Sulla riforma l'incubo del volo segreto di Alberto Rapisarda

Cominciato il dibattito per il sistema elettorale, Camera semideserta, inviti alla responsabilità Cominciato il dibattito per il sistema elettorale, Camera semideserta, inviti alla responsabilità Sulla riforma l'incubo del volo segreto Per chiederlo bastano 30 deputati ROMA. La riforma elettorale è arrivata nell'aula di Montecitorio ma non c'era nessuno, o quasi, ad aspettarla. Il dibattito sulla tanto invocata riforma è cominciato ieri pomeriggio nel più grande disinteresse, alla presenza di una trentina di deputati, di fronte ai quali sedevano, solitari ai banchi del governo, il presidente del Consiglio, Ciampi, e il sottosegretario alla presidenza, Maccanico. «Poteva andare peggio. Siamo solo all'inizio, nei prossimi giorni le presenze in aula cresceranno», garantiva, accomodante, Adriano Ciaffi, presidente della commissione Affari costituzionali. E' probabile che le presenze aumentino domani, giorno delle prime votazioni, ma questo non vuol dire che per la riforma tutto debba filar liscio. Si scrutano con sospetto gli onorevoli deputati, c'è il timore di colpi di mano da parte dei nostalgici del sistema proporzionale. «Non riesco a credere che il sistema tradizionale si arrenda senza colpi di coda», profetizza Valerio Zanone, che da ieri non è più presidente del pli. Le votazioni a scrutinio segreto sono la temuta occasione per possibili agguati contro questa riforma che, in teoria, dovrebbe disporre di una grande maggioranza (de, Lega, missini, Rifondazione, psdi, pannelliani, ecc). E così, ieri, è stata soprattutto la giornata degli appelli a non far uso del vo- to segreto. «Non venga chiesto lo scrutinio segreto e tutti i deputati si assumano le proprie responsabilità in modo chiaro e trasparente», esorta il federalista Calderisi. E il deputato repubblicano Lavaggi ha chiesto ieri al presidente della Camera, Napolitano, di far sopprimere il ricorso al voto segreto sulle norme elettorali. La regola è il voto palese, va ricordato, ma 30 deputati possono chiedere quello segreto. «Troppo tardi», ha risposto Napolitano, ma anche lui ha lasciato capire di essere preoccupato. «Il regolamento consente ma non prescrive lo scrutinio segreto. Si tratta quindi di assunzione di respon¬ sabilità da parte di gruppi e deputati di procedere normalmente, senza ricorsi alla scrutinio segreto». Insomma, sarà un problema di coscienza e, soprattutto, di faccia, quello di chiedere il voto segreto, specie nella votazione finale che si prevede possa esserci entro il 24 giugno. Perché chi chiederà lo scrutinio segreto conclusivo difficilmente potrà sfuggire all'accusa di voler affossare la riforma. Già il grande fronte cartaceo dei favorevoli del sistema elettorale maggioritario ad un turno scricchiola. Compatti nella commissione per gli Affari costituzionali, dove si svolgevano di- squisizioni di fatto platoniche, ora emergono di nuovo vecchi dubbi e antiche nostalgie. La Lega dice che non vuole lo «scorporo», il meccanismo che dovrebbe premiare il recupero dei piccoli partiti, e non vuole neanche la lista bloccata per il voto con la seconda scheda, proposto dal relatore Mattarella. «E' una infamia», secondo Miglio. Rifondazione comunista e missini spiegano di aver votato per il turno unico considerandolo il male minore. Ma, si sa, il loro cuore è per il sistema attuale. E siamo solo alle prime schermaglie. Quanti sono i nostalgici del sistema proporzionale, l'unico si¬ stema che può dare la speranza di essere rieletti agli attuali deputati? «E' arrivato il momento di decidere - esorta in aula il relatore Mattarella -. Ora un atteggiamento di immobilismo sarebbe molto pericoloso perché aumenterebbe i rischi della disgregazione politica». E sembra rivolto proprio a quanti potrebbero avere la tentazione di affondare la riforma per andare a votare per la Camera col sistema proporzionale. «Il governo prenderà direttamente l'iniziativa se il Parlamento sarà troppo lento», avvisa il sottosegretario Maccanico. Alberto Rapisarda T ■ Da sinistra il de Sergio Mattarella relatore della proposta di riforma elettorale e Giorgio Napolitano presidente della Camera

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