Rogo «italiano» in stile naziskin di Emanuele Novazio

Germania, due ragazzi bruciano, forse per vendetta, le case di 21 immigrati Germania, due ragazzi bruciano, forse per vendetta, le case di 21 immigrati Rogo «italiano» in stile naziskin Cresce la psicosi da attentato razzista Altro incendio (non doloso), 6 morti BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il contagio di Solingen s'allarga, la violenza dei roghi influenza comportamenti criminali senza apparente sfondo razzista. Sembra essere la triste lezione di un incendio doloso che nella notte fra lunedì e martedì - mentre un altro incendio, accidentale, faceva 6 morti - ha semidistrutto senza far vittime tre case abitate da 21 italiani a Waldshut-Tienge, nel Baden Wuerttemberg, pochi chilometri dalla frontiera svizzera. I responsabili sarebbero due quindicenni italiani che non hanno legami con ambienti dell'estrema destra: la polizia li ha arrestati ieri pomeriggio, molti testimoni li avevano visti scappare dal luogo del rogo. Avrebbero dato fuoco a uno scatolone pieno di trucioli di legno, dietro la casa. Per rivalità, per vendetta? Quale ne sia la ragione una cosa soprattutto colpisce, se i colpevoli sono davvero loro, due ragazzini italiani di 15 anni: l'infezione razzista si trasmette e corrompe, è presa a modello, diventa occasione da imitare. Il rogo di Tienge, una cittadina di diecimila abitanti, poteva fare una strage. Le fiamme sono state scoperte per caso da una pattuglia della polizia quando già avevano invaso la legnaia: ancora pochi minuti e sarebbero morti tutti, forse. Nelle case semidistrutte dalle fiamme abitavano quattro famiglie, con numerosi bambini: quelle di Domenico Rizzuti e di Antonio Londino, entrambe provenienti dalla Calabria; di Maurizio Cuccù, sardo, e di Silvano Guccione, siciliano. Viveva con loro anche Nicolò Larosa, di Trapani. Gli uomini sono operai: fanno i pendolari con la Svizzera, lontana pochi chilometri appena. Non ci sono stati feriti; soltanto due donne, Romina Cuccù e Maria Londino, sono ricoverate per una lieve intossicazione da fumo. Ma i ventuno italiani hanno perso quasi tutto, non hanno più un tetto: da ieri sono ospitati nel palazzo del Comune. Fra imitazioni perverse e coincidenze fatali, la notte dei fuochi ha però fatto sei vittime: sei tedeschi alloggiati in un ospizio per senzatetto a Siegburg, pochi chilometri da Bonn, sono morti fra le fiamme di un incendio non doloso; altri sette sono rimasti feriti. Una donna e una bambina sono bruciati nel sonno, un uomo è morto per le conseguenze della caduta dalla finestra del terzo piano, nel tentativo di sfuggire al fuoco. Ma l'incendio, ha accertato la polizia, è scoppiato per la disattenzione e l'incoscienza di un uomo che abitava la casa. Nel pomeriggio è stato arrestato: era andato a letto ubriaco con la sigaretta accesa, anche lui è rimasto ferito. Nel ricovero abitavano una cinquantina di persone: oltre ai tedeschi, anche italiani, portoghesi, turchi, tutti illesi. Su una parete c'era una croce uncinata, ma «vecchia», secondo i rilievi. Una coincidenza soltanto, che per qualche ora ha però fatto precipitare il Paese nell'angoscia della strage xenofoba. Altri episodi di sicura matrice razzista, che non hanno fatto vittime, sembravano confermare infatti una nuova vampata di odio razziale: a Wegberg, nel Nord Reno-Westfalia, un incendio ha danneggiato la casa di una famiglia marocchina. All'interno c'erano sei persone, una donna di 31 anni con i suoi quattro figli dai 9 ai 15 anni, e un'altra donna di 21. Prima di scappare, gli autori dell'attentato hanno disegnato una croce uncinata sulla porta d'ingresso. Un altro attentato è avvenuto a Francoforte: attraverso la finestra del pianterreno è stata buttata una molotov. Non ci sono stati feriti. Segnali fra tanti (in due settimane nella sola Renania ci sono stati oltre 70 attentati), che però segnano il clima e pongono un interrogativo drammatico: ci saranno altre Solingen? Emanuele Novazio I vigili del fuoco recuperano i corpi delle vittime dell'incendio nell'ostello di Siegburg [FOTO REUTER]

Persone citate: Antonio Londino, Maria Londino, Maurizio Cuccù, Nicolò Larosa, Rizzuti, Romina Cuccù, Silvano Guccione

Luoghi citati: Baden Wuerttemberg, Bonn, Calabria, Francoforte, Germania, Renania, Svizzera