Sì lo spazio paga

SALONE DI LE BOURGET SALONE DI LE BOURGET Sì, lo spazio paga E l'Italia prepara il suo razzo Propulsore a plasma in progetto alla Bpd. Motore Zefiro, un successo ■ N tempi di bilanci in rosso e I di settori industriali in crisi 1 le attività spaziali vanno controcorrente: giovedì, giorno di apertura del Salone aerospaziale di Parigi-Le Bourget, Arianespace, la società europea leader nei lanci di satelliti commerciali, ha approvato il bilancio '92, che si è chiuso con un utile netto di 145,5 milioni di franchi francesi e distribuzione ai soci (tra i quali Alenia e Bpd) di un dividendo pari al 6 per cento del capitale. Sette lanci nel '92, altri 40 satelliti da mettere in orbita, un nuovo più pò-' tente razzo, l'Ariane 5, in costruzione (sarà pronto nel '96): Arianespace sta ad indicare che il mestiere di vettore spaziale è in piena espansione. Anzi, si va probabilmente verso una specializzazione, con i grandi satelliti affidati ad Anane e ai razzi della stessa classe americani, russi, giapponesi e cinesi, e carichi più piccoli affidati a vettori meno potenti e meno costosi. Ai primi di maggio nel poligono di Perdasdefogu in Sardegna, è stato provato il motore di .quello che sarà il primo razzo commerciale italiano, il San Marco Scout. Il motore, chiamato Zefiro, ha funzionato perfettamente, ha comunicato la Bpd Difesa e Spazio, che lo ha progettato e costruito. Riempito con 11 tonnellate di combustibile solido e imbullonato ad una solida base, ha sviluppato una spinta di circa 80 tonnellate ed ha superato in efficienza tutti i più avanzati motori a razzo oggi esistenti, compreso quello di Ariane. Lo Zefiro, sviluppato per conto dell'Agenzia spaziale italiana, aveva già fatto una prova in volo nel marzo del '92; tre (o cinque) di questi propulsori costituiranno il primo stadio del San Marco Scout (gli altri due stadi si chiameranno Sesamo e Iris) con i quali l'Italia punta a entrare nel mercato del lancio di satelliti fino a una tonnellata e fino a 600 chilometri di altezza. La Bpd, del gruppo Gilardini Fiat, uno dei leader mondiali della propulsione a combustibile solido sta però lavorando ad altri metodi di propulsione, in vista di missioni, come quelle interplanetarie, che richiederanno diversi tipi di motori. Il futuro sembra appartenere alla propulsione elettrica, una tecnologia che consente di accrescere la velocità di uscita dei gas, che nella propulsione chimica raggiunge al massimo i 3 chilometri per secondo. Motori di questo tipo, noti come resistogetti e come propulsori a ioni, sono già operativi ma solo quando servono potenze limitate a qualche grammo. Tuttavia gli sviluppi possibili sono promettenti. In casa Bpd da una decina di anni si lavora su due tipi di propulsione elettri¬ ca, quella ad arcogetto e quella magnetodinamica. Il motore ad arcogetto potrebbe diventare operativo per la propulsione di satelliti in tempi relativamente brevi. Gas elettricamente neutri, come azoto, idrogeno, ammoniaca, sono immessi in una camera di combustione nella quale viene fatta scoccare una scarica elettrica; questa porta i gas a temperature elevatissime, decine di migliaia di gradi, e ne provoca l'uscita attraverso l'ugello a velocità intorno ai 10 chilometri per secondo. I propulsori magnetodinamici (o Mpd) sono ancora nella fase di ricerca ma sono assai promettenti in particolare in vista di lunghi trasferimenti interplanetari. La tecnica è analoga a quella dell'arcogetto ma la scarica è molto più elevata (occorrono potenze di 30-50 kilowatt) e genera un forte campo magnetico; il gas viene ionizzato ed esce dall'ugello ad una velocità di alcune decine di chilometri il secondo. Finora sono state raggiunte in laboratorio spinte di qualche chilogrammo che potranno essere aumentate risolvendo i problemi di resistenza dei materiali alle altissime temperature e di potenza elettrica adeguata. Forse tra vent'anni, dicono i ricercatori, un motore di questo tipo potrà essere usato in una missione. Vittorio Ravizza La grande Samrat Yantra dell'antico Osservatorio indiano a Jaipur: uno delle maggiori costruzioni gnomoniche di discussioni astronomiche tra Sawai Jai Singh e gli astronomi hindu, arabi ed europei, nonché di studi astrologici, ed è usato ancor oggi per dimostrazioni pratiche e per gli esami degli studenti di astronomia. Dei 18 strumenti che com¬ per un'osservazione accurata, grazie alle grandi dimensioni e ai piani stabili. L'osservatorio di Jaipur si trova a 431 metri di altitudine, 75°49'8" di longitudine Est e 26°55'27" di latitudine Nord. Appena costruito divenne sede

Persone citate: Bourget, Singh, Vittorio Ravizza

Luoghi citati: Anane, Italia, Parigi, Perdasdefogu, Sardegna