Niente guerre per la soia

«E' un'intesa forzata, ma non ha senso uno scontro con gli Usa su questo terreno» «E' un'intesa forzata, ma non ha senso uno scontro con gli Usa su questo terreno» Niente guerre per la soia «L'accordo c'è, ora bisogna gestirlo» ROMA. E' un accordo forzato, ma scendere in guerra per contrastarlo non ha senso. Questo, in sintesi, il pensiero di gran parte degli agricoltori italiani sull'accordo Cee-Usa per soia e semi oleosi in genere ratificato qualche giorno fa a Lussemburgo. L'attenzione dovrà piuttosto essere spostata sulla gestione dell'intesa, che introduce elementi di modifica alla riforma della politica agricola europea e la commissione Cee dovrà agire in fretta, poiché l'accordo entra in vigore con la campagna 1994. Niente resistenze sterili dunque, almeno secondo la Confagricoltura, che, pur non giudicando il trattato di grande soddisfazione, lo valuta alla luce dei due pareri sfavorevoli alla Cee pronunziati a livello internazionale e alla sua veste di argine alle sanzioni Usa per 1500 miliardi già decise da Washington contro vino e prodotti lattiero-caseari europei. Sanzioni lasciate disinnescate fino al 30 giugno, ma pronte a scattare se il patto, già definito, non fosse rispettato. Il problema, ora, è come la superficie ammessa per la produzione europea di semi oleosi (5 milioni e 128 mila ettari) andrà suddivisa fra gli Stati membri, soprattutto per evitare «sconfinamenti» e inutili querelles, visto che, stando alle «vocazioni» dimostrate dai vari produttori, appare chiaro che gli interessi della Francia possono essere indirizzati verso i semi di girasole, quelli della Germania sulla colza e quelli italiani in direzione della soia. In Italia si sta già registrando un forte arretramento delle coltivazioni a semi oleosi ed è per questo che gli agricoltori si attendono una gestione più equa della superficie di base prevista, con la ripartizione fra i vari Stati degli ettari destinati a beneficiare di aiuti compensativi. Lo stesso dicasi per le penalità, in caso di superamento della superficie di base, che si auspica siano applicate a livello di singoli Paesi e non globalmente. Quello che preoccupa è la posizione francese sull'accordo Gatt, di cui l'intesa per i semi oleosi rappresenta un gradino. L'atteggiamento espresso dal premier Balladur lascia pensare che i produttori d'Oltralpe si ritengono gli arbitri della produzione di oleaginose. Ma la Francia, dicono i nostri agricoltori, non può considerarsi l'ago della bilancia nelle decisioni che riguardano la politica comunitaria, soprattutto perché sul tappeto non c'è solo il futuro della soia, ma anche quello delle produzioni mediterranee, il cui export è già in odore di pesanti riduzioni. A chi comunque contesta l'intesa sui semi oleosi, accusandola di aver limitato la superficie di una produzione che è deficitaria nella Comunità, i negoziatori europei replicano che non si tratta di un accordo capestro e che il tempo lo proverà. Con il nuovo sistema, sostengono gli uomini di Bruxelles, i produttori di soia non subiranno più tagli fino al 30 per cento sugli aiuti Cee, come è avvenuto in passato per effetto degli stabilizzatori della spesa agricola. Ora, spiegano gli esperti, i produttori vedranno garantito un reddito che per metà verrà dal mercato con la vendita del prodotto e per metà dalla differenza tra il prezzo del mercato mondiale e il prezzo fissato dai Dodici con la riforma agricola del giugno 1992. In base alla riforma, infatti, un produttore non può perdere più del 4%, oltre a questo scarto V aiuto viene automaticamente adeguato. Parlando di produzione i dati relativi all'Italia, che ha seminato poco più di mezzo milione di ettari, non sono ancora noti a Bruxelles, ma il raccolto complessivo dovrebbe attestarsi sul milione e mezzo di tonnellate. Per fare una prima stima, precisano gli esperti Cee, bisogna dare il tempo al ministero italiano di esaminare le circa 700 mila domande di ricorso agli aiuti comunitari arrivate dagli agricoltori che hanno deciso di aderire alla nuova riforma. Da coloro, cioè, che hanno deciso la messa a riposo di una parte delle terre arabili della loro azienda e hanno indicato la superficie che sarà destinata a cereali e quella che sarà destinata a semi oleosi. Vanni Cornerò Il ministro Alfredo Diana difenderà gli interessi dell'Italia negli sviluppi europei dell'accordo sulla soia

Persone citate: Alfredo Diana, Balladur, Gatt, Vanni Cornerò