TOPOLONE L'invincibile nemico

'858 '858 T0P0L0NE L'invincibile nemico Tra letteratura e scienza una storia del roditore Parla l'autore FORSE sono i topi la causa della misteriosa malattia che uccide i Navajos. I piccoli roditori piegano anche i fieri pellirosse. E' l'ultima notizia di cronaca nella guerra silenziosa ^ che uomini e topi combàttono fin dagli albori della storia, per il dominio della Terra (tra milioni di animali, solo quattro sono presenti dal deserto ai poli: l'homo sapiens, il topo e due specie di ratti). Astuto e generoso, forte e ripugnante: nessuno, come questo roditore, ispira sentimenti altrettanto forti e contraddittori. Al rapporto tra i due duellanti, è dedicato il libro di Francesco Santoianni, Topi (Giunti, pp. 164, L. 24.000), che sfuma dalla letteratura alle leggende, da La peste di Camus alle società di topofili (che nell'Inghilterra vittoriana sfidavano persino il carcere pur di allevare ed esporre i pelosi mammiferi), dalle crudeltà della vivisezione alle frontiere dell'ingegneria genetica. La prima testimonianza letteraria arriva da Babilonia (XXIV secolo a. C), da Sargon I, che oltre alle «Quattro Parti del Mondo» voleva sottomettere anche i topi, creando squadre speciali di soldati. Fu elevato a rango di guerriero, nella Batracomiomachia (la parodistica Iliade, amata da Leopardi e Pascoli), studiato da Aristotele, adorato come divinità da quasi tutte le civiltà antiche. Nato nella zona centrale dell'Asia, il topolino ha colonizzato a ondate i quattro continenti. Seguiva l'uomo perché trovava comode le sue dispense alimentari. Talvolta ne approfittava, seminando fame e distruzione. I contadini greci sapevano di non poterlo combattere e i trattati agronomi suggerivano di appellarsi alla misericordia, scrivendogli suppliche da lasciare nei campi. Nel Medioevo venivano assoldati cacciatori, ma i giannizzeri ubriachi ottenevano pochi risultati. E la gente invocava liberazioni leggendarie, come aveva fatto il Pifferaio magico a Hameln. La Chiesa vedeva con orrore l'avido roditore, ricordava che, sacrilego, rosicchiava anche le ostie. Il vescovo di Autun lo scomunicò nel XV secolo. Dopo una devastazione dolorosa, in Francia, nel XVI secolo, il topo fu addirittura processato. Ma l'avvocato d'ufficio, il giurista Bartolomeo Chassenée, riuscì a giustificare l'assenza alle udienze degli animali «imputati» e a farli assolvere. Il topo è temuto e rispettato, ma raramente ha un'immagine ripugnante, nella letteratura popolare. Da Babà Yaga a Cenerentola, nelle favole, occupa un ruolo discreto e amico. La sua furbizia, la sua velocità, la sua tenerezza, prosegue nel cartoon moderno. Il Topolino di Walt Disney è una sferzata di vitalità per milioni di americani prostrati dalla grande crisi del '29. Diventa eroe buono anche nei panni di Speedy Gonzales, Jerry, Fievel, negli ebrei-roditori del Maus di Spiegelman (opposti ai nazisti gatti), è l'unica vera compagnia di Lennie, in Uomini e topi di Steinbeck. Un'altra caratteristica simbolica dei muridi è la sensualità. Molte lingue associano il topo a immagini sessuali (in italiano, per esempio, topa o zoccola). La ragione è nella grande prolificità della femmina: va in calore sei-otto volte l'anno, fa valanghe di figli, soddisfa anche cinquecento maschi in due ore. Sfuggente, morbido, fecondo, il Teud SNAPOLI ONO entrato in una affollata libreria e ho chiesto un volume sui topi. E' sceso un silenzio gelido, quasi fossi un pazzo che ha bestemmiato in chiesa. La commessa mi ha redarguito: "Non abbiamo niente"». Per capirne di più sulle origini di questa avversione, di questi pregiudizi, Francesco Santoianni ha deciso di scrivere lui un libro sul roditore. Funzionario della protezione civile, napoletano, si occupa delle strategie per affrontare calamità naturali. Tra i suoi