Rete Rai a Milano primo sì di Maria Grazia Bruzzone

E' passato l'ordine del giorno che due settimane fa aveva spaccato i partiti tra «nordisti» e «sudisti» E' passato l'ordine del giorno che due settimane fa aveva spaccato i partiti tra «nordisti» e «sudisti» Rete Rai a Milano, primo sì In Senato la riforma approvata alla Camera ROMA. Arriva in aula al Senato la miniriforma dei vertici Rai, già approvata dalla Camera. Arriva corredata da un ordine del giorno, approvato dalla commissione Lavori Pubblici, che invita il governo a trasferire un'intera rete a Milano. Lo stesso ordine del giorno che due settimane fa venne clamorosamente bocciato a Montecitorio, spaccando trasversalmente i partiti fra «nordisti» e «sudisti», e persino fra onorevoli milanesi e torinesi. Lo aveva preteso la Lega, allora, per ritirare i propri mille emendamenti che rendevano impossibile una rapida approvazione della legge. Una sorta di baratto ideato dal partito di Bossi alla vigilia del voto amministrativo, cavalcando una proposta fatta mesi prima dal direttore di Rai 3 Angelo Guglielmi che aveva suscitato non poco scalpore. E adesso la scena si ripete. Con la commissione del Senato che vota l'ordine del giorno all'unanimità. E il senatore leghista Rinaldo Bosco che, soddisfatto, ritira i nuovi duemila emendamenti ma questa volta annuncia che il suo partito è pronto a ripresentarli in aula se questa dovesse cancellare col voto quel che la commissione ha licenziato. Questa volta però, a scanso di equivoci, il testo formulato dalla de è lungo e articolato. Rileva, l'ordine del giorno, che «è necessario introdurre (nella Rai, ndr.) profonde modifiche strutturali, in un'ottica ideativa e produttiva policentrica che preveda strategiche funzioni decentrate nel Nord e nel Mezzogiorno del Paese, per un miglioramento delle attività di programmazione e informazione radiotelevisiva». E Milano? Arriva dopo, quando si afferma la necessità di «far recuperare alla Rai di Milano, per accogliere le esigenze di rappresentanza culturale e informativa all'interno del servizio pubblico che emergono dall'intero settentrione d'Italia, un'area ideativa e produttiva certa e permanente, fondata su spazi garantiti di palinsesto e sulla assegnazione annuale di risorse economiche». Ed ecco le proposte. L'invito al nuovo consiglio di Amministrazione «a trasformare i terminali di rete già presenti a Milano in vere strutture di programmazione, collegate alle singole reti, o specializzate in generi o - in alternativa a trasferire una rete, nel quadro di una necessaria revisione della legge Mammì». Chiaro? Mica tanto. Nel primo caso infatti, ci si limita ad auspicare che il centro di produzione di Milano faccia qualcosa di più, e che questo qualcosa trovi qualche spazio nei palinsensti di rete. «Una sciocchezza» secondo Guglielmi, che nel suo libro La brutta addormentata aveva lanciato la proposta con ben altro spirito, autocandidando Rai 3 al «salto». «Quella di fare dei pezzi di rete altrove è una strada già sperimentata subito dopo la riforma del '76, e fu un fallimento». Guglielmi è perentorio. «L'unico vero modo di risolvere il problema di far contare di più Milano è trasferire un intero canale, con una direzione e ideazione omogenea». Stefano Balassone, che di Guglielmi è il braccio destro è anche più duro. «A quel che si capisce si dice tutto e il contrario di tutto». A Balassone l'intera vicenda dell'ordine del giorno sembra «poco seria» e «dettata da esigenze di pura propaganda». Negativo anche il parere del cdr dei giornalisti del centro di Milano, che da tempo rivendicano un ruolo più incisivo della città nell'informazione televisiva pubblica nazionale. «Quel che chiediamo è piuttosto una testata, che non vuol dire un nuovo tg "milanese" - precisa Agostino Zappia -. Un'intera rete è fuori dalle nostre proposte e in questi termini ci sembra abbia un sapore strumentale, per non dire ricattatorio nei confronti della Lega». L'ordine del giorno del Senato piace invece al pds, che proprio ieri ha presentato una sua proposta di riforma della legge Mammì. «Ci sembra un utile passo avanti», sostiene Vincenzo Vita, responsabile del settore media. Verso cosa? La proposta del pds è una rete non milanese ma «federalista» che guarda al modello dell'Ard tedesca. «Una cosa pluriregionale, dove Milano abbia però un grande spazio». Maria Grazia Bruzzone E la Lega ritira i 2000 emendamenti Angelo Guglielmi, direttore di Rai3 «Quella di fare dei pezzi di rete altrove è una strada già sperimentata nel 76 e fu un fallimento».