«lei è Terrone non l'assumo» di Ugo Bertone
Lecco, azienda rifiuta il posto a un ingegnere di Salerno per cognome e origine Lecco, azienda rifiuta il posto a un ingegnere di Salerno per cognome e origine «lei è Terrone, non l'assumo» Respinto al colloquio: «Non ci fidiamo dei meridionali» La ditta fa retromarcia: «Ma no, esistono altri motivi» RAZZISMO m FABBRICA LECCO DAL NOSTRO INVIATO «Ma io sono un ingegnere...». «Certo, caro Terrone. Ma, vede, il problema è proprio quello. Se lei, con quel nome e con quell'origine, fosse un operaio... Ma così». Ecco, in sintesi, il dialogo tra l'ingegner Francesco Terrone di Salerno, laurea in Ingegneria con 97/110 al politecnico di Napoli, e due ingegneri delle Officine Riva Rpr di Oggiono, 170 addetti, attiva nel settore del meccanotessile, incaricati dell'assunzione di un responsabile della qualità. Dopo il colloquio Terrone rientra, pallido, pallidissimo alla pensione «Resegone». «Mai visto così - spiega il proprietario Walter Crippa -. Quei due ingegneri, continuava a ripetermi, mi hanno spiegato che un laureato a Milano vale di più di un laureato a Napoli. Ma lo sanno, gli ho replicato, che il rettore di Milano ha studiato da noi?». «Quante esagerazioni - replicano in azienda -. Il signor Riva, uno che si è fatto da solo, è molto amareggiato». Allora l'assumete il Terrone? «Beh, il fascicolo è ancora aperto». Ma lo prendete? «No, non credo. Ma per altre ragioni». Certo, ma l'ingegner Armando D'Agnolo, responsabile tecnico dell'azienda, non si tira indietro. «Se per ipotesi - dichiara alla stampa locale - io assumessi un ingegnere del Sud e questo non si rivelasse valido, mi darebbero dello stupido perché ho assunto un meridionale». E se assume un cretino del Nord? «Se assumessi un ingegnere settentrionale e questo non fosse all'altezza, beh, mi direbbero che abbiamo sbagliato persona». Sì, è più sincero che prevenuto l'ingegner D'Agnolo di Pordenone. Ma quell'handicap, la provenienza meridionale, resta. Tra gli operai, no. Ma più in alto sì, eccome. «Caso limite, certo - spiega il segretario Cisl Dario Amati -, ma il problema razzismo esiste. Eccome». Eh sì, può capitare anche questo nella neonata provincia di Lecco, terra di Brianza ricca anche se impegnata a contrastare una crisi diffìcile, insidiosa, capace di scuotere le certezze. «Lei è del Sud e non abbiamo fiducia nei meridionali». Più o meno l'ingegner Terrone si è sentito dire così: «E in quel momento - dice - ho visto crollare la mia dignità di uomo e di cristiano». E poi? «Poi ho stretto la mano ai due ingegneri. Mi avete provocato dolore, ho detto, ma è stata una prova istruttiva. Ho chiamato mia madre, e si è messa a piangere». Oggi Terrone rientra al Sud. Chissà, forse tornerà su a Lec¬ co, dove non tutto è andato male. Anzi. A metà aprile lui, Francesco Terrone, 32 anni, una faccia gioviale da uomo del Sud, della piana salernitana, parte verso la sua avventura. Non troppo alto, capelli ricciolini e corvini, spalle ben piantate. Lo attende un incarico di supplente all'istituto tecnico Fiocchi in Tecnologia meccanica. E qui, tra una battuta e l'altra su quel Terrone di nome e di fatto (e con lui solidarizza l'allieva Chiappa), il giovane ingegnere si fa coraggio. Sì, certi squilibri si sentono. Entri a scuola e ti colpiscono le foto raccolte dai ragazzi del «Fiocchi» qua e là nella Lecco di periferia: «Terroni nei forni», oppure «Terroni suicide solution» e, intagliato su un banco di scuola, un sinistro slogan da ragazzacci, ovvero «Ebrei, bastardi, al rogo come i terroni». Ma in città c'è gente come il Crippa, che in albergo ospita sei senegalesi («ragazzi magnifici» sottolinea) senza far del razzismo. E ci sono tante altre cose, quel dinamismo che fa grande la Lombardia, il suo senso degli affari. E così Terrone bussa a più posti di lavoro. Chissà, forse maturerà qualcosa, presto o tardi. Ma l'approccio alle officine Riva è troppo. «Ho voluto parlare - spiega Terrone -, dare la massima pubblicità a questi metodi. Per me, ma soprattutto per chi ha meno occasioni di lavoro del sottoscritto». E a Lecco? Si discute poco in città, anche se tutti ne sanno qualcosa. La Lega, quella della prim'ora, vola al primo posto in città, ed era la prima volta che si presentava. Ma non c'è la politica dietro il malessere di una società ricca. «Mi meraviglio - spiega una lettrice del Resegone - che solo ora si parli di questi episodi che si vanno intensificando in città». Già ma ne parla solo il settimanale cattolico. Per il resto la città ha ben altri problemi. Ugo Bertone Il caso di Lecco ripropone il problema del razzismo nei confronti dei meridionali
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