UCKMAR SPIEGA IL COLLASSO

UCKMAR SPIEGA IL COLLASSO UCKMAR SPIEGA IL COLLASSO GENOVA £4 BRftH O, un anno non ba- H^i sta, ci vogliono almeno due iter parlamentari per arrivare a un "fisco ordinato"». Victor Uckmar, uno dei più noti tributaristi, ha orrore della parola «riforma» che ha lasciato sul campo troppi delusi. Preferisce il più modesto «ordine», inteso come chiave magica per riportare il fisco italiano a rispondere a quei principi irrinunciabili, quali «trasparenzaequità-efficienza», alla base di un buon rapporto tra contribuente e Stato, ora piuttosto trascurati. Uckmar fa parte del «gruppo dei sessanta» del Cnel chiamati dal ministro delle Finanze al capezzale del fisco italiano, grande malato del sistema-Italia. La sua diagnosi non è certo all'insegna dell'ottimismo. E dire che il '93 doveva essere l'anno della semplificazione fiscale. Almeno così era stato promesso. Invece è ancora tutto più confuso, complicato e vessatorio. Professor Uckmar, perché il contribuente italiano deve essere così punito, quando può osservare con invidia il vicino francese o tedesco che per compiere il dovere fiscale paga in modo equo, non deve sudare quattro camicie e rompersi la testa con gli enigmi del 740? «E' una storia lunga, legata al ricorso massiccio del debito pubblico che comincia a scardinare il sistema tributario. Partirei dagli anni '80-'81, quando si tocca il traguardo degli 86 mila miliardi, già raddoppiati l'anno dopo, fino ad arrivare all'attuale voragine del debito pubblico di un milione 350 mila miliardi». Ma, concretamente, come si collega tutto questo con le attuali complicazioni fiscali? «Il Tesoro si è ritrovato sempre di più con il fiato corto per pagare gli alti interessi promessi. E "gabellieri alla giornata" hanno trovato una facile soluzione: puntare sul gettito fiscale. Tutto questo con centinaia di provvedimenti non coordinati, mossi dall'emergenza, da ministri delle Finanze ogni anno diversi e ciascuno con i suoi

Persone citate: Professor Uckmar, Uckmar, Victor Uckmar