E tu donna manager regnerai con dolore

polemica. Il futurologo Naisbitt preannuncia orizzonti di gloria. Le capitane d'industria italiane: «Tutte storie» polemica. Il futurologo Naisbitt preannuncia orizzonti di gloria. Le capitane d'industria italiane: «Tutte storie» E tu donna manager regnerai con dolore ONNE manager e signore dell'industria al contrattacco: il futurologo John Naisbitt non convince. Il I noto studioso americano, che da anni si dedica all'analisi dei «megatrends», che osserva le tendenze in atto e descrive i decenni a venire, questa volta ha fatto cilecca. Lo sostengono le «donne in carriera italiane». Il professore con la palla di vetro in mano va in libreria con un nuovo volume Megatrends per donne. La via femminile per il successo (Sperling 8- Kupfer) scritto con Patricia Aburdene. Donne e sport, donne e religione, salute, aborto, scuola, lavoro: Naisbitt ha raccolto migliaia di dati per capire che cosa sta succedendo nell'altra metà del mondo, con particolare attenzione all'Italia e agli Stati Uniti. Nel Duemila molte cose cambieranno e i settori un tempo di solo dominio maschile promettono di non essere più tali. Un grande boom - ecco la sorpresa - lo riservano le carriere ad alto livello allo scoccare del secolo: il «potere» sarà donna, avremo tante Hillary (magari in sedicesimo) al timone dell'economia, della politica, esperte di diritto e di finanza a pari merito con gli uomini. Insomma per Naisbitt la buona moglie di Bill Clinton fa scuola con i suoi favolosi guadagni e con il suo prestigio professionale. Oltre oceano, entro il 2000-2010, il Bureau of Labor Statistics prevede la nascita di 600 mila nuove poltrone che aspettano di essere occupate in una fetta consistente proprio da donne. Orizzonti di gloria, afferma ancora il futurologo, si aprono per le imprenditrici, poiché industrie e fabbriche nate con il fiocco rosa sono uno dei segmenti a più alta crescita dell'economia statunitense: nel 1977 due milioni di società in mano a donne hanno registrato un fatturato di 25 miliardi di dollari. Nel 1988, le proprietarie di società erano salite a cinque milioni con entrate pari a 83 miliardi di dollari. Le «capitane» di medie c grandi industrie sono anche molto abili a riscaldare il mercurio nel termometro dei profitti: gli utili delle imprese in generale sono cresciuti nello stesso pe¬ riodo del 56 per cento mentre quelli delle imprese proprietà di donne del 129 per cento. E l'Italia? Anche in questo caso Naisbitt è ottimista anche se i dati non sono paragonabili con quelli degli Stati Uniti ma il ritratto della donna manager italiana è estremamente incoraggiante: è quello di una persona giovane che fa carriera con rapidità e a circa 36 anni è dirigente. Comincia a lavorare presto e ha sempre idee chiare: vuole autonomia economica e vantaggi di status. Rispetto agli uomini è più fedele poiché nella prima azienda dove è stata occupata in media resta dieci anni. Quante sono? Le imprenditrici sono circa il 4,2 per cento, le manager il 6,5 per cento e le dirigenti il 3,3 per cento. Il Nord batte il Sud. A Milano le dirigenti sono 1529 su circa 5000 in tutto il Paese. Ma c'è chi considera troppo rosea la descrizione di Naisbitt della situazione della Penisola: il mondo dell'industria e della finanza italiana «firmato donna» vede la nostra realtà economica e le carriere molto meno promettenti per il proprio sesso, soprattutto negli .anni a venire. «Siamo il fanalino di coda dell'Europa - controbatte a Naisbitt Ada Grecchi, la donna che in Italia ha raggiunto la carriera più alta in un ente pubblico -. Vada a vedere Naisbitt il grafico pubblicato da The European sulle donne in carriera. Non esistiamo: con il nostro 3 per cento veniamo dopo la Spagna e la Grecia. Basta guardare ai direttori delle banche, o dei giornali. Quante donne ci sono? Rappresentiamo il Medioevo delle donne che sperano di far carriera. Altro che Hillary! contesta la Grecchi -. Bisogna solo stringere i denti». Ada Grecchi: «Vita dura per noi donne - afferma il vicedirettore centrale del personale Enel -, basta un esempio. L'Eurisko ha fatto una ricerca sulla "Donna manager". Il dato messo più in evidenza dai giornali è stata l'alta percentuale di divorziate tra le donne manager. Quale il messaggio? Che la carriera femminile sfascia la famiglia». Marisa Brambilla: «Ci difendiamo ma è dura - osserva il direttore generale di Interbancaria Investi- menti, società del gruppo Bnl -, su un totale di 12.600 occupati nel settore delle reti di vendita le donne sono il 6 per cento. Però io sono convinta di quanto sostiene Naisbitt e cioè che il lavoro femminile ai livelli più alti è in ascesa. Pregi e difetti delle donne? Il loro limite è anche un grande merito: sono interessate ai soldi molto meno degli uomini. Non chiedono aumenti». Marina Salamon: «Naisbitt