II terremoto politico sotto la Mole

38 La Lega sfiora il 25 per cento, Rifondazione, secondo partito5 ha superato il pds II terremoto politico sotto la Mole Calo de, per ilpsi solo 11.676 voti Terremoto politico a Torino. L'esito del voto di domenica ha rivoluzionato lo scenario consolidatosi in 48 anni di democrazia. Mai, nemmeno ai tempi del trionfo rosso, lo scarto rispetto alla precedente consultazione era stato tanto alto. Serve a poco soffermarsi sugli schieramenti mutati, sui partiti fagocitati da nuovi movimenti: la voglia di cambiamento, già emersa con l'83 per cento di Sì al referendum, si è confermata in tutta la sua forza. La cifra elettorale più alta è quella della Lega Nord. Ma questa non è una sorpresa. Il Carroccio ha sfiorato quel 25 per cento che si era ripromesso, se non può cantare vittoria è perché Cornino è rimasto escluso dal ballottaggio. A scopo puramente statistico si nota che aggiungendo a Cornino i voti di Pioli (attorno al quale si erano radunati i leghisti espulsi da Bossi), il candidato di Farassino avrebbe passato il turno. Ma le statistiche, si sa, non fanno storia. Lega primo partito, dunque. La grande sorpresa è alle sue spalle, dove spunta Rifondazio- ne. Il 14,6 per cento raccolto dai comunisti guidato da Gianni Alasia è un risultato che nessuno aveva previsto alla vigilia. A loro favore ha senz'altro giocato l'effetto-Novelli. Vediamo come: alle comunali il pds scende sotto il 10 per cento, subendo un'erosione reale valutabile attorno ai 3-4 punti. Il voto per le circoscrizioni, invece, presenta ancora il partito della quercia davanti a Rifondazione. Insomma, una parte del suo elettorato ha fatto una scelta di contestazione alla linea politica della segreteria: ha votato Novelli e non Castellani, e ha preferito premiare chi appoggiava l'ex sindaco rosso. Unico motivo di amarezza per i dirigenti comunisti: la notizia che la magistratura torinese ha previsto un controllo dei bilanci del partito. In una nota, la federa¬ zione ricorda che i bilanci sono pubblici da sempre e vengono alimentati da sottoscrizioni, tesseramento, festa e contributo pubblico nazionale. Vediamo i partiti padroni delle ultime amministrative. La de accentua la curva discendente che dura dall'85. In otto anni ha dimezzato i consensi ed ora si attesta su un modesto 12,4 per cento. Effetto-Tangentopoli, certo. Ma non solo: protagonista (in negativo) del governissimo mai nato, la de ha trascorso gli ultimi mesi tra litigi e disimpegno. Martinazzoli ha di fatto commissariato Torino, scontentando una larga fetta di grande centro e andreottiani, ossia della parte elettoralmente più forte. Scomparsi i grandi cammellieri, non è rimasta che una lista con tanti giovani di belle speran- ze ma anche di scarsa presa sul mondo cattolico. Per buon peso si sono aggiunte divisioni ed incertezze al momento di trovare un candidato a sindaco, emerso troppo tardi e poi abbandonato lungo il tragitto. Dei socialisti s'è già detto tutto. Se non si apparenteranno con il sindaco vincente scompariranno dal Consiglio comunale, dove nel 1990 rappresentavano il 12 per cento degli elettori. Per il partito hanno votato 11.676 torinesi: un disastro. I movimenti nuovi sono andati abbastanza bene, non benissimo. Alleanza per Torino, ad esempio, ha raccolto un 7,2 per cento di cui è in larga parte debitrice ai repubblicani: non a caso Lodi, recordman di preferenze, l'ex sindaco Cattaneo e il segretario Marino guidano l'elenco delle preferenze, seguiti da Elsa Fornero e Giorgio Rosental, outsider che possono andar fieri del loro risultato, e con i radicali Rossi e Palma tra i primi. Hanno sofferto i pattisti di Segni, penalizzati dalla «rischiosa» vicinanza del pds. In crescita la Rete, che sotto la Mole ha collezionato un successo molto più vistoso che non a Milano. I due raggruppamenti verdi si sono divisi, con prevalenza del Sole che ride, la fetta di elettorato ambientalista, che appare addirittura più forte rispetto al 1990: 7,5 per cento domenica, 6,3 per cento nella tornata precedente. II movimento sociale, malgrado la concorrenza della Lega Nord, ha tenuto botta, e questo la dice lunga sullo spostamento a destra di una fetta di città che fino a ieri sosteneva i tradizionali partiti di centro. Un centro dove appaiono in forte crisi i liberali (ma nel 1990 furono trascinati da Valerio Zanone) ed è praticamente sparito il psdi. L'exploit del Carroccio e la complessiva tenuta della sinistra hanno inferto un colpo durissimo ai gruppi minori. Malgrado fosse sostenuto da quattro liste, è assai probabile che Maurizio Lupi non entrerà in Consiglio, e rischiano anche i pensionati di Scardicchio. Per gli altri pensionati, come per i monarchici, parlano le cure: insieme hanno raggranellato 5500 voti. Giampiero Paviolo COMUNALI 1993 ELETTORI 824.358 MASCHI FEMMINE 389.490 [47,2%] 434.358 [52,8%] VOTANTI 639.376 [77,6%] MASCHI FEMMINE 307.250 [48,1%] 332.126 [51,9%] COMUNALI 1990 ELETTORI 837.765 MASCHI FEMMINE 395.502 [47,2%] 442.263 [52,8%] VOTANTI 714.984 [85,'3%] MASCHI FEMMINE 343.364 [48,1%] 371.620 [51,9%] A sinistra Gianni Alasia, capolista per Rifondazione comunista, che a Torino ha superato il pds. A destra Domenico Cornino, battuto per pochi voti da Castellani, non pi teciperà al ballottaggio di domenica 20 giugno

Luoghi citati: Milano, Torino