Legoland vita di plastica

Sessantanni di costruzioni. E ora nascerà una rete di parchi dei divertimenti Le sorprese dell'azienda che ha rivoluzionato il modo di giocare Legoland, vita di plastica / «cubetti» all'assalto di Disney B~1ILLUND non compare sui grandi atlanti geografici. E' un piccolo grumo di case nella peni J sola dello Jutland. Ma il suo aeroporto è il secondo del Paese per traffico di passeggeri. Ogni anno decine di migliaia i turisti (200 mila circa) atterrano, con viaggi charter, in questo paradiso del desiderio infantile. Billund è la capitale del Lego, la sede di Legoland, il parco dei divertimenti costruito con milioni di mattoncini in plastica, che ha festeggiato lunedì il venticinquesimo compleanno. L'anno scorso ha richiamato 1.187.315 visitatori, un bel record, che fa invidia alla tormentata Disneyland parigina. La Lego è nata dalla grande crisi degli Anni 30. Mentre il mondo crollava, mentre le azioni di Wall Street diventavano carta straccia, Ole Kirk Christiansen, falegname di Billund, sbarcava il lunario costruendo tavole da stiro e scale, yo-yo e giocattoli di legno. Dopo la guerra, nel '48, in piena rivoluzione plastica, il patriarca dello Jutland si ispirò a un gioco di cubetti inglesi (della Kiddicraft) e inventò i mattoncini che si «legano» tra loro, grazie a protuberanze e incavi, meglio dei pietroni negli archi etruschi. Oggi, da Billund escono 1610 elementi diversi per 4 programmi di gioco (Duplo, Lego System, Lego Technics e Lego Dacta). E Lego è diventato il simbolo dell'infanzia, della curiosità dei bambinetti a quattro zampe, del costume. Ma non solo: l'anno scorso, a Milano, 15 artisti europei hanno creato col Lego composizioni per ricordare i 60 anni dell'azienda danese. Legoland, il parco all'aperto con riproduzioni in scala di monumenti famosi, gallerie, automobili elettriche (un panorama alla Toys, il film-fiaba di Levinson), sorse nel '68, insieme alla rivoluzione degli studenti, insieme a McDonald's, con un paio di vecchietti che vendevano biglietti e caffè. Fu regalato alla gioia dei bambini per una questione pratica: si voleva evi¬ tare che la fabbrica fosse intasata da frotte di visitatori. Da allora, come un gigantesco blob, i mattoncini si sono allargati fino a occupare una superficie di 120 mila metri quadrati. Il parco è diventato strategico per la politica dell'azienda. Il «familyentertainment», il pellegrinaggio famigliare nel tempio del giocò, serve per tenere i contatti con i gusti mutevoli degli infanti postmoderni. Entro il 2000 l'azienda di Billund - come ha ricordato il vicepresidente della Lego a Christian Chartier, giornalista di Le Monde - investirà 270 miliardi di lire per un paio di nuove Legoland in Europa. Una sta per sorgere a Windsor. L'ostacolo più insidioso, la Lego l'ha appena superato. Non arrivava dalla disaffezione dei bambini, ma dalla politica, dal referendum danese su Maastricht. L'azienda apolide (dicono con orgoglio che la bandiera bianca e rossa non sventola sui pennoni Lego), che con i suoi mattoncini ha costruito una simbolica casa comune per i bambini di tutte le latitudini, rischiava di restare fuori dal mercato comune del vecchio continente. Il management di Billund (al 100 per 100 danese) ha aspettato col fiato sospeso il risultato della consultazione popolare, e bloccato un nuovo piano di investimenti. Ora tutto può ripartire: ci sono 70 miliardi di lire per una nuova fabbrica e un centro di formazione a Billund. La Lego è saldamente in mano ai discendenti del fondatore. Non poteva essere diversamente per questa miniera d'oro che conserva un sapore di fiaba di Andersen. La produzione è centralizzata a Billund, dove i costi sono bassissimi grazie ai robot e all'automazione. Alle fabbriche satellite di Manaus e di Seul, sono destinati compiti secondari di assemblaggio. Il gruppo ha 40 società e 7.810 dipendenti, un giro d'affari di 1.100 miliardi di lire annui. E' tra i dieci maggiori fabbricanti mondiali di giocattoli (l'unico europeo). E' presente in 135 Paesi con 60 mi- la punti vendita, e si è appena affacciato in Cina. Alla Lego, l'ufficio legale occupa il quintuplo del personale impegnato nell'ufficio del licensing. E' il simbolo di una strategia, ma anche dell'incubo del plagio che tormenta questa fabbrica unica nel mondo. Lego resta legata ai mattoncini colorati che sono serviti per costruire un impero. L'aspetto educativo, didattico, formativo del «costruire» è sempre centrale. Ma la cultura delle radici non deve dimenticare il nuovo. Gli architetti e i designer di Billund devono scatenare il fanciullino che alberga nella loro creatività per essere in sintonia con i gusti degli adolescenti telematici. La plastica si sposa con i motorini, le case di un tempo con astronavi e robot. L'anno scorso la Lego ha rimesso gli occhi sull'ostico mercato delle bambine (aveva provato, nell'81, a sedurre le piccole signorine con gioielli da costruire, ma il tentativo era fallito): ha inventato una scatola per costruire paesaggi tropicali, dai colori morbidi rivolti alle sei-settenni, che si stanno per imbattere nel mito Barbie. I videogiochi, nella Billund che sogna Hànsel e Gretel, sono visti con sospetto, e diplomaticamente considerati «concorrenti non diretti», uno «stimolo alla capacità di rinnovamento (ha dichiarato Peter AmbeckMadsen, portavoce del gruppo, al giornalista di Le Monde). Ma in realtà la partita per flirtare con l'immaginario infantile è dura e crudele. Il gioco con le mani, la pazienza delle architetture Lego sono assediati dalle adrenaliniche battaglie col joy-stick davanti alla tv. Lego - confessa sempre il signor Ambeck-Madsen - teme di finire come il Meccano: è stato ospitato dalla grande mostra parigina (al Grand-Palais) sui simboli del nostro secolo (fu inventato nel 1899, dall'ingegnere Franck Hornby) ma ha «dimenticato di sviluppare nuovi prodotti e di vivere in sintonia con i tempi». Una piccola vittoria sui videogames, comunque, Lego l'ha già riportata. Ha fatto talmente epoca, è talmente simbolo del nostro modo di essere bambini, che uno dei giochi elettronici più famosi, il Tetris, manovra sullo schermo tanti piccoli mattoncini. L'anima del Lego, nella metempsicosi del gusto ludico, è già passata dall'altra parte. Bruno Ventavoli Con le casette spuntano motorini, robot e astronavi Sessantanni di costruzioni. E ora nascerà una rete di parchi dei divertimenti ultura Con le casette spuntano motorini, robot e astronavi b 1993 1 e i Qui sopra e accanto: bambini alle prese con il gioco. Dov'è il confine tra svago e creatività?

Luoghi citati: Cina, Europa, Jutland, Milano