TIVÙ'& TIVÙ' di Alessandra Comazzi

TIVÙ'& TIVÙ' r TIVÙ'& TIVÙ' "1 Riotta e le due ragazzine tolgono il microfono a Bossi CHISSÀ' dove se n'è andata la Casalinga di Voghera, perduta nei cieli di carta dopo che Beniamino Placido ha lasciato la sua rubrica televisiva sulla «Repubblica». La Casalinga di Voghera era un simbolo, era lo Spettatore Medio, il parametro al quale il critico si rapportava. Modestamente, un parametro ce l'ho anch'io, ed è il Tipografo di Trino, cui su queste colonne ogni tanto si fa cenno. E' uno Spettatore Medio anche lui? E' uno, nei confronti della televisione, normale: non l'accetta in blocco ma sceglie, si appassiona oppure si stufa, borbotta, legge e va a dormire. Il video, che sta chiudendo per fine stagione, già da tempo l'aveva privato dei suoi programmi prediletti, uno dei quali era «Milano, Italia». Meno male che almeno quello spazio è stato rioccupato: con Gianni Riotta, che ha cominciato lunedì su Raitre, davanti a due milioni 124 mila spettatori, la nuova serie della trasmissione che fu di Gad Lerner. Stesso spazio (la sala dell'Umanitaria), stessa ora (22,45, con ritardo), scenografia diversa: il colore di fon¬ do è diventato azzurrino, più sofisticato e freddo rispetto al legno dell'edizione precedente; è rimasta una sola scritta al posto delle molte (compresi dati, statistiche, riassunti) che campeggiavano; soprattutto, le poltroncine hanno sostituito le cassette della frutta. E non è un cambiamento da poco: mettere a sedere l'Ospite su una sedia vera, sia pure di plastica, significa farlo stare più a suo agio. Questa posizione meno scomoda influisce sul tono del programma? Facciamo qui la solita premessa: per tradizione si parla delle trasmissioni al loro debutto, cioè nel momento peggiore, quello in cui il conduttore è più emozionato e la formula ha bisogno di rodaggio. Occorreranno altre puntate per capire il metodo di Riotta. Ma intanto proviamo a vedere: poltroncine e non cassette, minori difficoltà per l'ospite? L'altra sera sul palcoscenico c'erano Formentini e Bossi, Dalla Chiesa e Orlando; più Rosy Bindi. Vecchie volpi, quelli stanno a loro agio dappertutto. Riotta, che è simpatico, sorride, ma si arrabbia al momento giusto, li provocava, li faceva confrontare, «all'americana», come va di moda oggi. Lo spazio che ha dato loro è stato preponderante rispetto a quello concesso alla platea: lo avrà fatto apposta, come dire: scannatevi tra voi? Gli sarà sfuggita di mano la situazione? Sarà invece la sua impostazione, più parola agli ospiti, meno al pubblico? In verità, speriamo di no, perché tra le caratteristiche che hanno fatto di «Milano, Italia» un programma particolare c'era la formazione delle platee, che riproduceva le posizioni nella società. Bossi meritava che gli avessero tolto il microfono quando vociava contro la scelta di introdurre il tema degli extracomunitari attraverso le parole di due ragazzine alla prima esperienza di voto, visibilmente non abituate alla politica, palesemente approssimative. Riotta invece ha fatto bene a cominciare così: perché al Tipografo di Trino dobbiamo nasconderla, la «gente», facendovi appello soltanto quando ci fa comodo? Alessandra Comazzi

Luoghi citati: Italia, Milano, Trino, Voghera