«Bossi? Un male necessario» di Zeni
Marzotto realista, Miete prudente « Bossi? Un male necessario» Marzotto realista, Miete prudente MILANO. La mattina a Milano, il pomeriggio a Legnano e la sera a Varese. Assomiglia a una visita pastorale nelle terre a più alta intensità leghista, il lunedì di Luigi Abete, presidente della Confindustria, che passa da un'assemblea della Ferderchimica a quella degli imprenditori di Legnano, a quella dell'Unione industriali di Varese. Un caso. Con l'ultimo exploit delle truppe di Umberto Bossi la conquista del Comune di Milano - il viaggio al Nord di Abete non ha alcun collegamento. Ma il botto milanese è talmente forte da imporre una riflessione anche al presidente della Confindustria. Non cita mai la Lega, Abete, nel suo tour nelle roccaforti leghiste: non a Milano, non a Legnano cittadella simbolo del Carroccio e neppure a Varese, città natale del «senatur». Ma quando parla, ai presenti basta poco per capire che è proprio del terremoto-Lega che Abete sta parlando: «Le elezioni di domenica - dice confermano che il cambiamento nella politica è un dato acquisito, c'è solo da prenderne atto». E ancora: «Nella politica dei prossimi anni chi si presenterà con idee chiare e forti sarà premiato». Sembrano lontani anni luce i tempi delle prese di distanza degli imprenditori dalla Lega. E' tempo di riconoscimenti, questo. E Abete lo fa capire: «La Confindustria da anni non dà giudizi su questa o quella forza politica - spiega a Legnano - ma ciascuna forza politica per la Confindustria è legittimata». Cauto, il presidente della Confindustria. Dice: «Dobbiamo vedere, come cittadini, cosa avverrà nella governabilità delle città». E resta sul vago anche sui futuri ballottaggi: con chi si schiereranno gli industriali? «E' un problema che riguarda gli imprenditori come cittadini, non la Confindustria che non interverrà con sue indicazioni». Ma è un altro il dato politico che interessa ad Abete. Il nuovo terremoto impone tempi rapidi per la riforma istituzionale. Insiste: «Deve essere fatta al più I presto, entro luglio». Poi ag¬ giunge che una riforma elettorale subito è l'unico evento che può dare stabilità alla politica: in caso di crisi politica, fatta la riforma, gli elettori potranno votare con le nuove regole per cambiare le cose. «La riforma elettorale è l'unico paracadute istituzionale», ricorda Abete. Certo, tra gli imprenditori c'è ancora chi interpreta il fenomeno Lega soprattutto come protesta. Benito Beniami, neopresidente Federchimica, si dice sicuro che «il clima di protesta ha dato peso notevole alle Leghe e forse il cambiamento del sistema elettorale ha portato qualche distorsione». Pietro Marzotto da Valdagno, profondo Veneto, un tempo feudo de, fa invece mostra di realismo: «Non ho mai votato Lega e credo che mai lo farò, ma la Lega al Nord è un male necessario: oggi, per di più, rappresenta ceti diversi abbastanza coesi in un pragmatismo politico mentre le altre forze sono tutte frammentate». Romano Prodi, presidente dell'Iri, si dice invece preoccupato soprattutto per i riflessi del terremoto sul governo Ciampi: «La caduta sarebbe un disastro: il governo è indispensabile, la nostra economia ha bisogno di operazioni di collegamento con l'Europa». Armando Zeni Luigi Abete «Le elezioni del 6 giugno confermano che il cambiamento in politica è ormai un dato acquisito
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