Andreotti nel giallo Castellari? di Fra. Gri.
Depone Zaccaria Depone Zaccaria Andreotti nel giallo Castellari? ROMA. Non finiscono più, i guai giudiziari per gli andreottiani. Carlo Zaccaria, strettissimo collaboratore di Giulio Andreotti, l'uomo che avrebbe cercato di intimidire un testimone dell'inchiesta Pecorelli, è stato sentito ieri dal giudice romano Davide lori. Il giudice sta indagando sulla strana fine di Sergio Castellari, l'ex direttore generale delle Partecipazioni Statali, coinvolto nel caso Enimont, che fu trovato morto davanti casa sua a Sacrofano. Suicidio o omicidio? Il giallo Castellari non sembra trovare soluzioni, tanto che il giudice pensa di far riesumare il cadavere. Zaccaria è stato a colloquio col mapi^trato per 4 ore. Secondo indiscrezioni, Zaccaria avrebbe ricostruito la sua lunga amicizia con Castellari e l'incontro tra il grand commis e il senatore. Era stato lui, Zaccaria, ad organizzarlo. «Castellari era molto preoccupato - avrebbe detto - e cercava protezioni. Mi chiese di organizzargli un incontro con Andreotti e io preparai il terreno. Fu un colloquio breve. Lui era molto agitato». E' stata una testimonianza lunghissima, però, quella di Zaccaria davanti al pm. Il collaboratore di Andreotti ha ripercorso i passi della sua amicizia con Castellari. Probabilmente s'è parlato anche di un loro recente incontro a Bagni Vignone, in Toscana, dove Zaccaria possiede una casa. E forse il giudice ha chiesto lumi sulla complessa attività affaristica - dalla vendita di elicotteri Agusta alle armi in genere, alla intermediazione finanziaria - del dirigente statale. Un uomo al centro di molti misteri, questo Zaccaria. Era proprio lui quel segretario particolare di Andreotti ricevuto da Radaelli, che lo avrebbe intimidito. I giudici non hanno dubbi: Zaccaria ha intimato a Radaelli di non parlare degli assegni negoziati da Andreotti, i cosiddetti «assegni del Presidente» di cui stava per parlare Pecorelli e su cui la magistratura ha indagato a margine di un'inchiesta su Licio Gelli. Ma, mistero nel mistero, si scopre che un fascicolo è scomparso dal Tribunale di Roma. «Il fascicolo sugli "assegni del Presidente" non è stato rinvenuto in archivio», scrivono i giudici. E avanzano il sospetto che sia stato allegato a chissà quale altro fascicolo. Ma c'è un secondo aspetto, ancor più inquietante, nella sparizione: risulta dai verbali dell'archivio che il fascicolo sugli «assegni del Presidente», in passato, è stato chiesto in visione da un altro giudice. La cartella non è mai più tornata al suo posto. Qualcuno, adesso, sospetta che non sia solo disattenzione. Lo hanno voluto occultare? Il sospetto si è irrobustito dopo che è venuto alla luce l'intervento censorio di Zaccaria su Radaelli. Così la storia degli «assegni del Presidente» - un miliardo e 400 milioni, valore del 1976 - sborsati dalla Sir di Nino Rovelli e manovrati da Andreotti o dal suo staff, resta un pilastro dell'accusa. La Finanza, intanto, ha documentato che gli assegni sono finiti nelle direzioni più diverse: i concerti elettorali organizzati da Radaelli, gli onorevoli della corrente, i finanzieri vicini alla mafia. Ma nonostante tutto, Andreotti spera in una soluzione: «E' un equivoco che si chiarirà presto», [fra. gri.]
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