Riforma tiene il patto dc-Lega di Alberto Rapisarda

Il 25% dei deputati eletti con la proporzionale. Ma i nodi arrivano martedì Il 25% dei deputati eletti con la proporzionale. Ma i nodi arrivano martedì Riforma, tiene il patto tic-lega Martinazzoli critica i suoi ROMA. Bene anche alla seconda prova per la riforma elettorale nel testo redatto dal de Mattarella. Il rapporto tra deputati da eleggere con il sistema maggioritario e con il sistema proporzionale rimane 75 e 25 per cento. Sono stati respinti con amplissime maggioranze tutti gli emendamenti che volevano aumentare la quota proporzionale (Verdi, Rifondazione, msi) o ridurla (pri). Alla fine della giornata il relatore Sergio Mattarella poteva dire di essere «molto soddisfatto perché con queste votazioni si è scelto di non modificare l'impianto del sistema». Ma, dietro la facciata ottimista serpeggia inquietudine per le votazioni fissate per la prossima settimana, da martedì. Il primo ad aver dubbi è il segretario della de, Martinazzoli. «E' un percorso molto accidentato, ci sono ancora passaggi rilevanti», dice. E poi, a sorpresa, fa una critica diretta ai suoi compagni di partito: «Il cammino è reso ancora più accidentato magari anche un po' per colpa nostra, dal fatto che mi sembra escano fuori eccessi di convenienza e questo non è una virtù quando si tratta di mettere insieme le regole del gioco». Di fatto Martinazzoli esorta i suoi a non stare arroccati nella maggioranza che hanno trovato con la Lega e ad evitare il rischio di ricevere alla fine il voto contrario alla riforma da pds e pri. Sul sistema uninominale a un turno col 75 per cento di maggioritario c'è stato un ampio ed eterogeneo blocco politico che ha raccolto i partiti che vogliono rinviare il più a lungo possibile le elezioni (de, buona parte del psi, psdi) e quelli che vogliono difendere una ampia quota proporzionale (msi, Rifondazione, parte dei Verdi). La Lega ha scelto questo schieramento nel quale, ora, si trova ad avere un peso determinante ed un alto potere contrattuale. Un peso tanto visibile che il ministro Elia ha precisato, a nome del governo, che la maggioranza formatasi «non ha un significato politico che vada al di là di queste votazioni». I pidiessini vedono nell'avvicinamento dc-Lega un piano per «frammentare il voto per arriva¬ re ad un accordo di governo. Sta rinascendo il disegno cossighiano - denuncia l'on. Bassanini del tipo: abbiano fatto la riforma, non abbiamo raggiunto l'effetto di avere maggioranze chiare per il governo, andiamo allora all'elezione diretta del premier». Concorda il liberale Patuelli: «Questa riforma sarà applicata solo una volta, perché darà immediatamente cattiva prova». Per il repubblicano Bogi la riforma come sta nascendo «è politicamente deleteria». Ma da martedì le cose si fanno più complicate e la grande alleanza rischia la rottura. Bisognerà decidere se dare uno o due voti e con una o due schede. Un gruppo di 30 deputati (il numero sufficiente per chiedere il voto segreto) di pds, psi, psdi vuole eliminare il doppio voto. C'è da chiarire se le liste che hanno vincenti col sistema uninominale debbono essere penalizzate nella ripartizione col sistema proporzionale, il cosiddetto «scomputo». Pds e Lega sono pronti a far le barricate contro lo «scomputo», assieme a Segni e pri. Lo vuole la de che lo considera l'unico modo di avere qualche eletto nelle circoscrizioni del Nord controllate dalla Lega. Ammette il de Guido Bodrato, che lo «scorporo» è il modo per «evitare la polarizzazione geografica della rappresentanza». La de ci tiene al punto da far dire a Bodrato che «se l'equilibrio costruito dal relatore cade su un punto fondamentale come questo, per quanto mi riguarda, è tutto da ridiscutere». «Questo dello scorporo è potenzialmente una mina vagante per la legge», conferma Gerardo Bianco. Il terzo problema è la lista bloccata dalla quale dovrebbero essere scelti i candidati da eleggere col sistema proporzionale. Qui gli schieramenti sono terremotati. Segni, il pri e il psdi sono per il voto di preferenza. E tentati sono molti socialisti e alcuni pidiessini. Ma il pds ufficiale è con la de per la lista bloccata. Ciaffi, presidente della commissione Affari costituzionali, sta tentando una mediazione con liste bloccate non nazionali, ma regionali o di circoscrizione. Alberto Rapisarda Il segretario della democrazia cristiana Mino Martinazzoli

Luoghi citati: Roma, Segni