Verso la Lega rimpiageado Segni di Valeria Sacchi

Assolombarda, dopo la sconfìtta di Teso gli industriali non lo dichiarano, ma pensano a Bossi Assolombarda, dopo la sconfìtta di Teso gli industriali non lo dichiarano, ma pensano a Bossi Verso la Lega, rimpiaageado Segai Anche Formentini e Dalla Chiesa all'assemblea Il presidente Presutti: rilancio, vinca chi vinca MILANO. In via Pantano c'è un gran via vai. E' giorno di assemblea per Assolombarda. Il presidente Ennio Presutti tira un gran sospiro di sollievo. Dopo un anno d'inferno, indagini sulla contabilità nera e bufere di Tangentopoli, senza contare una riconferma incerta fino all'ultimo, ora guarda la platea con occhio commosso. E' una bella platea, quasi quasi non ci sperava. In prima fila siedono Leopoldo Pirelli e Mario Monti, Giovanni Spadolini e Antonio Maccanico, Cesare Romiti a Alberto Falck, Luigi Orlando e Gianfranco Nocivelli, Gianfranco Lombardi e i due Tronchetti, Marco e Roberto. Fra loro Ombretta Fumagalli Carrulli, Roberto Formigoni e poi i due candidati sindaci: Nando Dalla Chiesa e Mario Formentini. Il ballottaggio incombe, ogni voto è prezioso. Il confronto all'ultimo sangue fa bene alla linea. Le ansie del ballottaggio e il presenzialismo forzato hanno affilato il volto dei duellanti, la cintura è più stretta di qualche buco. Ma ora, nella panombra della sala circolare, si possono rilassare. Sul palco prende la parola Luigi Abete, parla di trattativa sul costo del lavoro, di investimenti in occupazione. Poi tocca a Presutti. Chiede un provvedimento che «rompa il nocciolo duro dell'omertà tra corruttori e corrotti», invoca per Milano il rilancio «qualunque sia l'esito del voto». Tutte cose che si proiettano nel domani. E il «domani», che poi è domenica 20 giugno, giorno del ballottaggio finale per la poltrona di palazzo Marino, ronza nella testa di tutti. Chi ce la farà? Formentini ha il sorriso di quello che pensa di avere la vittoria in tasca, ma dice prudente «Non è vinta ancora, le sinistre sono all'attacco». Annuisce, accanto, Alberto Falck, sul volto un'ombra di pessimismo. Dalla Chiesa è assorto, forse sospetta che molti dei presenti non siano suoi elettori. Ma approva quanto ha detto Presutti sulla valorizzazione della Milano «della scienza, della ricerca, dell'intelligenza». E gli è piaciuta la definizione data da Abete al patto sociale, «sociale perché guarda agli interessi della società». Sorride alla Tv. Ma la platea? Per chi voterà la platea? Nessuno si sbilancia, nessuno parla. Il riserbo lombardo è questa volta un grandissimo aiuto. Forse perché, per molti imprenditori, la scelta non sarà di aderenza, ma di opportunità. Nella città che ha dato un grosso aiuto al trionfo referendario di Mariotto Segni, Mariotto è venuto meno. Il dilemma di molti orfani del centro è ben sintetizzato dal candidato sindaco della lista Segni, presentato in ritardo e perdente, Adriano Teso. Anche lui più smunto del solito. «Sia Dalla Chiesa che Formentini sono degli estremi. E difatti non ci siamo apparentati con nessuno dei due, nonostante le molte pressioni» commenta diplomatico. Quindi nessuna indicazione al 7% dei cittadini che l'hanno votata? «Sono liberi, ma bisogna votare. Dalla Chiesa ha il limite di aver con sé i vetero-comunisti». Dunque Formentini? «Formentini non ha visione strategica e si accompagna a personaggi grezzi. Provino, vediamo. E' comunque sempre una condanna al vecchio regime». Più in là siede un altro candidato sconfitto, Piero Bassetti. Domenica prossima andrà in campagna, magari in bicicletta. Ma una buona fetta dei suoi sostenitori al primo turno, i seguaci del Movimento Popolare di Formigoni, hanno già ricevuto il nuovo ordine di scuderia: Formentini. E su Formentini è schierata la democristiana Fumagalli Carrulli. Chi andrà in campagna come Bassetti? «Non certo i leghisti» dice sicuro Formentini. «Ma nemmeno i sostenitori di Dalla Chiesa» osserva qualcuno. Eh, sì. Domenica Milano rischia l'en plein. Milano va bene, ma a Roma che succede? Per Roma risponde Maccanico, segretario alla presidenza del Consiglio, senatore repubblicano eletto dai milanesi «Priorità assoluta alle indicazioni del referendum sulla riforma elettorale - sintetizza -. E se il Parlamento non si spiccia, non escludo un'azione diretta del governo. Idem per il costo del lavoro». E il fronte giudiziario? «Ci sono pagine oscure in politica e in economia, gli accertamenti dovranno andare fino in fondo». Valeria Sacchi Solo il «giovane» Fumagalli si schiera con la Rete Alberto Falck «In famiglia siamo in quattro finirà in parità» A sinistra Ennio Presutti presidente Assolombarda Sotto: Adriano Teso candidato a sindaco nella lista di Segni Sopra: Aldo Fumagalli presidente dei giovani industriali lombardi

Luoghi citati: Milano, Roma