Le due partite del Mondo di Bruno Bernardi

Da ieri i granata in ritiro preparano la finale di Coppa Italia VERSO TORINO-ROMA Da ieri i granata in ritiro preparano la finale di Coppa Italia le due partite del Mondo «Al Delle Alpi dovremo usare la testa, all'Olimpico occorrerà il cuore Conquistare questo trofeo è ormai più diffìcile che vincere in Europa» TORINO. C'è anche il presidente Goveani in ritiro con il Torino a Cioccaro di Penango, frazione di Moncalvo. Ci rimarrà fino a sabato mattina, giorno della finale di andata con la Roma allo Stadio delle Alpi, primo round di una sfida che vale una stagione. Un successo nobiliterebbe un'annata tribolata e riaprirebbe le porte dell'Europa all'una o all'altra squadra. «Solo chi è in malafede può parlare di fallimento in caso di sconfitta», tuona Emiliano Mondonico. E' caricatissimo, in sintonia con il temporale che ha costretto i granata ad allenarsi con mezz'ora di ritardo in un Filadelfia inzuppato d'acqua e quasi avvolto nel buio. Indossa una maglietta lilla, vicino al viola «il colore che si mette nei momenti di difficoltà». E se la prende con chi dimentica che il Toro, ad un certo punto, sembrava la Croce rossa: «Ho persino chiesto di non spararci addosso e di tenere conto che la società era giovane e doveva crescere». Per Mondonico, il Torino che ha mancato la zona Uefa all'ultima giornata, ha fatto meglio rispetto al campionato del terzo posto: «I ragazzi meritano un plauso. Sono stati più bravi dell'anno precedente, hanno meriti superiori. E chi dice che siamo crollati nel girone di ritorno non tiene conto delle cifre: un punto e un gol in più all'attivo. E, se abbiamo incassato qualche gol di troppo, è perché ci siamo scoperti per esigenze di classifica». Tempo fa, Mondonico aveva affermato che la Coppa Italia è stata la più difficile anche di tutte le Coppe europee. E lo ribadisce: «Con il Milan che polverizzava ogni record, le altre hanno puntato su questa competizione che è diventata più vera e qualificante. Anche il Milan teneva molto a vincerla». Qualunque sarà l'esito della Coppa Italia, i programmi del Torino non cambieranno di una virgola: «Ci potrà essere euforia o delusione ma la nostra realtà resta quella che è». Mondonico spiega che i tre giorni di ritiro sono stati decisi d'accordo con giocatori e società: «Non tanto per un allenamento mentale, quanto per un sano realismo. Non c'è bisogno di cambiare la testa e le gambe, perché con la stessa testa e le stesse gambe siamo arrivati alla finale. Se ne parla poco? Meglio. Siamo abituati a fare i fatti». Schiererà la miglior formazione, con Casagrande e Scifo al passo d'addio davanti al pubblico torinese. E al Toro chiede di usare la testa nei primi 90' e il cuore all'Olimpico. Testa e cuore che non hanno mai fatto difetto a capitan Fusi, alla sua terza finale di Coppa Italia. Una l'ha vinta con la Sampdoria proprio a spese del Toro, l'altra l'ha persa, con il Napoli, contro la Samp. Ora sogna un bis in granata, una maglia con la quale (malgrado lo corteggi la Lazio) vuole chiudere la carriera se Goveani, con argomenti validi, gli prolungherà il contratto in scadenza nel giugno '95. Analizzando l'altalenante comportamento del Toro nell'arco della stagione, Fusi osserva: «Siamo andati bene con avversarie del nostro livello e male con le più forti e più motivate. Speriamo che la Roma sia come noi. In una partita doppia molto equilibrata conterà anche la fortuna. Della Roma temo Boskov. E' stato mio allenatore e so che è bravissimo a far riemergere le sue squadre nei momenti critici». Bruno Bernardi

Persone citate: Boskov, Casagrande, Emiliano Mondonico, Fusi, Goveani, Mondonico, Scifo