Eco suona Mozart nella pagoda dell'imperatrice Chin di Furio Colombo

Eco suona Mozart nella pagoda dell'imperatrice Chin 8. UN CONCERTO A LANZHOU. Gentilezza e finzione: per i turisti le hostess prendono nomi occidentali Eco suona Mozart nella pagoda dell'imperatrice Chin E nel cortile accanto gli sposi ricchi danzano con un disco dijulio Iglesias DISPACCI DALLA CINA TI LANZHOU E impiegate dell'hotel di Lanzhou (provincia di KenI i Su), come le suore, rinunMéi ciano al loro nome nel momento in cui assumono l'incarico turistico. Qui aspettano un'ondata di visitatori dall'Europa, sulle targhette appuntate sulle camicette bianche impeccabili c'è scritto: Linda, Lilli, Anna, Lidia, Teresa. Mi spiegano che è un espediente per farsi riconoscere dagli stranieri. Sorridono lasciando capire che ogni funzione è un po' anche un teatro, una funzione gentile in cui ci si trasforma senza trasformarsi. Tutto avviene come nell'immagine dei dignitari di corte che si vedono nel murale del museo Xianx-Xi, dove ci hanno portati: il più grande dell'Asia. I dignitari, dinastia Han, dunque circa anno Seicento dell'era cristiana, ricevono (dice la scritta) l'ambasciatore italiano. E' un uomo che cammina impettito, con un gran naso, un certo sussiego, l'aria di avere portato qui il centro del mondo. I mandarini che lo ricevono lo guardano con curiosità, le mani dentro le maniche. Invece i dignitari che scortano l'ambasciatore camminano impettiti come lui e a testa alta, nella stessa posizione, anzi deliberatamente esagerando, puro teatro, forse per far sentire l'ospite a suo agio recitando la stessa parte. Ma se entra il teatro, nel rapporto con gli stranieri che stanno studiando, in viaggio verso l'Asia Centrale - con Umberto Eco e Jacques Le Goff, con Paolo Fabbri, con i cinesi Wang, Tian, Hu, Chian - entrano anche le leggi di mercato, con i loro meccanismi, che smuovono le tradizioni e cambiano le liste. Un bell'esempio è il concerto al quale siamo invitati, nella pagoda di un'imperatrice della dinastia Chin, nella provincia dello Shanxi. Due tipi di strumento: l'uno è simile a una piccola tromba, si chiama «suna» e imita la voce feinminile della tradizione cinese, acuta e molto alta; l'altro, sei canne di bambù laccato di diversa lunghezza, legate insieme, si chiama «lusheng», emette un suono allegro e complesso, fra la fisarmonica e la cornamusa. Insieme, gli strumenti (due «suna», due «lusheng», oppure tre «lusheng» e una sola «suna») producono l'effetto di una vera orchestra con una voce umana. Nel giardino all'ombra della pagoda dell'imperatrice Chin, fra due alberi profumati rossi e verdi di melograno, quattro signori in nero s'inchinano, spiegano brevemente quali musiche antiche e tradizionali eseguiranno. I loro occhi tristi vedono di fronte a loro la peste del mondo, i turisti, persone affaticate da intrattenere (ma andrebbe benissimo per loro anche un acrobata o un mangiatore di fuoco) prima di tornare al torpedone. Ecco in che cosa consiste il piccolo, crudele dramma del «mercato» di cui siamo inconsapevoli testimo- ni. I quattro sono professori d'orchestra di grande livello professionale, specializzati in strumenti antichi, dotati, oltre che di talento di esecutori, della sensibilità filologica di conoscitori di testi. Erano stati abituati ai tempi dell'altra Cina, a grandi teatri gremiti di folle selezionate e meritevoli, con Capi di Stato in visita. Il «mercato» ha rotto il loro contenitore, ha scoperchiato la loro vita di competenza e austerità professionale. Eccoli qui, nel cortile della pagoda, a suonare per noi turisti - su richiesta dell'agenzia di viaggio che ha organizzato il nostro giro - in cambio di una tariffa. Nel cortile accanto, separatamente affittato da una famiglia benestante, sta per cominciare una festa di matrimonio che adesso la piccola borghesia di provincia vorrebbe celebrare «come una volta». E' già pronta la portantina rossa (si affitta, come il disc-jockey) per la sposa, una giovane donna «professional», smilza e energica, che non perde un dettaglio e nel suo abito lungo rosso fiamma ordina o ricorda a parenti e amici che cosa devono prendere dalla «Toyota Corolla» parcheggiata poco lontano. I nostri accompagnatori implorano dal cortile vicino il disc-jockey del matrimonio (che si è arricciato i capelli sulla fronte alla Elvis Presley) di aspettare con la sua musica che ucciderebbe il nostro concerto di flauti antichi all'ombra della pagoda e degli alberi profumati di melograno. La sposa ci guarda, è svelta a capire, si rende conto che si tratta di intellettuali, gente un po' strana, ordina un temporaneo silenzio al suo clan. Gli annoiati testimoni dello sposo e le damigelle della sposa, che faticano a reprimere le risatine, si affacciano sul nostro cortile. I quattro professori di nuovo s'inchinano, ma accade qualcosa che forse li compenserà per qualche tempo del loro esilio dai grandi teatri di Stato, dove un tempo erano di ruolo. Umberto Eco sale sulla loro pedana, si fa spiegare brevemente come si suona la «suna», si volta verso di noi e accenna a un'aria di Mozart. I professori si alzano, seguono col suono polifonico dei «iusheng». Tutto ciò dima appena un minuto, il fiato della «suna» è molto difficile da sostenere. Quando abbassano gli strumenti i professori mormorano guardandoci: «Ma non sono turisti». 0 così ci traducono. Adesso, i quattro professori d'orchestra eseguono musiche antiche, ora seguendo ora coprendo la voce femmina della «suna» che conduce, si fa inseguire e scompare nel «forte» dell'orchestra. Ma c'è un limite alla pazienza del disc-jockey. E il tempo d'affitto della pagoda decorre anche per gli sposi. Da quattro altoparlanti «Konika» esplode la voce di Julio Iglesias. Lo sposo e la sposa danzano applauditi con l'esattezza un po' rigida che s'impara nelle scuole di ballo. I professori d'orchestra in silenzio ripongono gli strumenti e se ne vanno. Furio Colombo IANZH0U •"""••-»...„„„. XIAN I CINA ef&L PECHINO^ *igr 9 1 CANTON I ri dongguanW Le pagode imperiali ora vengono utilizzate per ospitare concerti per turisti

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