Stakanov Biagi «re del libro» di Enzo Biagi

Un sondaggio di «Sette» Un sondaggio di «Sette» Stakanov Biagi «re del libro» il lui l'autore dell'anno 1992, " Enzo Biagi. Anzi, «Stakanov Biagi», secondo il titolo con il quale Sette, il sup- Iplemento del giovedì del Corriere della Sera, presenta domani i risultati di un sondaggio fra i lettori. Il libro è in crisi? Sarà, ma al settimanale hanno risposto 80.896 persone. E metà di loro, giovani e no, hanno decretato: «Biagi». Al secondo posto Dacia Maraini, seguita da De Crescenzo, Eco, Bocca, Montanelli, Goldoni, Bevilacqua. Sette ha analizzato le risposte in tutti i modi: voti al Nord e al Sud, voti dei minorenni e degli anziani, voti divisi per sesso e per età. Biagi sempre primo. Unica impasse il voto femminile: le donne danno il primato a Dacia Maraini, a lui il secondo posto. Giulio Nascimbeni commenta: «Biagi induce i lettori a muoversi nella geografia e nella storia, nel presente e nel passato, con l'aria di dire: ho viaggiato, ho visto, ho interrogato e ascoltato anche a nome vostro». Raccontando anche a nome nostro, «Biagi Stakanov» ha venduto quasi sei milioni di copie: 260.000 con Disonora il padre, 220.000 con Russia, 151.000 con Un anno una vita. E La disfatta, in libreria da 15 giorni, è già in testa alle classifiche. Ma come riesce a scrivere su più giornali, a discutere i fatti più importanti in tv, a pubblicare due libri l'anno e ad avere anche una vita, una famiglia? Il settimanale lo chiede a una delle figlie, Bice, che scrive: «Per lui è ovvio partire la domenica da Milano per Pechino e festeggiare il ritorno il venerdì aprendo valigie da cui fluttuano pigiami di seta per tutte le taglie dei nipoti, improbabili vestaglie per le figlie e la sua signora, cavalli di legno per l'unico nipote ma- Enzo Biagi schio, ricordini per amici, conoscenti, collaboratori, parenti», Ammette: «Ha intervistato Sàbin, preso il tè con Ciang Kai Shek, cenato a casa Fermi e non ha mai visto in faccia la mia professoressa di latino. In effetti in tutta la mia vita ho visto un solo film con lui, Moby Dick, e da quel momento ho chiuso con Melville». Dunque, grande giornalista e cattivo padre? Macché: «Non sono cresciuta né con un padre come amico (forse non mi sarebbe piaciuto) né con un papà da Mulino Bianco: può darsi che in passato abbia anch'io vagheggiato la colazione della domenica mattina, tutti insieme intorno alla tovaglia a quadri, tante brioches, visi sorridenti e poi la scampagnata. Lui mi avrà anche condizionata, ma oggi lo trovo, nella sua follia, uno degù uomini più simpatici che conosco». E ricorda il padre dei momenti cruciali: «La notte in cui mi operarono di peritonite avevo 4 anni e non potevo bere. Lui c'era, vicino al mio letto, a raccontarmi la favola dell'idraulico che stava per arrivare, avrebbe aggiustato i tubi e riempito un enorme bicchiere d'acqua. Intanto, piano piano, vedevo la luce, il giorno, entrare dalle grate delle persiane e papà che mi strofinava sulla faccia e sulla bocca una pezzuola inumidita». Severo, indaffarato e tenero. Lo stesso Biagi che l'anno scorso a Berlino, presentando Un anno, una vita, disse: «Non c'è uomo che merita di essere invidiato. Ho visto i potenti che si portavano dietro drammi incredibili». Ammise: «Sono vissuto più per raccontare che per me». E ai colleghi più giovani raccomandò: «Non fate i fessi per conto terzi». Marco Nei rotti Enzo Biagi

Luoghi citati: Berlino, Milano, Pechino, Russia