Italia inferno fiscale

De Luca: «Sarà più semplice» Le nostre imprese pagano le aliquote sui capitali più alte d'Europa Italia, inferno fiscale Uno studio avverte: si rischia la fuga delle società Le Finanze rimborsano 2857 miliardi di crediti in Cct ROMA. Italia, inferno fiscale d'Europa. Per le imprese che operano nel nostro Paese le aliquote totali sui redditi da capitale raggiungono complessivamente il 52,2%, la cifra più alta tra gli Stati membri della Cee. Un livello simile si ritrova solo in Germania, dove le aliquote massime oscillano tra il 43,7 ed il 60%. I dati arrivano dall'ultimo numero di «Tendenze reali», la rivista dell'ufficio studi della Banca commerciale italiana, che analizza le barriere fiscali ancora esistenti nel mercato unico europeo. E proprio la diversa tassazione degli utili da capitale, avverte la pubblicazione, rischia di spingere all'emigrazione molte società - non solo di grandi dimensioni - verso i cosiddetti «paradisi fiscali», che del resto in Europa non mancano. In Gran Bretagna, ad esempio, si registra l'aliquota minima, pari al 33%, a anche in Belgio e Lussemburgo il trattamento fiscale per i capitali è decisamente concorrenziale rispetto a quello italiano. Gli effetti della «migrazione» di imprese non sarebbero solo la perdita di gettito fiscale, ma comporterebbero anche una discrepanza crescente tra il sistema italiano e la media di quelli europei: «La crescente sensibilità degli investimenti di portafoglio alla tassazione, in assenza di coordinamento fiscale tra Paesi comunitari, può costituire un vincolo per una riforma del nostro sistema volta ad accrescerne insieme le caratteristiche di trasparenza ed equità». Infatti, mentre negli ultimi anni la tendenza europea è stata quella di diminuire la pressione fiscale sulle imprese - rileva lo studio della Comit - in Italia si è verificato il contrario, con un recente aumento dell'aliquota societaria complessiva. Anche l'incidenza delle imposte sulle imprese sul complesso del gettito fiscale è imponente nel nostro Paese: si tratta del 10%. Ma Paesi come il Lussemburgo o la Gran Bretagna, che vantano aliquote ben più basse di quelle italiane, hanno un'inciden¬ za delle tasse societarie sul gettito fiscale ancora maggiore: rispettivamente il 16,2% e 1' 11%. Una situazione che fa sorgere il dubbio che una riduzione delle aliquote in Italia potrebbe addirittura aumentare il gettito complessivo. Sul fronte fiscale comunque, di fronte a questo panorama difficile, per le aziende è arrivata ieri una buona notizia. Con un decreto firmato dal ministro del Tesoro è stato dato il via libera a 2857 miliardi di rimborsi di crediti d'imposta vantati da imprese nei confronti del fisco. I crediti saranno pagati attraverso una emissione di Cct dell'importo di 2.857.497.000 con durata quinquennale a un tasso d'interesse del 12,50% su base annua pagabile posticipato il pri- mo gennaio di ogni anno. Il rimborso è in unica soluzione il primo gennaio 1998. I contribuenti contenuti nell'elenco per il rimborso dei crediti d'imposta sono 135 tra istituti di credito e aziende e gruppi industriali. Tra i beneficiari dei rimborsi figurano la Banca d'Italia con oltre 81 miliardi di crediti d'imposta, l'Agip Petroli (3,8 miliardi), Agip Spa (102 miliardi), Bnl (78,6 miliardi), Eni (606 miliardi), Banco di Napoli (148 miliardi), Ferruzzi Finanziaria (32,3 miliardi), Fiat Auto (3,7 miliardi), San Paolo (24 miliardi), Agricola finanziaria (221 miliardi), Iri (568 miliardi), Pirelli (17 miliardi), Banca di Roma (156 miliardi), Finsider (71 miliardi), Ina (43 miliardi), Bna (137 miliardi). [r. e. s.]

Persone citate: Agricola, Ferruzzi Finanziaria, Petroli