Quando il modulo fa spettacolo di Curzio Maltese

FISCALISTI A 24 POLLICI FISCALISTI A 24 POLLICI Quando il modulo fa spettacolo Sulle reti Rai gran sfilata di esperti e «pentiti» CI sono cose che una persona ragionevole non fa. Una di queste, ha scritto Giuseppe Turani su Repubblica, è compilare da soli il 740. Si sa, non si fa. Un'altra è guardare due programmi sul 740 in contemporanea su due reti Rai, come l'altra sera: «Carte scoperte» e «Milano, Italia». Ci ho provato, con l'aiuto di un analgesico, e mi sono divertito. Grazie alle qualità di molti ospiti e ai difetti dei presentatori. Donat-Cattin, per esempio. E' goffo, impacciato e parla senza muovere le labbra, come Dino Zoff. Ma anche noi ci sentiamo goffi e afasici di fronte al modello 740, come Zoff. Stesso discorso per Riotta, che non è per nulla goffo o impacciato, anzi. Però, come dire?, molto americano. C'entra poco con l'Italia e ancor meno con Milano. Guarda alle nostre vicende con l'aria stupita, distante del corrispondente straniero. Ma davvero succede questo da voi? Incredibile, molto pittoresco. Quando torno a Manhattan lo racconto agli amici. Alla lunga, un po' annoia. Ma stavolta ha funzionato. Anche a noi il barocco 740 fa l'effetto che farebbe a un americano: that's incredible! Bravissimi gli ospiti. Il professor Giulio Tremonti e Marco Borsa chez Riotta; Luigi Locatelli, direttore del Sole 24 ore, e lo psichiatra Ravizza su Ramno. Gente seria, serissima. Infatti, scherzano. Tremonti dice che gli anonimi (pare) inventori del 740 hanno rispettato la seconda legge della stupidità: «Lo stupido danneggia gli altri senza giovare a se stesso». E' la seconda miglior battuta della serata. La migliore in assoluto l'ha detta Giorgio Benvenuto. Questa: «Di una cosa chiedo scusa al popolo italiano, per essere andato via troppo presto dalla segreteria del ministero delle Finanze». Ci fosse stato ancora lui, caro lei. Un tuono di risate. Oltre che spassose, le trasmissioni sul 740 sono state ap- Giorgio Benvenuto si scusa per essere andato via «troppo presto» dal ministero delle Finanze passionanti come un giallo: chi è il colpevole? Chi l'ha visto, chi l'ha fatto? Ciascuno dei sospetti accampa un alibi. Amato si scusa ma non è colpa sua: s'è fidato del maggiordomo. Chiamato in causa, Benvenuto si scusa col popolo ma doveva sistemare prima il psi. Ciampi non c'era: se c'era, dormiva. E siamo soltanto alla lettera C. I funzionari delle Finanze, ospiti in studio, declinano nome e numero di pratica. Si preparano alla Norimberga del fisco, quando diranno: eseguivo gli ordini. Del resto, «abbiamo istituito perfino un numero verde». In Italia il numero verde è la panacea di tutti i mali: c'è stata una strage? Ecco un numero verde. Crolla la Borsa? Chiamate 1'1,6,7,8, eccetera. Pazienza se non risponde nessuno. «Siamo troppo pochi al ministero». Appena due, cinque, diecimila. Già sentita, questa. Si prova allora a tracciare un identikit del mostro del 740. Secondo lo psichiatra Ravizza siamo di fronte a uno «psicopatico» con tendenze schizofreniche. «Direi un demente», obietta Tremonti, sull'altro canale. Un anonimo milanese (leghista? cuorista? Paolo Rossi?) suggerisce: «Un pirla». Per Marco Borsa è un «genio della tortura, da denunciare ad Amnesty». Stefano Bartezzaghi esclude che si tratti di un enigmista: «Siamo piuttosto nel campo della mistica». Come uscirne? Che farebbe ora Bogart? E Beniamino Placido? Lui citerebbe un libro. Di autore uzbeco. Bravissimo. A me sconosciuto. Tocca citarne uno famoso e italiano, per giunta: Carlo Sartori e il suo «Democrazia cosa è», dove in capo a 300 pagine si conviene che la democrazia è soprattutto una faccenda fiscale. I sudditi contribuenti vogliono controllare come il sovrano spende i loro soldi. Esplodono così le rivolte fiscali, e nascono le rivoluzioni, i Parlamenti (no taxation without representation). Oppure muoiono. «L'autore del 740 è un Grande Vecchio, il capo dei terroristi». Chi l'ha detto? Non ricordo. Ma par già di vederlo. Dietro le mezzemaniche da burocrate nasconde lo spirito nichilista di un Necaev, di un Bakunin. Nel suo ufficio confeziona bombe di carta, più eversive delle altre: una dichiarazione dei redditi lunga dieci metri. Poi va in tv e parla di kalashnikov. Qualcuno ha controllato l'alibi del professor Miglio? Curzio Maltese

Luoghi citati: Italia, Manhattan, Milano, Norimberga