Cade l'ultima strada per Sarajevo
I serbi bloccano gli aiuti Onu tagliando la via dell'aeroporto. Le loro truppe a quattro km da Gorazde I serbi bloccano gli aiuti Onu tagliando la via dell'aeroporto. Le loro truppe a quattro km da Gorazde Cade l'ultima strada per Sarajevo I generali italiani: intervenire è pazzesco ZAGABRIA. Continua il bombardamento dei serbo-bosniaci di Gorazde, nella Bosnia orientale: ieri sarebbero arrivati a quattro chilometri dal centro dell'enclave musulmana dove si trovano almeno 70 mila civili. Intanto, è saltata nella regione centrale della tormentata Repubblica dell'ex Jugoslavia l'ennesima tregua concordata tra esercito bosniaco (in maggioranza musulmano) e i miliziani croati. Radio Sarajevo ha riferito ieri che i cannoni delle forze serbe di Bosnia hanno martellato Gorazde per tutta la giornata, mentre a Sarajevo i serbo-bosniaci hanno creato un «valico di frontiera» sulla strada che collega la città all'aeroporto, impedendo in pratica il trasferimento degli aiuti umanitari giunti nella capitale bosniaca, dopo la sospensione del ponte aereo da Falconara-Ancona dell'altro ieri. L'immediata protesta del capo dei Caschi Blu in Bosnia, il generale Philippe Morillon, non ha trovato risposta da parte del comandante delle forze serbe, Ratko Mladic. Sempre ieri, l'agenzia di stampa croata «Hina» ha riferito che l'esercito bosniaco ha continuato la sua opera di «pulizia etnica» a Mostar, Kakanj, Novi Travnik e Jablanica nella Bosnia centrale e nel Nord dell'Erzegovina. Cinque villaggi croati nei pressi di Travnik sono stati dati alle fiamme, mentre scontri sono avvenuti anche a Vitez, sempre nella Bosnia centrale, dove sono acquartierati 2500 Caschi blu britannici. Fonti diplomatiche hanno ri¬ ferito che è sempre più probabile un'«alleanza» tra serbi e croati di Bosnia dopo le violente offensive musulmane. Da Atene, il leader dei serbo bosniaci Radovan Karadzic ha auspicato un incontro con i dirigenti croato-bosniaci per «studiare una strategia» sul futuro della Bosnia e gli osservatori hanno fatto notare che 903 militari croati, arresisi ai serbi dopo l'offensiva su Travnik di alcuni giorni fa, sono stati rilasciati e riportati sulle loro linee senza che venissero tolte loro le armi. L'ipotesi, smentita dai croati, metterebbe fine all'alleanza fra croato-bosniaci e musulmani strettasi poco dopo l'inizio della guerra in Bosnia 14 mesi fa. Karadzic ha anche mosso pesanti accuse al Vaticano sulla situazione nell'ex Jugoslavia, sostenendo che la Santa Sede «non è al di sopra delle parti» e che «appoggia e incita forze non balcaniche a imporre i loro interessi a spese dei Balcani e della pace». A Vienna, intanto, dove si è aperta ieri la conferenza dell'Onu sui diritti umani, il segretario di Stato americano Warren Christopher si è detto d'accordo su una nuova conferenza di Londra per l'ex Jugoslavia. Anche il segretario dell'Onu Boutros Ghali ha sollecitato la convocazione di una nuova conferenza, definendola «l'unico mezzo per mandare avanti il processo di pace». Ghali ha sottolineato che è necessario «un avvicinamento globale per trovare una soluzione al conflitto». Ingrid Badurina I
Persone citate: Boutros Ghali, Ghali, Karadzic, Philippe Morillon, Radovan Karadzic, Ratko Mladic, Vitez, Warren Christopher
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