molti libri di divulgazione su apocalissi, anche un romanzo su una fantaeruzione del Vesuvio. Alla base di Topi anche un'ammirazione tutta professionale per questi animali invincibili, maghi della sopravvivenza in condizioni estreme: «I topi - dice Santoianni, mentre un gatto gli graffia i pantaloni - sono un modello nella strategia delle catastrofi. Quando il loro mondo è in pericolo, sacrificano i singoli per la sopravvivenza della specie. L'umanità fa l'opposto, cerca* di salvare il singolo, con sprechi enormi di risorse; usa la tecnica per modificare la natura. Il comportamento dei topi, naturalmente, per noi è inaccettabile, ci sono componenti di solidarietà che non possiamo dimenticare. Ma è pura follia insistere a voler cambiare l'ambiente. Il rischio si sposta a livelli più alti, l'umanità è più vulnerabile di fronte al ritorno della natura». ToimlUxo di Andy Murimi topo richiama nell'immaginario indiscrete violazioni erotiche. E forse per questo, le fanciulle timorate di Dio continuano a strillare di fronte a un topolino impaurito. Il brusco cambiamento di rotta letteraria nei confronti del topo avviene da La Fontaine in poi. Da quando, nel '700, le metropoli europee hanno un nuovo invasore: il ratto (fuggito da un gigantesco terremoto che in Asia ha spazzato via paesi e rifugi). I borghesi urbani hanno espulso la natura con asfalto e cemento, ma all'improvviso si trovano sotto i piedi, nelle viscere della Terra, nemici imprendibili. I ratti diventano i padroni di un regno parallelo, impenetrabile, tenebroso. Dalle fogne di Victor Hugo, al romanzo gotico inglese, la paura trova un alleato naturale nel ratto. Il Dracula di Bram Stoker è grande amico dei topi, e li utilizza come fedeli servitori. Non c'è film horror che rinunci a usare qualche topastro nero nel cast. Le mquietudini mitteleuropee sono costellate di topi, da Musil a Broch, a Kafka. Un'altra buona dose di cattiva fama, il topo la riceve quando gli scienziati scoprono che è portatore di malattie. Nel Medioevo, sovrani e stregoni attribuivano le cause della peste ai fattori più disparati, dagli untori alla civetteria femminile. Ma solo nell'800 si scoprì che la peste è endemica nei ratti, e si trasmette all'uomo attraverso le pulci. Questi piccoli roditori (esseri pulitissimi, passano maniacalmente gran parte della giornata a lavar¬ si) diventano così il simbolo della sporcizia, dell'epidemia inarrestabile. Proprio perché sono considerati turpi untori, saranno poi usati a cuor leggero come cavie per crudeli (e inutili) esperimenti nei laboratori medici. Nelle leggende metropolitane diventano mostruosi mutanti. Bisogna aspettare Grass per una riabilitazione. Ne La ratta, l'animale più aborrito, dall'alto di una montagna di spazzatura, co,munica parole di saggezza all'umanità distrutta dalla guerra, affogata nei suoi vizi. Siamo al catastrofismo della fantascienza. Un B-movie come Rats (di Bruno Mattei) immagina che, nella guerra tra uomini e topi, i vincitori siano gli animali. E' una paura ancestrale, ma anche una certezza. Il futuro è già dei topi. Nulla riesce a distruggerli. Questi animali sopravvivono a condizioni proibitive, riescono a nutrirsi di cemento o veleno, le femmine si autofecondano, si dissetano con l'acqua del mare. Dai cacciatori di topi di Strabone ai «chapa rat» di Bacchelli, ai moderni derattizzatori, nessun uomo li sconfigge duraturamente. Quando un gruppo di scienziati sbarcò sull'isola di Engebi (nelle Marshall), reso un cumulo di rocce vetrificate da 14 bombe atomiche e una termonucleare, capì chi sarebbe stato il nuovo signore del mondo: gli unici esseri viventi sopravvissuti all'olocausto nucleare erano migliaia di brulicanti topi. CI INSEGNANO A DIFENDERCI DALLE CATASTROFI DELLA NATURA

Luoghi citati: Asia, Babilonia, Francia, Inghilterra