«Assalterò i mantenuti a cappuccino» Legnano Palio da Oscar di Oreste Del Buono

«Assalterò i mantenuti a cappuccino»; Legnano, Palio da Oscar lettere AL GIORNALE «Assalterò i mantenuti a cappuccino»; Legnano, Palio da Oscar «Vi terrorizzerò a suon di ceffoni» Io sottoscritto Testa Eraldo nato a Torino il 20/8/1950, codice fiscale TSTRLD50M20L219M, professione imprenditore, chiedo alla Procura della Repubblica di essere già denunciato in anticipo per violenza, interruzione di pubblico ufficio, lesioni, sequestro di persona, oltraggio, incendio doloso e rumori molesti in quanto intendo assaltare in data ancora da stabilirsi l'Ufficio del Catasto, terrorizzarne a ceffoni i mantenuti a cappuccino ivi contenuti e bruciarne in un rogo purificatore tutte le cartacce. Se quando arriverò l'ufficio sarà chiuso per un'assemblea sindacale mi lavorerò in alternativa l'Ufficio IVA, sito in corso Bolzano. Ah Cirino, mio povero Cirino dimmi, potrai mai perdonarmi? Eraldo Testa, Torino Case a mezz'aria in Valle della Foglia Quando si tratta di racimolare soldi non si guarda in faccia a niente e a nessuno. Né a presenza più o meno pronunciata di indigenza della persona, né a logica o senso del razionale. Così lo Stato per sanare il suo bilancio non impone le tasse, ma inventa le doppie e triple imposte sullo stesso bene; applica una tassa sulla tassa; crea balzelli che rasentano l'assurdo. Così, per esempio, non si paga solo l'imposta del consumo del metano, ma anche sulla produzione dello stesso, quasi che il fruitore ne sia il produttore, e infine l'Iva sulle due voci. Qualcosa di simile succede anche con le autovetture dove, oltre al bollo, chi vuol risparmiare comprandosi una diesel paga il superbirlo, sortendo l'effetto opposto di spendere più invece che meno. Ma soffermiamoci sulla ca- sa. Dopo aver pagato la Bucalossi come tassa del suolo su cui costruirla, lo Stato attraverso il Comune ti rifa pagare un altro tributo annuale di costruzione che dalle mie parti è chiamata della Valle del Foglia. E questo come se fosse possibile erigere l'abitazione a mezz'aria. Ma anche in questo caso si applicherebbe la tassa e certo per occupazione del suolo celeste dell'Ente. Ora c'è l'Ici che verseremo con altre tasse di prossimo arrivo con l'estate. Perché le tasse non hanno stagione, anzi ogni periodo dell'anno è propizio alla loro maturazione. Così c'è la tassa della salute in prossimità dell'inverno, il buco che si è aperto non si sa per quale ragione, a gennaio, la prefinanziaria d'agosto, qualche altro buco che fuoriesce da qualche eccesso di spesa, la finanziaria a novembre con tutta la sua montagna di gravami indigesti. Ora si parla di una tassa di primavera. Infatti papà rondinotto si è visto recare il mod. 740 per dichiarare il nido fatto sul tetto. Ma poiché lui non è soggetto fisico perché non ha il codice fiscale o la partita Iva, le gabelle dovranno pagarle i proprietari dell'abitazione come seconda o terza casa data in usufrutto ad animale, mentre chi ha anche una campagna è obbligato a versare un tributo perché le lepri hanno costruito la tana e le volpi il covile sui loro terreni. Zeno Fortini, Urbino Buoi annoiati e leggiadre castellane Spettacolare il «Palio delle Contrade» di Legnano. Sfilata stupenda, uno spezzone da film storico degno di Oscar. Costumi e colori fedeli all'epoca, stoffe e ricami preziosi, il tutto portato con disinvoltura dagli sfilanti. Leggiadre castellane che procedevano altere salutando il pubblico e cercando disperatamen- te di ignorare le bizze della propria cavalcatura. A Claudio Gorla la palma di capitano più osannato dal pubblico femminile. L'interprete di «Alberto da Giussano», caracollante sul suo destriero, ci ha fatto trattenere il respiro durante la carica. Gli unici a non scomporsi sono stati i sei buoi bianchi trainanti il «Carroccio», un po' annoiati e seccati per lo straordinario domenicale. Ai fantini, con Aceto in trasferta, il momento più sofferto del «Palio». Il bacio della Dea Bendata alla «Contrada S. Magno» (Santo molto amato dagli inquisiti!). Il pubblico ha dato spettacolo nello spettacolo sostenendo la propria «Contra¬ da» con fantasiosi show. I ragazzi della Fanfara di Legnano al comando del M° M. Leuzzi, han dato fiato ai loro strumenti, loro la palma di «Cenerentola» perché unici esclusi dal servizio Tv serale. Arrivederci Legnano! Gabriella Rivarolo, Cossato «Chi non è per Novelli non deve giustificarsi» «Come spiega che la maggioranza dei dirigenti della Cgil di Torino, a partire dalla Fiom Piemonte, si sono dichiarati per Castellani e non per Novelli?». «Perché si sono allineati su una posizione di partito. Non sono autonomi dal pds, non fanno gli interessi dei lavoratori: non son più dirigenti sindacali nel senso proprio del termine». Così su La Stampa di ieri Alberto Papuzzi chiede e Sergio Garavini risponde. Conosco da molto tempo Garavini e so che non è uomo cui piaccia andare per il sottile: lo ricordo ancora sul palco del Teatro Smeraldo nel 1980, all'assemblea che concluse i 35 giorni della Fiat, usare il termine «feccia» per definire i delegati e gli operai che si permettevano di criticare l'accordo raggiunto. Rispetto ad allora trovo