dovrebbe salire sul primo aereo in partenza per Milano la mattina e tornare con l'ultimo della sera. Cioè contare quanti sono gli "uomini" d'affari e quante le donne - pochissime - su quegli aerei che chiaramente si prendono per motivi di lavoro. Mi sembra significativo. Non vedo tutto questo progresso di cui parla il futurologo, anzi, i prossimi saranno anni molto duri per la creazione di nuove imprese. Nel tessile e nell'abbigliamento, di cui io mi occupo - dice la Salamon, amministratore delegato di Area, Altana, Replay - le prime che paghe- ranno il costo della recessione saranno proprio le donne. Del resto al Sud c'è il 30 per cento di donne disoccupate sul totale delle forze lavoro femminili e al Nord le donne prive di occupazione sono percentualmente di più rispetto agli uomini». Samaritana Rattazzi: «Magari a capo delle grandi aziende ci fossero state delle donne! Non sarebbe esistita Tangentopoli - afferma l'amministratrice di Public Affaire, società di comunicazioni istituzionali. Le donne in un futuro non lontano avranno un ruolo-leader. E' venuto il loro momento, serve un intervento di radicale moralizzazione. Io, per esempio, vendo olio e pelati e ho una fabbrica in Calabria. Se avessi voluto allargare il mio campo d'azione alle Usi o agli ospedali avrei il doppio del fatturato. Ma io ho scelto il mercato, la concorrenza e cioè la strada più faticosa. Frequento spesso l'Associazione degli industriali e mi capita di vedere che su dieci uomini alme¬ no otto bluffano. Le donne barano in misura molto minore. Siamo più oneste e sappiamo che, purtroppo, dobbiamo faticare di più». Letizia Brichetto Arnaboldi: «Vedo nero per il presente ma penso che sarà più generoso il futuro - osserva il direttore generale della Brichetto gestione polizze di assicurazione e vicepresidente della Fta (Federazione del terziario avanzato) -, la competizione è fortissima e la donna per il suo ruolo in famiglia deve fare maggiori sacrifici. Dal mio osservatorio, di donne promosse a dirigente, per questa prima parte dell'anno, ne ho vista una sola. Ma in un periodo non lontano vedo una ripresa poiché le donne hanno qualità che agli uomini mancano. Sono adatte ad aziende che richiedono mutamenti molto rapidi, sanno lavorare in equipe, sono flessibili». Ambra Poli: «Il quadro tracciato, da Naisbitt mi convince molto - afferma la segretaria dell'associazione "Donne in carriera" -, il futuro sarà donna ovvero il momento dell'"androginus manager", dei colletti bianchi con qualità femminili. Compito di un bravo manager è offrire un'immagine positiva dell'impresa, stimolare e far crescere anche qualitativamente il personale. E queste capacità diplomatiche sono più femminili che maschili». Rosellina Archinto: «Certo nel mondo del lavoro comanda chi porta i pantaloni - dice la responsabile delle omonime edizioni, che è stata per anni consigliere comunale a Milano -. Mi ricordo quando ho cominciato il mio lavoro pubblicando libri per bambini. I miei colleghi mi consideravano soprattutto una mamma, mentre le edizioni per ragazzi nei Paesi anglosassoni anche allora erano considerate di altissimo livello. In economia e in politica è arrivato il momento delle donne. C'è bisogno di forze nuove e di "mani pulite". E chi se non le donne può assicurare tutto questo?». Annachiara Danieli. «La realtà americana è ben diversa dalla nostra - è l'opinione della quarantenne proprietaria della Daneco, industria di impianti per l'ambiente -, ci sono le grandi corporation dove le donne fanno carriera. Ma nel mio campo incontro solo uomini. Mi è capitato di partecipare a una gara di appalto a San Diego e poiché la Daneco è di mia proprietà ho avuto un punteggio superiore, come se avessi fatto parte di una minoranza da proteggere. Questo, per la verità, non mi è piaciuto molto. Quanto alle capacità, trovo che le donne manager ne abbiano parecchie. Per esempio io sono stata in carcere due giorni perché inquisita per tangenti. Ho preso quest'esperienza in modo completamente diverso dai miei "colleghi" maschi, molti dei quali ne sono usciti distrutti. L'uomo è ancorato a schemi di successo. Io, anche se ho considerato tutta la vicenda estremamente ingiusta e drammatica, l'ho vissuta molto meglio: non mi sono vergognata. Della mia immagine, dell'affermazione pubblica, non mi importava: so che avevo tutte le carte in regola per reagire». Mirella Serri Li modello Hillary è lontano Una dura vita di sacrifici La carriera sfascia le famiglie Non siamo interessate ai soldi Archinto: comanda chi porta i pantaloni John Naisbitt ha scritto con Patricia Aburdene «Megatrends per donne. La via femminile per il successo» edito in Italia da Sperling & Kupfer Salamon: poche donne sugli aerei per New York Da sinistra, Samaritana Rattazzi e Ada Grecchi: in classifica le italiane seguono le spagnole e le greche