«Una Carta per gli scimpanzè»

Decimati dalla ricerca, «eppure condividono il 99% dei geni umani» Decimati dalla ricerca, «eppure condividono il 99% dei geni umani» «Una Carta per gli scimpanzè» Gli scienziati: tuteliamo i loro diritti BlitlllStlt «SALVIAMO i NOSTRI SIMILI» SI sta compiendo uno spaventoso genocidio, di cui la maggior parte della gente non è informata. Soprattutto per la ricerca del vaccino anti-Aids, si stanno torturando e massacrando centinaia di scimpanzé, le scimmie che hanno il 99 per cento dei geni in comune con l'uomo. I gorilla differiscono un po' di più da noi e dalle due specie di scimpanzé esistenti, cioè lo scimpanzé comune (Pan troglodytes) e lo scimpanzé pigmeo o bonobo (Pan paniscus). Hanno infatti il due o tre per cento di geni diversi. Il che significa che il più stretto parente dello scimpanzé non è il gorilla, ma l'uomo. Dacché si è intensificata la ricerca medica sull'Aids è enormemente aumentata la richiesta di scimpanzé selvatici, che vivono ancora nelle foreste dell'Africa equatoriale, soprattutto nel Camerun e nello Zaire (si calcola ne siano rimasti oggi, in natura, meno di trecentomila). E l'aumentata richiesta ha fatto riesplodere il bracconaggio. Il sistema più usato dai bracconieri è la fucilazione di una madre che si rifugia terrorizzata su un albero tenendosi stretto al petto il suo piccolo. La scimmia colpita cade a terra, agonizzante, e muore. Il cucciolo, se non rimane ucciso anche lui, viene catturato. Si calcola che per ogni scimpanzé che giunge vivo a destinazione, almeno otto ne muoiano durante la cattura o durante il fortunoso trasporto. Alcuni anni fa, la voce acco¬ rata di Jane Goodall - la studiosa che ha trascorso trent'anni della sua vita in mezzo agli scimpanzé selvatici - aveva denunciato le condizioni spaventose in cui vengono tenuti nei laboratori scientifici gli esemplari catturati. Languiscono per settimane o per mesi in squallide gabbie anguste, poi vengono infettati con il virus dell'Aids o con altri virus. E diventano una sorta di contenitori viventi in cui il virus si conserva e si riproduce. Recentemente è stato proiettato in Gran Bretagna un impressionante documentario della Bbc Nature sui maltrattamenti inflitti agli scimpanzé nei laboratori medici di ricerca, un filmato talmente crudo che se ne sconsigliava la visione ai soggetti sensibili. Ed ora una trentina di eminenti biologi, filosofi e scrittori hanno stilato insieme una carta per i diritti delle scimmie antropomorfe. Si chiama «Progetto Scimmia antropomorfa» ed è curato dal filosofo australiano Peter Singer, il no¬ to attivista del movimento di liberazione animale e da Paola Cavalieri E' una sorta di manifesto che dichiara in modo categorico quali sono i diritti dei nostri pelosi parenti scimpanzé, gorilla e oranghi. Anzitutto il diritto alla vita, ma anche il diritto alla libertà, la proibizione, per noi, di tenerli prigionieri e la proibizione tassativa di qualsiasi forma di tortura o di sfruttamento. Perché le ricerche degli etologi, in particolare il lungo studio di Jane Goodall in Africa, ci hanno rivelato che queste grandi scimmie, geneticamente così vicine all'uomo, sono incredibilmente sensibili, provano affetti ed emozioni, sentono il dolore, soffrono ansie, angosce e dolore fisico, in modo assai simile al nostro. Dunque, anche nel mondo scientifico internazionale, sono sempre più numerose le voci che stigmatizzano l'uso dei grandi primati come «cavie» per la ricerca scientifica. Bisogna dire che fortunatamente, forse, si è incrinato il modello dello scimpanzé come animale ideale per lo studio delle malattie umane (non solo dell'Aids). Si sta facendo timidamente strada l'idea di qualche ricercatore che risponda meglio a questo tipo di esperimenti il macaco dalla coda di porco (Macaca nemestrina), che, oltre tutto, ha il vantaggio di costare assai meno di uno scimpanzé, il cui prezzo varia dai venticinquemila ai trentamila dollari. Purtroppo, oltre al bracconaggio, c'è un altro fattore che minaccia seriamente la sopravvivenza delle grandi scimmie in natura. E' la continua espansione della specie umana che colonizza aree crescenti di foresta, abbattendo gli alberi per far posto alle colture. Così si restringe, giorno per giorno, l'habitat naturale delle grandi scimmie che si collocano insieme con l'uomo nella superfamiglia Hominoidea. Isabella Lattes Coifmann Etologi e scrittori «Non vanno usati come cavie meritano vita e libertà» Un cucciolo di scimpanzé, il primate considerato il più stretto parente dell'uomo

Persone citate: Isabella Lattes Coifmann, Jane Goodall, Paola Cavalieri, Peter Singer

Luoghi citati: Africa, Camerun, Gran Bretagna