Pendatchanska protagonista nel dramma di Donizetti

UNA LEONESSA PER «LUCIA» UNA LEONESSA PER «LUCIA» Pendatchanska protagonista nel dramma di Donizetti SARA' una delle più belle e drammatiche scene della pazzia che si ricordino», sostengono i fans di Alexandrina Pendatchanska. E con ogni probabilità è vero. Il giovanissimo soprano bulgaro, 23 anni appena compiuti, figlia di un'artista assai nota nel suo Paese, oltre a sovracuti vertiginosi e ricchi di armonici, ha una capacità interpretativa intensa, il colore della sua voce non è chiaro, ma brunito ed assai piacevole all'ascolto. Mai un suono «secco» che ricordi altri celebrati soprani. Alexandrina ha le carte in regola per dire una parola nuova sull'interpretazione dell'eroina donizettiana. La «Lucia di Lammermoor» andrà in scena l'I 1 giugno alle 20,30 al Teatro Regio. Dopo il successo di «Esclarmonde», in cui il soprano ha fatto la parte dell'indomita leonessa, un'altra prova per una degnissima chiusura di stagione. Bruno Campanella, raffinato direttore, cultore del belcantismo, è una garanzia assoluta. L'orchestra con lui suona bene naturalmente, senza dover sottostare a imposizioni d'alcun genere. Con Campanella si è «portati a suonare» dicono i professori: il che dimostra che, entro certi limiti, l'orchestra suona bene quando un direttore mostra di guidarla con autorevolezza e affetto. L'allestimento è una coproduzione con la Scala: in scena, accanto all'Alexandrina, nel ruolo di Lord Enrico c'è un nobile Roberto Servile, cresciuto in questi EROÌNA CON TANT CON la 22enne bulgara Alexandrina Pendatchanska, salgono a undici le Lucie straniere presenti nella storia del Regio. La serie si era felicemente iniziata nel gennaio 1857 con la francese Arsénie ChartonDemeur, terzo soprano (dopo le nostre Matilde Palazzesi e Augusta Boccabadati) a interpretare sul palcoscenico del Regio la tragica eroina di Walter Scott. Dopo la Demeur si succedono cinque soprani italiani, fra cui spicca la catanese Giuseppina Gargano, dopo i quali, per quasi mezzo secolo, prevalgono nettamente le cantanti straniere, della più varia provenienza: dalla tedesca Schwarz (in arte Bianca Bianchi) alla francese Clementine De Vére, dalle polacche Regina Pinkert e Ada Sari (al secolo Jadwiga Szajerowna) alla spagnola Angeles Ottein. Frammisti a questi emergono tuttavia i nomi di due nostre autentiche «fuoriclasse», la mitica Luisa Tetrazzini e l'altrettanto mitica Toti Dal Monte, già ampiamente ricordata la scorsa settimana. Inagibile il Regio, le sei successive edizioni di «Lucia», allestite in vari teatri, registrano la presenza, accanto alla Carosio, alla Scotto e alla Pizzo, della catalana Mercedes Capsir, della romena Virginia Zeani e dell'olandese Cristina Deutekom. Ed è Mimi Park e Alexandrina Pendatchanska nel dramma tragico di Donizetti in scena da venerai 11 al Teatro Regio In basso, Virginia Zeani, «Lucia» d'un tempo E I NTERPRETI STRANIERE ancora a una straniera, la texana Leila Terrei (sposata Cuberli), che spetta il privilegio di riprendere al nuovo Regio il discorso interrotto nel '29, prendendo parte a una versione integrale ma, soprattutto, originale di Lucia. Questo elenco di nomi, forzatamente incompleto, testimonia anche la frequente presenza della Lucia nei cartelloni del Regio (per tacere dgli altri teatri torinesi). Talmente frequente che è proprio questa l'opera più rappresentata sotto la sigla «Regio», con le sue 21 edizioni (e 178 recite) complessive dal 1837 al 1979. ultimi tempi: i suoni sono sempre morbidi, gli acuti mai forzati, il fraseggio nobile. Sir Edgardo di Ravenswood è Gregory Kunde: voce non grande, ma gentile, dai suoni argentini. Lord Bucklaw sarà Francesco Piccoli; Raimondo, Giovanni Furlanetto; Alesa, Mimi Park. Regia, scene e costumi sono di Pier'AHi. Maestro del Coro, Bruno Casoni. Campanella ha lavorato molto alla partitura di «Lucia»: con la consueta coscienza e senso della professione, ma anche con quell'entusiasmo mediterraneo, che sta alla base del suo «saper vivere in orchestra». Campanella dirigerà l'opera di Donizetti nella versione integrale, senza quei tagli, cioè, che generalmente compromettono l'unità dell'azione drammaturgica. «C'è nella drammaturgia stessa dell'opera sostiene Campanella - un'atmosfera inquietante, come se un destino incombesse sui protagonisti. Un disegno del fato a cui non ci si può sottrarre. E' questa presenza inquietante, che va sottolineata e che la musica sottolinea di per sé. Cogliere lo spirito del compositore è un dovere cui mi attengo con gran gioia. La presenza di una cantante sensibile e dalla voce duttile come Pendatchanska dà a tutti sicurezza. Non ho mai visto coro e orchestra applaudire nelle prove con tanta intensità la protagonista di Lucia. E' un buon segno, ma incrociamo ugualmente le dita». Ar Giorgio Guaterai Armando Caruso CHE sarebbe Torino se non ci fosse don Ciotti? Che farebbero gli emarginati se Luigi non rivolgesse loro il suo costante pensiero, se non gli dedicasse tutte le sue inesauribili energie? Don Ciotti spende - senza retorica - la sua vita per donare agli altri amore, assistenza, riconoscenza, affetto. Lo fa con la semplicità di cui soltanto lui è capace. Ed oggi, per questo, finalmente, è amatissimo: da tutti, senza esclusione per alcuna confessione religiosa. Don Ciotti non ha vissuto distante dal suo prossimo, ma ne è stato sempre, parte integrante, la vera anima: fin dai lontani Anni Sessanta. Con la musica gli si vuole tributare ancora un «omaggio»: nella speranza che la sua ennesima iniziativa «Una Certosa per tutti» (dove troverà posto l'Università della Strada, nella campagna di Avigliana) possa finalmente essere portata a termine in tutta la sua complessità. Così, il 17 giugno alle ore 21 nell'Auditorium messo a disposizione dal direttore della Rai di Torino, Giovanni Ayas-

Luoghi citati: Avigliana, Torino