Lega-Rifondazione, scontri a Milano di R. I.

Legq-Rifondazione, scontri a Milano Polemica rovente a una settimana dal ballottaggio. Bossi attacca la Rete «partito mafioso» Legq-Rifondazione, scontri a Milano E Dalla Chiesa: «Tirate fuori calunnie indecenti» ELEZIONI E VIOLENZA MILANO. «Mafiosi», «Omini del regime». A una settimana dal ballottaggio tra Marco Formentini e Nando Dalla Chiesa, a Milano la polemica tra le due facce del nuovo diventa rovente. E dall'insulto allo scontro fisico il passo è breve: ieri pomeriggio un gruppo di militanti di Rifondazione Comunista, alleati della Rete nel sostenere Dalla Chiesa, è venuto alle mani con un drappello di uomini del Carroccio. Tra questi un consigliere di zona eletto nelle consultazioni del 6 giugno. Difficile ricostruire l'andamento degli scontri, che riportano alla memoria le campagne elettorali degli anni di piombo. Di sicuro ci sono soltanto le botte. La cronaca è affidata alle parole dei protagonisti, dove ognuno indossa i panni dell'aggredito buttando sugli avversari la colpa dell'agguato. Le segreterie milanesi della Lega e di Rifondazione sono d'accordo soltanto sull'ora dello scontro: le 16.30. Il resto è tutto uno scambio d'accuse, di responsabilità che rimbalzano dall'uno all'altro gruppo, di denunce penali incrociate. Dice la nota del Carroccio: «Il nostro consigliere è stato aggredito e malmenato, e solo il pronto intervento di una pattuglia di polizia ha impedito che venisse gravemente pregiudicata la sua incolumità fisica». Ribatte Rifondazione: ((Alcuni esponenti della Lega hanno tentato di aggredire i compagni che, dopo aver bloccato gli aggressori, hanno sporto denuncia per aggressione, offese e minacce, distruzione di materiale di propaganda elettorale». I vertici delle due coalizioni non si sono risparmiati gli insulti. Ha cominciato Bossi: «Un partito oggettivamente mafioso torna a usare metodi mafiosi», ha dichiarato il senatur, riferendosi a una serie di volantini distribuiti nei giorni scorsi a Milano. «Menzogne firmate da fantomatici comitati che tentano di infangare il Carroccio e il suo candidato Formentini». Immediata la reazione degli avversari: Marco Fumagalli, segretario provinciale del pds, altro partito che fa parte della coalizione di Dalla Chiesa, diffonde una nota che, senza mezzi termini, identifica la Lega con il fascismo. «I toni usati dalla Lega - dice Fumagalli l'intolleranza verso gli interlocutori, le sue stesse caratteristiche sono segni inconfondibili del pericolo di un nuovo regi- me. Con la vittoria di Dalla Chiesa tutti avranno la certezza che il sindaco di Milano non sarà umpodestà». Sferzante la controreplica. «Ci avevano già provato con i falsi sondaggi e con le bombe sibila Luigi Negri, responsabile politico milanese della Lega -. Ora, dopo la batosta del primo turno elettorale, tornano alla carica con questi patetici mezzucci. Forse questi sistemi possono ancora trovar credito nella Palermo del padrino Leoluca Orlando, il puparo che tira i fili dell'omino coi baffi. Ma Milano, capitale degli uomini liberi, il 6 giugno ha detto "no" ai difensori delfo statalismo straccione, difeso da un partito che ha raccolto percentuali da prefisso telefonico». In serata, mentre Formentini non rilascia commenti, scende in campo lo stesso Dalla Chiesa. «Lo staff della Lega - ha detto dimostra di non avere i nervi a posto. Basta che qualcuno si azzardi a criticare il movimento leghista o il candidato sindaco di Bossi perchè in risposta saltino fuori, insieme, le calunnie più indecenti e lo spirito da bulli di osteria con il quale è stata condotta l'intera campagna elettorale contro di me. Speriamo che Milano non debba mai consegnarsi, dopo l'epoca craxiana, nelle mani di questi nuovi "omini" di regime», [r. i.]

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