Russia-Cuba è davvero l'addio

Partiti gli ultimi trecento soldati del contingente inviato da Mosca nel '63 Partiti gli ultimi trecento soldati del contingente inviato da Mosca nel '63 Russia-Cuba, è davvero l'addio Sull'isola rimane solo un centro di sorveglianza radar Washington smentisce le notizie di disgelo con L'Avana j^^^É Morto l'ex governatore Connally I soldati russi ieri hanno sfilato per le strade dell'Avana, ma con uno spirito decisamente diverso dal passato. Si trattava infatti degli ultimi 300 membri della famosa «Brigata di fanteria corazzata», a Cuba dal 1963, cioè da quando Nikita Krusciov decise la loro dislocazione per farsi perdonare il modo in cui aveva risolto la «crisi dei missili» dell'anno prima, accettando di ritirare gli ordigni nucleari sovietici dall'isola. Agli occhi dei cubani si trattò di un «cedimento» nei confronti di John Kennedy e di una decisione che poneva Cuba alla mercè di nuovi attacchi, e così quella brigata fu inviata con lo scopo dichiarato di partecipare all'eventuale «difesa» della rivoluzione cubana. Poi, come si sa, ci sono stati alcuni cambiamenti e il primo a manifestare l'intenzione di ritirare quelle truppe fu Mikhail Gorbaciov. I cubani, che non si può dire lo amassero alla follia, pur rimarcando che si trattava di una sua decisione «unilaterale», per mettere l'uomo della perestrojka in cattiva luce di fronte al Terzo Mondo, risposero che comunque loro erano ormai in grado di «difendersi da soli» sin dall'inizio degli Anni 80. Gorbaciov non ebbe il tempo di mettere in pratica il suo progetto, ma lo fece Boris Eltsin. Intraprese trattative con il governo cubano e nel settembre scorso le due parti stabilirono un calendario del ritiro. Ieri era per l'appunto il momento della partenza dell'ultimo reparto, avvenuta con la parata di cui si diceva, in to- É ^^^ NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Militari sovietici con i loro famigliari alla cerimonia organizzata alla vigilia della partenza da Cuba A sinistra Fidel Castro [FOTO E del Paese», cioè perché Cuba non se le poteva più permettere. E' una notizia vera, ma risale al 22 aprile scorso, quando 10 stesso ministro della Difesa, Raul Castro, annunciò ufficialmente la decisione. L'altra è che Cuba ha lanciato una «campagna di avvicinamento» agli Stati Uniti, offrendo di prendere in considerazione la possibilità di «risarcire» le compagnie americane che a suo tempo furono nazionalizzate. Anche questa notizia è vera, ma risale ad almeno una quindicina di anni fa. L'altro giorno il presidente della commissione per la Cooperazione economica Ernesto Melendez, in un'intervista a Contactos, la rivista della Camera di commercio cubana, l'ha ribadita per l'ennesima volta («Da anni abbiamo risolto questo problema con le compagnie inglesi, francesi, spagnole, svizzere, eccetera, solo con quelle americane non è stato possibile per 11 rifiuto di Washington di discutere su una base di reciproco rispetto»). I reporter hanno chiesto al Dipartimento di Stato cosa ne pensasse, ed ecco il solito funzionario che parla solo se non lo si nomina dire che «non c'è niente di nuovo» e che prima di qualsiasi altra cosa il governo cubano deve risarcire le compagnie senza negoziati di sorta. Il valore di quelle compagnie fu a suo tempo calcolato in un miliardo e mezzo di dollari, corrispondenti a 5 o 6 miliardi di adesso. Sulla mancanza di novità nelle parole di Ernesto Melendez ieri ha insistito anche José Ponce, portavoce della «sezione cubana di interessi» a Washington il quale ha però aggiunto una considerazione sulla «minore ostilità» dell'amministrazione Clinton nei confronti di Cuba. Su che basi? Da quanto risulta, Clinton si è sempre dichiarato favorevole al mantenimento dell'embargo contro Cuba, ma chissà che non si prepari a cambiare idea anche su questo. CONFERENZA ONU Connally (a destra) col presidente Kennedy poco prima dell'attentato