Braccio di ferro su Pecchioli di Massimo Gramellini

Guida il comitato per i servizi segreti: Pannella lo attacca, Cossiga lo difende Guida il comitato per i servizi segreti: Pannella lo attacca, Cossiga lo difende Braccio di ferro su Pecchioli // leader radicale: un ritorno di regime L'ex Presidente: una scelta saggia ROMA. In diretta dagli Anni Settanta: dopo la crisi economica e i pantaloni a zampa d'elefante, torna di moda anche Ugo Pecchioli. Ministro-ombra dell'Interno nel pei berlingueriano e da ieri, fra polemiche subito violentissime, nuovo presidente del comitato parlamentare di controllo sui servizi di sicurezza. Cossiga, suo vecchio amico, lo difende. Ma Pannella, Costa e i missini lo attaccano, agitando furiosi lo spettro del compromesso storico. Aver messo un ex comunista di ferro a controllare i nostri James Bond è, per Pannella, «un atto di provocatoria inverecondia politica e istituzionale». Spiega il leader radicale: «Ci troviamo di fronte alla riprova di un'accelerazione straordinaria del processo di ricostituzione del regime appena crollato. Si sta sostituendo la tradizionale leadership democristiana con un gruppo di potere che già esercitò il potere-ombra negli anni, che si vollero di piombo, dell'unità nazionale». Pecchioli non incassa in silenzio. Anzi: «E' una buffonata. Pannella sostiene che, negli anni della solidarietà nazionale, le nomine dei responsabili dei servizi ebbero il beneplacito nostro, del pei. Assolutamente falso. Non avevamo dossier o archivi sui singoli candidati. Ci limitammo ad avvertire il presidente del Consiglio Andreotti che il generale Malizia, che lui voleva nominare procuratore generale militare, a Trieste aveva operato agli ordini dei nazisti. Dissi ad Andreotti che se lui avesse fatto quella nomina, noi avremmo sollevato lo scandalo. Lui ci diede retta e fece bene, perché di lì a pochi giorni Malizia fu arrestato nell'aula di Catanzaro durante il processo per piazza Fontana. Quanto alla P2, fui io a chiedere l'allontanamento di tutti coloro che avevano responsabilità negli apparati dello Stato, iscritti negli elenchi. Grassini e Santovito vennero cacciati, mentre Pelosi, mi pare, se ne era andato da solo». Immediata e inevitabile la controreplica di Pannella. «Vedo che Pecchioli mi dà del buffone, perdendo il controllo dei suoi saldi nervi. Non l'ho mai accusato di essere stato personalmente lui a concordare la nomina dei responsabili, tutti piduisti dei servizi. Ma è un fatto che con loro - come Cossiga ha indicato più volte - il ministro-ombra dell'Interno Pecchioli ha attivamente operato». E Pannella insiste sulla tesi del nuovo consociativismo: «Si poteva scegliere fra mille parlamentari, ma il fatto che invece per questa presidenza si sia scelto lui non è un caso, ma una provocazione vo- lontana, arrogante, premonitoria, quanto la liquidazione di Nicolò Amato dalla direzione delle carceri». Al fianco di Pannella si schiera il neosegretario liberale, Raffaele Costa. Per lui la nomina di Pecchioli è «indice di una rinnovata volontà di compromesso storico espressa dalla de. Il pidiessino Pecchioli ai Servizi, il pidiessino Violante all'Antimafia e alla Commissione Stragi Gualtieri, cioè un repubblicano che ha sempre raccolto le lusinghe del pds. Non mi sembrano nomine che garantiscano un quadro di riferimento equilibrato in settori nevralgici delle istituzioni». Come dire: oddio, siamo finiti nelle mani dei comunisti. Concordano, ovviamente, i missini. Tatarella parla di «cedimento masochistico della de» e Pontone di «un atto di arroganza e di miopia politica». E Francesco Cossiga, l'amico Cossiga? Lungi dall'unirsi al coro, difende Pecchioli. «Approvo pienamente la scelta di Pecchioli. Lo considero una persona di grande competenza, equilibrio e prudenza. E anche nei momenti più duri della polemica non è mai venuto meno il riconoscimento per quanto Ugo Pecchioli, nel- l'ambito dell'azione del pei di Berlinguer, ha fatto contro il terrorismo e la difesa dello Stato». Poi, l'accenno personale: «Gli devo anche riconoscenza per la solidarietà a me dimostrata in momenti difficili della mia vita». Infine, la difesa di Pecchioli contro ogni attacco: «Se in base ai vecchi scenari della guerra fredda non sarebbe stata pensabile la nomina di Ugo Pecchioli a questo delicato ufficio, oggi, con il venir meno di queste esigenze di contrasto, la nomina non può né deve sollevare riserve di alcuno». Pecchioli ringrazia, senza esagerare. «Cossiga ha parlato bene di me? Non so. Io non rinnego nulla della polemica che ho fatto con lui quando fu scoperta la vicenda Gladio. Ritengo comunque che l'iniziativa di Pannella di riaprire il dibattito sulla messa in stato d'accusa di Cossiga sia un gesto demagogico». E così Pannella è di nuovo sistemato. Cossiga ringrazia e si adegua. Senza rinunciare a una di quelle elencazioni che gli piacciono tanto: «Neppure io rinnego nulla della mia passata polemica con l'amico Pecchioli a proposito della struttura, denominata Gladio, a suo tempo costituita dai governi del Regno Unito, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia e Repubblica Federale di Germania, cui solo in un secondo momento venne ammessa, su raccomandazione francese, l'Italia. Ma questa polemica è una cosa che ho consegnato al passato, assieme alle anticaglie della guerra fredda». Massimo Gramellini E lui replica «Una buffonata demagogica le accuse di Marco contro di me» Ugo Pecchioli, ex «ministro ombra» del pei, nuovo presidente del Comitato sui servizi segreti