E a notte fatta, mentre le luci si spegnevano sul palcoscenico dell'ultimo confronto, l'ex zoo di Torino, si sono persino fatti gli auguri: «Buona fortuna Diego». «Buona fortuna Valentino». Fine di una campagna elettorale che li ha visti 19 volte a faccia a faccia, l'uno contro l'altro. Per Novelli, l'ex sindaco, e Castellani, il professore, è iniziata la lunga vigilia: la trascorreranno in casa, con famigliari e pochi amici. L'appuntamento è per domani sera, alla Rai, dopo le 22, ad ascoltare «exit poli», per commentare ed eventualmente brindare. L'ultimo venerdì prima del ballottaggio è dunque trascorso all'insegna del «fair-play». Ognuno per conto suo, almeno nei limiti del possibile. Bagno di folla per Castellani, a braccetto con Mariotto Segni; incontri privati, visita in libreria e una piccola concessione alla gola per Novelli. La giornata dell'ingegnere si è svolta tra la gente. Dalle 8 del mattino sino all'ora di pranzo a ricevere sostenitori nel quartier generale di via Pigafetta. Alle 15 l'ultimo testa a testa Rai con il «nemico» Novelli. Ma senza «asprezze», ha ammesso il professore poco dopo, alle 16, quando al Principi di Piemonte ha incontrato Segni, per l'ultima kermesse, a spasso tra i cittadini-elettori in via Roma, in piazza San Carlo, in piazza Castello, in via Garibaldi. Al teatro Juvarra, l'incontro combinato dai pattisti e il lungo dibattito sulla solidarietà, sullo sviluppo, sulle possibilità di coniugare due concetti apparentemente lontani. C'era Ernesto Olivero, animatore del Servizio missionario giovanile (Sermig), c'erano democristiani doc «ma soltanto per ascoltale», Assente, il professpr Giovanni Zanetti, che pure era annunciato. «Aveva impegni di lavoro» hanno detto gli organizzatori. Però ci sono rimasti male. Il docente di Economia e commercio, candidato sindaco per de e Torino liberale, era - e rimane - una speranza per Castellani: il suo sostegno, se trascinerà i cattolici, potrebbe risultare «fattore vincente». Andiamo con ordine. Tra agenti della Digos, una corona di fotografi, operatori tv, cronisti, accompagnatori - dal manager Riccardo Ghidella all'ex eurodeputato Vittorino Chiusano - la processione s'inizia poco dopo le 16. La gente si ferma, riconosce Segni, fa crocchio intorno a Castellani. Chi gli chiede di ripristinare la panchina all'angolo tra via Garibaldi e via XX Settembre («Ce ne erano sette, i vandali le hanno distrutte»), chi la pensione, chi lo incita. Siamo nel «salotto buono» della città, in piazza San Carlo. Castellani gioca in casa. Lo si capisce dagli inviti che rice- ve: negozianti, baristi, tabaccai chiedono a lui e a Mariotto Segni di fare tappa da loro. In un negozio di alimentari e vini c'è il «brindisi della vittoria». Qualcuno fa notare che è un po' presto, ma sono filtrati gli esiti di un sondaggio, danno il professore al 55 per cento. Sale l'entusiasmo. I commer¬ cianti insistono: «Deve partire subito il piano regolatore e poi, centro aperto alle auto, per carità». Castellani prende nota, stringe mani. Segni intanto parla di politica nazionale, spiega, è paziente. Con Occhetto? «Ognuno per la propria strada, non c'è stato divorzio, perché non c'è stato matrimonio». Bossi? «Invita i suoi a non votare? Sbaglia». E così dissertando, sino in piazza Castello, ancora in via Garibaldi. Fino al teatro. E Novelli? All'ora del tè è seduto in un bar di via Po, un gelato alla crema sul tavolino con vista sulla chiesa della Gran Madre, la collina, piazza Vittorio con i portici rifatti a metà. E' sereno, l'ex sindaco: «L'ho sempre detto: l'unica certezza è che dopo il 20 giugno arriverà il 21». Lo riconoscono, lo salutano, si alza per abbracciare un vecchio amico. Un altro lo ha incontrato prima di pranzo, si chiama Piero Molino, ha 85 anni, era il suo caporedattore all'Unità. «Per me la campagna elettorale è chiusa - dice -. La prima parte è andata bene, poi si è esagerato. Lo avevo previsto quando in Parlamento mi battei contro il doppio turno». Un salto in libreria, a discutere di edizioni economiche e nuove collane. Appena il tempo per l'ultima frecciatina: «Sì, ho visto che l'Avvocato tifa per Castellani. E' la ciliegina che mancava alla marmellata». Poi a casa, ancora incontri tra collaboratori per discutere il programma e i ruoli nella sua squadra. Ore 21. Rieccoli insieme Castellani e Novelli. L'ultimo round se lo è aggiudicato una tv locale, Videogruppo. Piano regolatore, sondaggi, servizi, bilancio. «Non se ne può più» ammettono entrambi. Ma alle 22,30 li attendono lungo il Po per una festa-dibattito con i giovani. A mezzanotte tutti a casa: la campagna elettorale è finita davvero. Giuseppe Sangiorgio Novelli: «La campagna è partita bene poi si è esagerato Lo avevo previsto ero contrario al doppio turno» Foto grande: Valentino Castellani con Segni Di fianco Diego Novelli

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