il suo linguaggio ingentilito e me ne rallegro. Forse, col tempo, la smetterà anche di trattare come subalterni o traditori coloro che hanno opinioni diverse dalle sue. La sostanza della questione è invece abbastanza semplice: c'è nella sinistra un confronto tra prospettive radicalmente diverse che, sulla questione di Torino e del suo governo, si è concretizzato in due candidati, in due programmi, in due schieramenti. Su questo chi lo ritiene prende posizione come persona e come cittadino cercando di rispettare le posizioni diverse dalle sue. Checché ne pensi Garavini a Torino, nel sindacato e fuori di esso, non è necessario giustificarsi perché non si sostiene Diego Novelli. E per fortuna è ormai passato il tempo in cui erano i segretari di partito a decidere se i dirigenti sindacali facevano o no gli interessi dei lavoratori. Pietro Marcenaro, Torino Segretario Fiom Piemonte «Urbino, quel borgo è stato sfigurato» Il problema delle facciate ad intonaco dai colori assurdamente sgargianti non affligge, purtroppo, la sola Assisi, come La Stampa del 15 giugno denuncia con giusta evidenza Molto spesso il controllo dei restauri nei nostri centri stori ci (ce n'è un migliaio di ecce zionale valore storico-artisti co) è affidato ai soli uffici tecnici comunali, alle sole commissioni edilizie. Più volte ho denunciato ad Urbino - che nella storia del l'arte conta qualcosa e che è stata certamente ben conservata - la voga recente di into naci rifatti nel cuore antico della città con un color giallo vivo che urta e offende. Di re cente, assieme ad altri consiglieri comunali del Gruppo Mi sto, ho proposto al sindaco di istituire una commissione formata da tecnici del più alto livello scientifico, magari gui data dallo stesso Giancarlo De Carlo che sta attendendo al nuovo piano regolatore gene rale, la quale rediga una sorta di locale «carta del restauro», con prescrizioni di materiali, di colori, di metodologie, ecc. Poi ci vorrà una commissione edilizia di grande serietà e rigore per applicarla. Ho visitato di recente una frazione di Urbino, il borgo fortificato, storico, di Cavalli no, e l'ho trovato sfigurato da infissi in alluminio anodizzato neppure dipinti, ridicoli mattoncini faccia a vista e verni ciature al quarzo plastico. Sa rebbe bastato poco per evitare uno scempio desolante. A volte vien da pensare che le nostre città antiche, grandi e piccole avrebbero bisogno di un go vernatore nominato, che so dall'Onu. Vittorio Emiliani Consigliere comunale indipendente di Urbino Egr. sig. Del Buono, francamente non riesco a capire cosa ci stia a fare l'Onu, a parte il fatto di costituire un centro di spese enormi che discute di problemi che non sa, e non può, risolvere e fa molte, troppe volte il nome di pace, mentre porta la guerra, un'altra guerra, dove c'è già la guerra. Mi pare che, sostenendo un'utopia impossibile, non faccia, certo, migliorare la situazione dove decide di intervenire come potenza militare, ingerendosi con la forza in lotte religiose, nazionaliste, etniche, ecc. In Somalia e Bosnia come in Cambogia e in Mozambico... Augusto M. Cinque, Salerno GENTILE signor Cinque, la sensazione che dà l'operato dell'Onu è, effettivamente, una sensazione di impotenza, di sforzi poco convinti a fondo perduto. D'altra parte, è l'unico modo per la comunità internazionale di procurarsi un alibi, di documentare almeno un desiderio di buona condotta da contrapporre all'inesorabile tendenza umana alla discordia, alla sopraffazione e all'ingiustizia dominante naturalmente in tutte le parti del mondo. Certo, turba e sconvolge vedere iniziative italiane o, per l'esattezza, risposte italiane alle esigenze dell'Onu, finire a poco a poco per essere coinvolte in situazioni di conflittualità continua e, invece di realizzare la pacificazione di una zona calda, esser costrette alla sua progressiva esasperazione come in Somalia, una terra a cui ci legano anco- Onu, poco ca fondo sforzi onvinti perduto ra tanti ricordi prossimi e anche remoti. Dopo che le immagini delle stragi somale hanno fatto il giro del mondo attraverso le trasmissioni televisive, l'interpretazione della dinamica dei misfatti in chiave di assoluta responsabilità degli uomini del generale Mohamed Aidid affermata dal sottosegretario generale dell'Onu Kofi Annan può scagionare parzialmente o anche totalmente i caschi blu pachistani dall'imputazione di avere avuto troppa fretta di sparare per realizzare una propria vendetta, ma non può nascondere che almeno una parte della Somalia è ostile alla presenza dei pacificatori dell'Onu. Sia nell'agguato iniziale in cui caddero tanti soldati pachistani, sia nella seconda ripresa delle ostilità in cui sono caduti tanti civili somali, tra cui donne e bambini, la popolazione somala risulta aver partecipato; anche, nella ricostruzione dell'africano Annan, alla lotta contro quelli che sono visti come occupanti. Il che non è del tutto consolante, anche se il nostro ministro degli Esteri, l'economista Beniamino Andreatta, si è dimostrato più che mai convinto che l'appoggio italiano all'azione dell'Onu non deve vacillare. Non ha vacillato. Oreste del Buono Onu, sforzi poco convinti a fondo perduto RISPONDE O.4.B.