«Andreotti il mandante» di Francesco Grignetti

L'accusa di «concorso in omicidio» per il delitto Pecorelli L'accusa di «concorso in omicidio» per il delitto Pecorelli «Andreotti il mandante» // senatore: un calice amaro da bere ROMA. Una bomba in cento pagine dattiloscritte. E' arrivato ieri al Senato un terzo pesantissimo dossier su Giulio Andreotti ed è finito immediatamente in cassaforte. Il contenuto sarà divulgato ufficialmente solo domani. Ma se ne conosce il titolo. Ed è di per sé già abbastanza esplosivo: la procura di Roma chiede ufficialmente l'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore a vita per «concorso in omicidio». Secondo l'accusa, dunque, Giulio Andreotti sarebbe il mandante dell'assassinio di Mino Pecorelli, giornalista, direttore del foglio scandalistico OP. I giudici di Roma prendono per buona l'ipotesi dei colleghi di Palermo e chiedono di proseguire l'indagine. L'accusa di essere dietro l'omicidio Pecorelli, infatti, firmata dal procuratore capo Vittorio Mele, fu rivolta inizialmente ad Andreotti dai giudici palermitani, coordinati da Giancarlo Caselli, a supporto della richiesta di indagine su «associazione mafiosa». E alla base di tutto c'è il racconto del pentito Tommaso Buscetta. Andreotti, appena conosciute le conclusioni dei giudici romani, è andato fuori dai gangheri. «Non sono mica di marmo», ha risposto a una domanda di Emilio Fede. E ancora: «Alla fine anche nel mio spirito si creano delle reazioni, di carattere morale, violente». Ieri sera, il leader de ha concesso numerose interviste a radio e televisioni. Tanti tasselli per una lunghissima autodifesa: «Tra le varie calunnie e falsità - ha detto, a caldo, al Gr2 - nella dichiarazione di Buscetta c'era anche questa della macchinazione per far fuori Pecorelli, che stava per pubblicare notizie relative al sequestro Moro e di cui sarei stato preoccupato. Si tratta di un calice molto duro a bersi, perché se già l'accusa di essere mafioso era contro quella che è la mia immagine, ora quella di essere ispiratore di omicidi, come ai tempi dei Borgia, mi pare veramente un po' troppo». Ha quindi respinto ogni accusa con veemenza. Ha contrattaccato i pentiti. «Nessuno può collegare un assassinio, un qualsiasi assassinio, a una mia non solo volontà, ma anche a una mia acquiescenza, un mio desiderio. Questo non sta né in cielo, né in terra». E se l'è presa anche con la magistratura: «Non posso non manifestare tutta la mia contrarietà a veder prese sul serio delle affermazioni come quelle esposte da Buscetta per sentito dire, citando una serie di morti salvo uno che è vivo e che però di Buscetta dice che è un gran bugiardo. Mi riferisco a Badalamenti». Intervistato dal Tg5, poi, si è soffermato soprattutto sul ruolo dei pentiti: «Sono un lettore di libri gialli, ma questa volta non mi diverto affatto. L'unica cosa che mi auguro è che si dia questa autorizzazione presto e che poi si trovi anche il modo peché chi calunnia paghi. Se esiste la libertà di calunniare, perché si fa parte della corporazione dei pentiti, ciò è un danno per tutti». E quanto alla sua vicenda umana: «Non pretendo di avere il tappeto rosso dove cammino, per carità. Forse l'ho avuto per troppi anni e adeso sconto una certa popolarità. Ma non posso accettare assolutamente di essere oggetto di questa flagellazione». Nel complesso, Andreotti è tornato a sentire puzza di complotto. Ma perché Buscetta mentirebbe? «Non credo a una questione personale, per il fatto che io ho dovuto curare la doppia estradizione, prima dal Brasile all'Italia, poi dall'Italia agli Stati Uniti. Credo che si tratti di un certo giro di macchinazioni: sia la mafia italiana che quella americana legata alla droga hanno le loro manovre, alcune delle quali mi sfuggono». Il documento dei giudici romani è stato letto da pochissimi senatori. Uno è Giovanni Pellegrino, pds, che presiede la Giunta per le autorizzazioni a procedere. «Questa richiesta - ha spiegato, uscendo da Palazzo Madama nasce dalla necessità di permettere il confronto di testimonianza e ciò dopo la testimonianza resa volontariamente dal senatore Andreotti ai giudici romani che già avevano ascoltato altri testimoni». Il senatore Pellegrino ha rivelato che nella richiesta è contenuta una nuova testimonianza di Buscetta, più le deposizioni di altri testi e le indagini già compiute dalla procura. Francesco Grignetti La sera dell'assassinio: il giornalista Mino Pecorelli ucciso a colpi di pistola mentre era in macchina

Luoghi citati: Brasile, Italia, Roma, Stati Uniti