L'uomo dai mille segreti che terrorizzava il Palazzo di Roberto Martinelli

L'uomo dai mille segreti che terrorixzava il Palazzo L'uomo dai mille segreti che terrorixzava il Palazzo ..... n.i CHI AVEVA PAURA DI PECORELLI? E RA odiato da tutti i grandi della Repubblica ma poteva sembrare un uomo simpatico e affabile. Faceva sfoggio di eleganza e di stile. Era sfacciatamente cortese con gli avversari e, con grande abilità, riusciva a salvare un filo di dialogo con i più difficili dei suoi interlocutori. Soprattutto quelli che poi crocifiggeva sulla sua Op, l'agenzia cosiddetta di controinformazione democratica. Sapeva tutto, di tutti. Aveva informatori dovunque: al Quirinale, al Senato, alla Camera, nei palazzi di giustizia, nei grandi enti economici, nei partiti, nei giornali, nell'arma dei carabinieri, nell'esercito. E nei servizi segreti, naturalmente. Si diceva, anzi, che fosse uno di loro, una gola profonda di quei servizi deviati che hanno fatto da copertura a tanti episodi oscuri del nostro passato recente. Nella seconda metà degli Anni Settanta riuscì a mettere le mani su una quantità incredibile di documenti riservati e diventò un vero incubo per quegli uomini del Palazzo che si accingevano a gettare le fondamenta di quella Tangentopoli che seppe resistere per quasi un ventennio. L'Op di Pecorelli denunciò quasi tutti gli scandali scoperti oggi dai giudici di «Mani pulite». Anche se nelle pagine della rivista le rivelazioni, come improvvisamente apparivano, così repentinamente sparivano. Sapeva tutto di tutti, ma non sapeva che i servizi segreti lo avevano spiato ed avevano redatto un lungo, dettagliato appunto su di lui. Sedici pagine redatte il 10 novembre 1975 costituiscono forse il ritratto più attendibile dell'uomo Pecorelli. Il linguaggio è quello burocratico dei verbali di questura. «L'avvocato Pecorelli Carmine - inteso Mino - fu Amerino e di Limongelli Silvia Maria, nato a Sessano (Isernia) il 14 settembre 1928, proveniente da Velletri... vive da circa dieci anni in via dei Savorelli dove conduce in locazione un lussuoso appartamento di quattro camere e servizi...». Fin qui il preambolo, poi le notizie personali. Sposato, con un figlio, vive more uxorio con la signora tal dei tali, nubile, impiegata che risulta essere la madre di un figlio il cui padre risulta essere un cugino di Pecorelli. «Secondo voci raccolte che meritano una certa considerazione detto minore sarebbe in effetti figlio naturale dell'avvocato Mino Pecorelli e riconosciuto dal cugino per evitare scandali e per ragioni umanitarie. Sta di fatto che Pecorelli vive more uxorio con la mamma del minore...». C'è nell'appunto dei servizi il metodo inquisitorio dei tempi delle odiose veline e dei fascicoli personali per i quali non si esitava a scavare nella vita privata dei cittadini per cercare il punto debole sul quale colpire. Seguono quattro pagine di notizie riserva- te sui parenti di lei, di lui e dell'altra. Finalmente la storia di Op vista dai servizi segreti italiani. La rivista nasce nel 1968 e ne risulta proprietaria una tale dal nome straniero che poi cede le sue quote alla madre di Pecorelli. L'agenzia - si legge nell'appunto - è chiaramente orientata verso i partiti di destra. In passato sembrava addirittura che dovesse essere finanziata dall'ex Sifar, nonché dall'onorevole Pacciardi e dal generale di brigata a riposo (ruolo d'onore) Francesco De Martini, sua persona di fiducia. Poi ancora: l'agenzia viene inviata a quasi tutti i comandi dell'Arma e l'avvocato Pecorelli vanta numerose ed importanti amicizie in svariati settori, tra cui l'arma dei carabinieri, delle quali si è servito per ottenere il rinnovo del suo passaporto, di quello della sua compagna, della propria segretaria e dei suoi col laboratori. Solo una volta, nel 1972, per il rilascio del passapor to in favore di sua madre e di suo figlio, si rivolge a un funzionario della questura di Roma al quale scrive: «Attualmente sono direttore di una autorevole agenzia giornalistica ed ho importanti amicizie in molti settori. Posso cioè all'occorrenza essere di qualche utilità». In queste quat tro righe rubate chissà come dai servizi segreti alla questura di Roma, c'è tutto il personaggio Pecorelli: cortese, gentile, rispet toso, ma pronto a far valere ami cizie, rapporti personali, e so prattutto le tante, tantissime no tizie di cui disponeva. Le usava con grande disinvoltura con un linguaggio pieno di doppi sensi di ammiccamenti, di strizzate d'occhio. Roberto Martinelli Sul giornalista un rapporto dei servizi segreti Da sinistra il generale Giuseppe Santovito e il generale Giovanni De Lorenzo che furono a capo dei servizi segreti

Luoghi citati: Isernia, Roma, Sessano, Velletri