Israele il ritorno dell'Elton prodigo di Fiamma Nirenstein

Dopo la clamorosa fuga, per quarantott'ore nel Paese non si è parlato d'altro Dopo la clamorosa fuga, per quarantott'ore nel Paese non si è parlato d'altro Israele/ il ritorno dellf Elton prodigo 77 cantante ci ripensa e canta per 40 milafans TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Elton John dunque è tornato in Israele, e il grande concerto all'aperto (40 mila sull'erba del Parco Yarcon, lungo l'unico modesto similfiume di Tel Aviv) si è potuto tenere. Poco lontano, insalutato ospite, Bob Dylan cantava le sue belle canzoni nel Teatro dell'Orchestra Filarmonica. Ma l'attenzione, ormai da 48 ore, ovvero da quando il piccolo diabolico pansessuato drogatissimo dagli occhialoni cerchiati aveva compiuto la sua repentina fuga dalla Terra Santa dopo esservi appena sbarcato e in preda all'ira, era tutta intera su di lui. Che c'è di meglio, infatti, per la sensibilità israeliana di una discussione che alluda pesantemente ai temi della colpa, dell'abbandono, della responsabilità, della fuga? Perché Elton aveva dovuto fare la coda in arrivo all'aeroporto come un qualunque cittadino, sottoponendosi a tutte le noiose regole della sicurezza locale? Perché la superstar arrivando all'Hotel Hilton aveva trovato tanto insopportabile e tanto aggressive le smancerie dei fan? Perché i suoi gorilla si erano scontrati con la folla dei giornalisti e delle ragazzine vogliose con una veemenza pari a quella dimostrata in nessun'altra parte del globo? Perché la squadra della polizia israeliana, addetta alla sorveglianza del cantante, invece di mantenere la quiete era divenuta di fatto parte dello scontro? Quando la nuvola di polvere lasciata dal jet privato di Elton John si è dileguata sopra la pista dell'aeroporto Ben Gurion, portando via l'irremovi¬ bile cantante, un brusio incessante ha sovrastato Israele. Un brusio ansioso, che gli israeliani stessi non avrebbero voluto né produrre né sentire: fra spallucce, risatine sardoniche, inviti al cantante ad andarsene dove e quando meglio gli pareva, pure in tutti i ristoranti, in tutti gli autobus, in tutti gli uffici non si è parlato che di questo. Pure ogni giornale radio (le notizie che gli israeliani sentono per ovvi motivi a tutte le ore, ovunque si trovino) ha aperto ogni edizione sulle trattative in corso col cantante, sulle possibilità che Elton tornasse sulle sue decisioni, sulle prese di posizioni di eminenti personalità che inopinatamente commentavano la situazione. Il presidente della Repubblica Ezer Weitzmann: «Elton John si può rimpiazzare, la nostra gente invece è unica!», così incoraggiava a non piangere. Il superfalco Ba Gad, parlamentare di estrema destra: «E' scritto nella Bibbia che chi sporca Israele con i suoi vizi, verrà rigettato dal Paese...». Avraham Burg, parlamentare di sinistra, capo della commissione per l'Educazione della Camera: «Sì, è vero, si è comportato in modo un po' strano, ma bisogna capirlo perché l'aggressione alla sua vita privata è continua e insopportabile». E poi, ieri, col respiro di sollievo per il ritorno del cantante, anche tante voci sull'ipotesi che le più alte autorità britanniche e i più grandi intellettuali ebrei del mondo si fossero messi in moto per convincere Elton a non dare la sensazione di un'antipatia preconcetta per un Paese tanto discusso. La gente per un attimo ha temuto che ricominciasse l'ostracismo che i cantanti rock avevano dato al Paese fino all'anno passato. Il succo della storia di ieri, nell'idea corrente, in definitiva è questo: Elton è un po' pazzo, ma noi siamo un Paese che dà la scossa. Se Elton fosse atterrato in qualunque Stato meno teso, meno angosciato, anche meno violento, le sue antenne di artista un po' nevrotico non gli avrebbero fatto desiderare la fuga. Ma, sempre se si fosse trattato di un altro Paese, la sua sensibilità non lo avrebbe spinto, in definitiva, a desiderare di cantare per questa folla così angosciata, piena di emozioni, ma anche di vitalità e di passione. Fiamma Nirenstein

Persone citate: Avraham Burg, Ben Gurion, Bob Dylan, Elton John

Luoghi citati: Israele, Tel Aviv