«Meglio la Lega del pds»

«Meglio la lega del pds» «Meglio la lega del pds» A Vercelli svolta dei Popolari di Segni IL SINDACO CONTESO PVERCELLI ER il ballottaggio di domenica, i «Popolari» di Segni invitano a votare Lega, solo in subordine, per la verità (le alternative sono scheda bianca e nulla), ma, soprattutto, in contrapposizione al candidato pds, Giorgio Gaietta. L'attacco al pds ha trovato pronta risposta nella Quercia che spara a zero contro i rappresentanti più conosciuti dell'«Alleanza Popolare» vercellese, il candidato a sindaco Francesco Radaelli e l'ex vicesegretario regionale della de Roberto Rosso, defineniti «girovaghi di tutte le correnti democristiane, e sostenitori, nell'aprile del '92, di Bonsignore e di Cirino Pomicino». Battaglia grossa, scontro frontale, più acceso, addirittura, del match fra i due partiti che domenica si contenderanno il sindaco. Tutto nasce dalla candidatura di Giorgio Gaietta. Architetto quarantunenne, Gaietta ha il torto, agli occhi di Radaelli e Rosso, di impersonare la vecchia classe dirigente: è vero che Gaietta è stato all'opposizione negli ultimi sette anni; ma nel suo passato c'è r«ombra», secondo i «Popolari», della partecipazione ad una giunta con Fulvio Bodo, il sindaco socialista arrestato il primo ottobre con gran parte della giunta per 10 scandalo-inceneritore. Cosicché, quando Gaietta riesce a superare lo scoglio del 6 giugno e ad arrivare al ballottaggio, Rosso e Radaelli tuonano: «Non votatelo, perché rappresenta l'ultima palizzata eretta dal vecchio regime». Lo paragonano ad una «ciambella di salvataggio» della «cricca» Astori-Cattaneo-Scheda e Robotti», e chiedono ai vercellesi di «sgonfiarla». In sostanza, il ragionamento di Rosso e Radelli è questo: la de (Astori e Cattaneo) è a pezzi, 11 psi (Scheda) pure e così il «vecchio» sistema non ha che da appoggiarsi al pds se non vuole essere spazzzato via dalla Lega. Ma Ezio Robotti, segretario della Quercia, risponde per le rime agli attacchi. E ricorda a Rosso e a Radelli il loro recente passato (Rosso, soprattutto, «legatissimo a Bonsignore») e la loro «conversione» a Segni solo dopo gli arresti di ottobre. «Ero tra i referendari • dice Robotti ma non li ho mai visti impegna- ti a condurre la nostra battaglia». E così, tra scambio d'accuse e parole sempre più grosse oramai al limite della querela, Vercelli assiste ad una strana campagna elettorale, in cui la Lega sta in disparte, mentre gli altri si sbranano, conscia della sua forza elettorale (il 27 per cento, il 6 giugno, contro il 13 del pds) e della benedizione di Bossi che, ancora l'altra sera, è venuto a «sponsorizzare» la candidata Mietta Baracchi Bavagnoli. Il pds tenta di affrontare il Carroccio schierando, nella scheda, anche i simboli dei verdi e di Rifondazione, ma il compito della sinistra è molto difficile, anche per l'orientamento che i «Popolari» (forti del 9,5 per cento, un risultato considerato di rilievo) stanno dando al voto, tra l'altro con l'avallo del partito repubblicano. E la Lega, felice, prende atto. Enrico De Maria Mietta Baracchi Bavagnoli

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