Asti mazzette e violenza carnale di Sergio Miravalle

Una madre ha denunciato le tangenti dopo che suo figlio era stato sequestrato Una madre ha denunciato le tangenti dopo che suo figlio era stato sequestrato Asti, mazzétte e violenza carnale Una torbida storia intorno a Goria (che smentisce ASTI. Il nome dell'ex ministro Giovanni Goria è risuonato ieri mattina nell'aula del tribunale durante un processo che vedeva imputato per reticenza un industriale vinicolo: Camillo Benso, 52 anni di Castagnole Lanze, arrestato venerdì. Goria e Francesco Esposito, presidente della potente Unione commercianti di Asti, sono stati indicati da una accusatrice di Benso, come gli artefici di un finanziamento di tre miliardi che l'industria vinicola aveva richiesto alla Cee per la ristrutturazione dello stabilimento. L'operazione sarebbe stata - sempre secondo queste accuse - suggellata dal versamento di un «contributo» del 10 per cento a Goria, allora ministro dell'Agricoltura (aprile '91maggio '92) e alla sua corrente. Una vicenda di tangenti, decisamente smentita dall'ex ministro, il quale, ieri mattina, era negli uffici del centro studi «Marcora», a poche centinaia di metri dal palazzo di Giustizia, e ha saputo dai cronisti che il suo nome era emerso nel processo Benso. Ma il contesto nel quale l'ex presidente del Consiglio è stato chiamato in causa, va al di là della storia di tangenti. Il pm Mario Bozzola, che ha trasmesso il fascicolo con le accuse a Goria al tribunale dei ministri istituito a Torino, presso la procura generale, al momento dell'arresto di Camillo Benso, aveva annunciato «un intreccio torbido e balordo». La vicenda parte da una denuncia per violenza carnale. Nel maggio scorso un pregiudicato di 35 anni, Giuliano Inbrenda, era stato arrestato, ed è ancora in carcere, perché accusato dal figlio del titolare di una impresa di trasporti di averlo sequestrato, drogato con cocaina e violentato. La vittima, Vittorio Arfinengo, 22 anni, era tornato a casa la mattina successiva con numerose lesioni e in stato di choc. Le indagini, condotte con discrezione dàlia polizia, avevano portato all'arresto di Inbrenda. Era emerso che quella sera nell'alloggio del pregiudicato c'erano anche due altri giovani dell'«Asti bene»: Massimo Benso, 28 anni, figlio dell'industriale e la fidanzata Cristina Esposito, secondogenita del presidente dell'Unione commercianti. I due, dopo la cena avevano lasciato l'appartamento. Che cosa sia esattamente successo in quelle ore, dovrà essere stabilito dal processo. Ma la violenza subita ha innescato la reazione della madre della vittima: Giuseppina Soave, donna energica, costretta dai postumi di un incidente stradale su una sedia a rotelle. La donna accusa Massimo Benso di aver tradito l'amicizia delle due famiglie e si «vendica» raccontando a Bozzola una serie di scottanti confidenze sul conto dei Benso. Tra queste la storia del finanziamento «sponsorizzato» da Goria e della presunta tangente. «Non sono una spiona - ha ribadito ieri in aula, ma dopo quello che hanno fatto a mio figlio non posso più tacere». Camillo Benso convocato dal giudice prima nega tutto, poi dopo l'arresto ammette di «aver chiesto l'interessamento» tramite Esposito, futuro consuocero, dell'allora ministro dell'Agricoltura per «sbloccare la pratica». Ieri ha però negato di aver pagato tangenti, ed è stato assolto dall'accusa di falsa testimonianza. Goria annuncia querele, si dichiara estraneo e precisa: «Non cono sco il signor Benso, so che all'epoca si era rivolto ad un mio collaboratore per essere indirizzato a Boma ai funzionari competenti del ministero dell'Agricoltura Nulla di illecito e nessuna traccia di tangenti». Sergio Miravalle L'ex ministro di Finanze e Agricoltura il de Giovanni Goria minaccia querele

Luoghi citati: Asti, Torino