Elezioni si voterà con doppia scheda di Massimo Gramellini

Turno unico anche se gli avversari, Occhetto in testa, non si arrendono: partita aperta Turno unico anche se gli avversari, Occhetto in testa, non si arrendono: partita aperta Elezioni, si voterà con doppia scheda E il tetto del proporzionale scenderà al 25 per cento ROMA. Un turno, due voti e due schede. Per ora. Perché lunedì si ricomincia daccapo. Scende la sera su Roma, ma lassù al primo piano di Montecitorio, nella sala che già sopportò i tormentosi distinguo della Bicamerale, stanno ancora lavorando per noi. Come tutte le partite che contano, la Riforma Elettorale si gioca in notturna. Il professor Barbera sente del brusìo e si stacca allarmato dal braccio di un giornalista: «Mi faccia rientrare, che forse si comincia a votare lo scorporo». Invece è solo Mario Segni che sta uscendo. Mario Segni in completo verde speranza che dice: «Il 25% di proporzionale mi piace. Se provano ad alzarcelo, in aula faremo le barricate». Sopraggiunge il pannelliano Elio Vito: «La doppia scheda è passata! L'avevo proposta io, sapete?» Ed è l'uomo più felice del mondo. Scorporo, 25 per cento, doppia scheda. E' il riformese, variante tecno-giuridica del vecchio linguaggio della politica, ma dall'effetto altrettanto scoraggiante sull'ascoltatore medio. Riassumendo. Ieri mattina il democristiano Sergio Mattarella ha emendato se stesso. Ha scritto, cioè, undici pagine di correzioni alla proposta di legge elettorale della quale è il relatore. Novità più importante: l'abbassamento dal 30 al 25 della percentuale di deputati da eleggere con il vecchio sistema proporzionale. Qualcosa in più di un contentino per le truppe «doppioturniste» del pds, sconfitte nella notte di giovedì, quando la commissione ha optato a maggioranza per il turno unico. Segni e la Quercia incassano con soddisfazione il ritorno al 25% sancito dal referendum, ma non rinunciano ancora al doppio turno, che verrà riproposto fin da lunedì, quando la riforma scenderà di un piano per atterrare finalmente in aula. Tutto allora verrà rimesso in discussione. «La partita non è affatto conclusa», si rincuora Occhetto. E Bassanini annuncia «possibili sorprese» dal partito socialista, spaccatosi in modo drammatico, con Manca e i ribelli di Benvenuto schierati al fianco del pds, e il vicepresidente della Camera Labriola ad accusare i suoi colleghi craxiani di aver fatto «da scendiletto alla de». Il pds è intenzionato a chiedere il voto palese. Fin troppo facile prevedere sedute lunghe e tumultuose, vissute a colpi di emendamenti e di votazioni spesso rocambolesche, come quella con cui ieri la commissione Affari Costituzionali ha bocciato la proposta missino-leghista sul voto degli italia- ni all'estero. L'emendamento era passato al primo colpo, approfittando della distrazione di alcuni commissari dei partiti di sinistra. Ma per il mancato rispetto di alcune formalità, si è dovuto rivotare daccapo. E stavolta lo scherzetto non è più riuscito. Fra gli emendamenti bocciati ieri (200 quelli presentati, semplice antipasto dell'indigestione della prossima settimana) vi è anche quello, di ispirazione pannelliana, che prevedeva una cauzione all'inglese di 10 milioni per potersi candidare in un collegio. Obiettivo: scoraggiare la proliferazione delle liste di disturbo, fenomeno in via di rapida espansione. In compenso, gli uomini di Pannella hanno incassato il successo della doppia scheda elettorale: con una si vota per il 75 per cento di maggioritario, con l'altra per il 25 per cento di proporzionale. Mattarella aveva previsto uno sbarramento del 5 per cento per accedere alla ripartizione dei voti proporzionali, ma la commissione lo ha abbassato al 4: particolarmente attivi i socialisti, che ancora un anno fa si battevano per alzarlo il più possibile... Doppio turno a parte, i problemi più grossi a Mattarella arrivano dallo scorporo e dalla lista bloccata, due proposte democristiane che raccolgono mugugni trasversali. Sulla seconda (si viene eletti in base dal numero di lista) si è già scatenato il repubblicano Battaglia: «Voglio vederlo, ad esempio, il veneto Fracanzani, all'idea di raccogliere voti che poi serviranno a far eleggere la capolista Rosy Bindi...». Lo scorporo è un meccanismo che serve ad attutire l'effetto del sistema maggioritario e per questo è visto di pessimo occhio da Segni e dal pds, che in cambio di un suo ripudio - promette Bassanini potrebbe dare a Mattarella «un' astensione critica». Per Barbera lo scorporo «serve solo alla de lombarda per non essere cancellata dalla Lega». Intanto la battaglia parlamentare si avvicina e anche Amato sventola la bandiera del turno unico, che secondo lui garantisce schiera menti più omogenei: «Qui non è come al Giro d'Italia, che quando hai vinto hai vinto. In politi ca non si vince per vincere, ma per governare». Ma i «doppioturnisti» non si arrendono. Al punto che Barbe ra, giocando un po' con le parole, arriva a rispolverare una vecchia idea della Lega: turno unico ma «ripetuto», se la pri ma volta nessun candidato raggiunge il 35%. Massimo Gramellini Il leader di Alleanza Democratica e del movimento referendario, Mario Segni

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